Insomma dai, io tifo per due squadre.
La mia squadra è la Fiorentina, lo è da sempre, visceralmente. L'ho vista dal vivo 53729 volte, da Roma a Glasgow, da Imola a Gubbio. Mi ha fatto piangere e soffrire. Perchè il calcio è sofferenza. Mi ha fatto sentire parte di qualcosa. Mi ha insegnato tanto.
La mia amica è la Spal, la squadra della mia mia città. L'ho vissuta a 18 anni con gli amici, trasferte bellissime che sono state un pò la mia formazione sul campo, poi è stata il bar sport la domenica con gli amici, il posto dove ritrovarsi, poi di nuovo a 40 con gli stessi amici, è tornata ad essere incredibilmente fonte di passione, dopo essersi fatta dimenticare per tanto tempo. E ieri, come in una catarsi, per la prima volta incontrava mia moglie, quella con cui ho la condivisione dei beni immateriali.
Ecco l'ho detto. E so che non si deve. E so che, in fondo, siete in tanti come me.
E d'altronde com'era possibile che andasse diversamente.. mi sono appassionato di calcio subito dopo i mondiali dell'82, il Mundial, e mio padre mi portava a vedere quella squadra che aveva quel capellone biondo con la maglia numero 10, quello sfortunato che non aveva mai vinto niente, ma un mondiale sì, e guardava le stelle. A mio padre della Spal è sempre interessato poco, da quando ha avuto qualche soldo in tasca era già nelle paludi della B e C, e chi glielo faceva fare allora.
La mia amica è la Spal, la squadra della mia mia città. L'ho vissuta a 18 anni con gli amici, trasferte bellissime che sono state un pò la mia formazione sul campo, poi è stata il bar sport la domenica con gli amici, il posto dove ritrovarsi, poi di nuovo a 40 con gli stessi amici, è tornata ad essere incredibilmente fonte di passione, dopo essersi fatta dimenticare per tanto tempo. E ieri, come in una catarsi, per la prima volta incontrava mia moglie, quella con cui ho la condivisione dei beni immateriali.
Ecco l'ho detto. E so che non si deve. E so che, in fondo, siete in tanti come me.
E d'altronde com'era possibile che andasse diversamente.. mi sono appassionato di calcio subito dopo i mondiali dell'82, il Mundial, e mio padre mi portava a vedere quella squadra che aveva quel capellone biondo con la maglia numero 10, quello sfortunato che non aveva mai vinto niente, ma un mondiale sì, e guardava le stelle. A mio padre della Spal è sempre interessato poco, da quando ha avuto qualche soldo in tasca era già nelle paludi della B e C, e chi glielo faceva fare allora.
E allora ci pensava mio nonno, provava lui a tenere accesa la fiammella, andavo ogni tanto in gradinata con lui ma sarete d'accordo con me che innamorarsi di Paradiso o di Primizio non era facile (di Fermanelli forse sì, ma lì ci sarebbe da aprire un capitolo a parte..) quando alla tv (e nel mio caso, allo stadio ogni tanto con papà) vedevi dei campioni così grandi e iconici.Come me, lo so benissimo, tutti i miei amici d'infanzia e d'adolescenza. E pure tanti di quanti ho conosciuto dopo. La Spal stava simpatica a tutti, molti andavano allo stadio e conoscevano i cori della curva fin da bimbi, ma principalmente seguivano le squadre con le strisce, le punizioni di Platini e i tiri di Rumenigge, e dopo dei 3 olandesi.
Poi si andava alla Spal, quasi come che non fosse peccato, tanto era come un altro sport, tante erano le categorie che la distanziavano dalle squadre che si vedevano in tv alla domenica.Ogni tanto sbucava un ragazzo che diceva che lui era della Spal, e gli altri di rimando a sollecitarlo "no dai, non è possibile.. ok siamo tutti della Spal, ma qual'è la squadra forte per cui fai il tifo?!"
Crescere in un clima così ti distrae da tante domande, ti sembra possibile fare ed accettare più o meno tutto, anche vedere il sabato un Fiorentina-Juventus dal vivo poi il giorno successivo invadere Cento per il derby della C2, tanto "sono sport diversi". E' come avere una moglie e una migliore amica, che poi col tempo scopri che è possibile anche questo, nella vita vera: altrochè se è possibile. Puoi pure finirci a letto con l'amica, poi tornare dalla moglie. E continuare a farti domande.
