martedì, settembre 22, 2009

Buenos Aires: la luce, i luoghi, la gente. Ti prende

Nonostante il clamoroso ritardo, non posso non tornare a dire due cose sul soggiorno a Buenos Aires diciamo così, ex post, visto che sono uomo di lettera.

Un giorno di luglio, imbarcato su un jet Iberia, decisi di passare le mie vacanze a Buenos Aires, ancora fulminato da un gruppo di fighe spaziali portene incontrate lungo una calle madrilena poche ore prima.

"Vado a imparare lo spagnolo!", mi dissi. E mi gettai sul fedele laptop connesso wireless, alla ricerca di blogs tanos in corrispondenza dalla capitale Argentina. Così, feci la conoscenza del grande Tanoka, ora parte del più ampio Largentina. Che grande scoperta! ho divorato di lettura quel blog e ci ho trovato di tutto, anche le dritte, i suggerimenti, le sensazioni. Gli scrissi, ad Andrea, e nella sua piacevolissima risposta ci trovai scritto quella che ora capisco essere una grande realtà: Buenos Aires non ha nulla di ecclatante allo sguardo che ti "costringa" ad innamorarti di lei dal primo momento. Ma poi, via dopo via, portone dopo portone, faccia dopo faccia, bar dopo bar e camiseta dopo camiseta, ti entra addosso. Così, come da copione, è stato anche con me.

Per questo ho passato la seconda parte della mia vacanza vivendo sempre più "da porteno", andando alla Cancha di Boca, nei ristoranti di la Canitas, nelle vie bizzarre di Palermo viejo, facendo le parillas in casa, la nostra o quella delle ragazze e dei ragazzi che abbiamo conosciuto. Che fossero dolci o sclerotiche, aristocratiche o caciarone, dark o splendide grafiche, las chicas sono state tutte immancabilmente e meravigliosamente ospitali.

Gente vera, ragazze "più donne", ragazzi "più amici", avventori del bar "più ironici"... come se fosse stata data una mano di "vero" sulla pelle di tutte le persone che abbiamo conosciuto e con cui abbiamo condiviso tempo ed esperienze. Mille cose su cui riflettere, tra cui questo strano virus che porta sempre più italiani, giovani italiani, a lasciare la madrepatria per stabilirsi in questo posto che è freddo d'inverno e umido d'estate, dove la disoccupazione morde così come la delinquenza e il mare è poco più di un racconto. Ma è affascinante, cosmopolita, culturalmente vicino, vero e vivo.

Guardate qua cosa ha scritto il Magazine del Corsera dieci giorni fa. Ammazza quanto sono "sul pezzo", oppure sarebbe meglio dire: ma quanti siamo a pensare ad un'alternativa a questa vita volgare, egoista e egoreferenziale che ci propone il belpaese in questi ultimi anni? Davvero è così brutta questa comoda e quieta disperazione?

Com'è facile, al ritorno e ancora vittime del jet lag, ritrovarsi, in piena notte, a soppesare pro e contro non tanto di una fuga, quanto un serio e ragionato trasferimento. Chi lo sa..

Stai a vedere che in fondo in fondo, all'ultimo, un barlume d'anima di questo posto sono riuscito a coglierla... e se dovessi essermi confuso, beh sarà il motivo per tornare e cercare di capirci qualcosa di più. No?




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