Il tifo per lo squadrone, col tempo, ad alcuni si è radicato ad altri meno, principalmente per cause indipendenti la nostra volontà. Una cosa la so per certa: dopo l'ubriacatura di stadio e trasferte al seguito della Spal dei primi anni 90, le cose si sono messe male così a lungo che i puri spallini li abbiamo potuti contare, perchè erano pochi. Io non so se loro oggi contano più degli altri, ma io li guardo con grande ammirazione. Partite a Modena, Rovigo o Cesena ho continuato a vederne, più per affetto e appartenenza alla mia città che altro, e ho vissuto giornate al Mazza davvero umilianti, che mi convincevano a disertarlo per qualche mese per poi, inevitabilmente , ritornarci. A volte con gli amici, a volte magari col nostro stendardino che un pò tutti ci rappresenta, i miei amici ed io.
Al contempo a Firenze arrivava Cecchi Gori, poi Batistuta e Rui Costa e gli anni dell'università si dipingevano indelebilmente di viola, con il denaro settimanale consegnato dal babbo per la settimana di studio e vita a Forlì che si trasformava in budget per vedere la viola a San Siro o in Fiesole, e il resto della settimana a mangiare creckers e tonno. Anni stupendi e anche un pò pericolosi, trasferte memorabili e ricordi perenni.
Quello della Spal sembrava sempre un altro sport, una passione che non va via ma che accarezzi perchè sai che è debole ed indifesa, perchè ti vergogni quando associano la tua città alla tua squadra che forse non esisterà più. Poi le cose accadono con una velocità tale che non fai in tempo a metabolizzare e ti ritrovi a San Siro che sì, cazzo, pensi e ora come faccio?!
So che qualcuno di quelli che sta leggendo mi ritiene un perfetto idiota e ha la risposta pronta per me: beh che lo faccia, che mi scriva. Io la risposta, non ce l'ho.
E badate bene: io non sono una di quelli che ormai pensa che il calcio sia un hobby. per me il calcio rimane la solita passione e sofferenza di sempre, allo stadio vado tutte le volte che posso, ne parlo, ho amicizie profonde legate a Firenze, e gravitano quasi tutte attorno alla Spal quelle di Ferrara (e amo Bologna, ma non voglio terrorizzarvi del tutto con questa mia confessione odierna).
Ma non chiedo di essere capito.
Io sono uno di quelli che "sua moglie", la squadra che si era scelto da bambino, anche grazie all'influenza del babbo, non la dimenticherà mai. Sarà sempre il primo risultato che guardo la domenica sul telefono Ma al contempo, cresce inevitabilmente quest'altra cosa che... "son ferrarese e me ne vanto!" lo cantavo a Bologna nel 1993, perchè ora no? Ora che ho trovato una società che mi fa sentire orgoglioso? Lo so, lo so.. gli psicologi stanno fregandosi le mani, che sti problemi li abbiamo in tanti (e no, non si curano)
Tifare due squadre non è il demonio, è una cosa che accade. E ritrovarsi al terzo anello di San Siro a urlare indiavolati è una cosa che da un lato aspettavi da una vita, dall'altro non avresti mai voluto vivere perchè era il terreno degli squadroni, e ora ci sono anche le maglie biancoazzurre.
D'un tratto mi sembrano chiari tutti i paragrafi senza senso nei libri di Nick Hornby, ma è così: il tifo non conosce ragione e non ha comandamenti.
Le gioie non si moltiplicano, le sofferenze sì, e ieri per Spal-Fiorentina il mio sistema interno è andato in tilt e non ce l'ho fatta a entrare. Avrei sofferto troppo. Forse mi sono fregato da solo, forse doveva andare così e basta.
“No, domani non ci vengo alla Spal. Io tifo Fiorentina ma sarei comunque troppo dispiaciuto se perde la Spal. E troppo incazzato se perde la viola! Questa partita era meglio non farla del tutto” così ha sintetizzato il mio babbo, molto più bravo di me.
Poi si andava alla Spal, quasi come che non fosse peccato, tanto era come un altro sport, tante erano le categorie che la distanziavano dalle squadre che si vedevano in tv alla domenica.Ogni tanto sbucava un ragazzo che diceva che lui era della Spal, e gli altri di rimando a sollecitarlo "no dai, non è possibile.. ok siamo tutti della Spal, ma qual'è la squadra forte per cui fai il tifo?!"
Crescere in un clima così ti distrae da tante domande, ti sembra possibile fare ed accettare più o meno tutto, anche vedere il sabato un Fiorentina-Juventus dal vivo poi il giorno successivo invadere Cento per il derby della C2, tanto "sono sport diversi". E' come avere una moglie e una migliore amica, che poi col tempo scopri che è possibile anche questo, nella vita vera: altrochè se è possibile. Puoi pure finirci a letto con l'amica, poi tornare dalla moglie. E continuare a farti domande.
Il tifo per lo squadrone, col tempo, ad alcuni si è radicato ad altri meno, principalmente per cause indipendenti la nostra volontà. Una cosa la so per certa: dopo l'ubriacatura di stadio e trasferte al seguito della Spal dei primi anni 90, le cose si sono messe male così a lungo che i puri spallini li abbiamo potuti contare, perchè erano pochi. Io non so se loro oggi contano più degli altri, ma io li guardo con grande ammirazione. Partite a Modena, Rovigo o Cesena ho continuato a vederne, più per affetto e appartenenza alla mia città che altro, e ho vissuto giornate al Mazza davvero umilianti, che mi convincevano a disertarlo per qualche mese per poi, inevitabilmente , ritornarci. A volte con gli amici, a volte magari col nostro stendardino che un pò tutti ci rappresenta, i miei amici ed io.
Al contempo a Firenze arrivava Cecchi Gori, poi Batistuta e Rui Costa e gli anni dell'università si dipingevano indelebilmente di viola, con il denaro settimanale consegnato dal babbo per la settimana di studio e vita a Forlì che si trasformava in budget per vedere la viola a San Siro o in Fiesole, e il resto della settimana a mangiare creckers e tonno. Anni stupendi e anche un pò pericolosi, trasferte memorabili e ricordi perenni.
Quello della Spal sembrava sempre un altro sport, una passione che non va via ma che accarezzi perchè sai che è debole ed indifesa, perchè ti vergogni quando associano la tua città alla tua squadra che forse non esisterà più. Poi le cose accadono con una velocità tale che non fai in tempo a metabolizzare e ti ritrovi a San Siro che sì, cazzo, pensi e ora come faccio?!
So che qualcuno di quelli che sta leggendo mi ritiene un perfetto idiota e ha la risposta pronta per me: beh che lo faccia, che mi scriva. Io la risposta, non ce l'ho.
E badate bene: io non sono una di quelli che ormai pensa che il calcio sia un hobby. per me il calcio rimane la solita passione e sofferenza di sempre, allo stadio vado tutte le volte che posso, ne parlo, ho amicizie profonde legate a Firenze, e gravitano quasi tutte attorno alla Spal quelle di Ferrara (e amo Bologna, ma non voglio terrorizzarvi del tutto con questa mia confessione odierna).
Ma non chiedo di essere capito.
Io sono uno di quelli che "sua moglie", la squadra che si era scelto da bambino, anche grazie all'influenza del babbo, non la dimenticherà mai. Sarà sempre il primo risultato che guardo la domenica sul telefono Ma al contempo, cresce inevitabilmente quest'altra cosa che... "son ferrarese e me ne vanto!" lo cantavo a Bologna nel 1993, perchè ora no? Ora che ho trovato una società che mi fa sentire orgoglioso? Lo so, lo so.. gli psicologi stanno fregandosi le mani, che sti problemi li abbiamo in tanti (e no, non si curano)
Tifare due squadre non è il demonio, è una cosa che accade. E ritrovarsi al terzo anello di San Siro a urlare indiavolati è una cosa che da un lato aspettavi da una vita, dall'altro non avresti mai voluto vivere perchè era il terreno degli squadroni, e ora ci sono anche le maglie biancoazzurre.
D'un tratto mi sembrano chiari tutti i paragrafi senza senso nei libri di Nick Hornby, ma è così: il tifo non conosce ragione e non ha comandamenti.
Le gioie non si moltiplicano, le sofferenze sì, e ieri per Spal-Fiorentina il mio sistema interno è andato in tilt e non ce l'ho fatta a entrare. Avrei sofferto troppo. Forse mi sono fregato da solo, forse doveva andare così e basta.
“No, domani non ci vengo alla Spal. Io tifo Fiorentina ma sarei comunque troppo dispiaciuto se perde la Spal. E troppo incazzato se perde la viola! Questa partita era meglio non farla del tutto” così ha sintetizzato il mio babbo, molto più bravo di me.
Il giorno dopo, purtroppo, sto ancora male.