"Successo significa andare da fallimento a fallimento senza perdere entusiasmo".
Winston Churchill - Il più illuminato conservatore della Storia.
giovedì, giugno 26, 2008
martedì, giugno 24, 2008
Italia
mercoledì, giugno 11, 2008
Dubailand
E venne il giorno che andai a Venezia e presi un aeroplano per gli Emirati Arabi Uniti, precisamente per Dubai.
Stetti quattro giorni, poi tornai in Emilia, a casa mia, sempre via Serenissima ("Se te gà l'aparecchio te ghe lo dirà, dio càn!").
Perchè sì, dopo soli 4 giorni me ne andai da quel Dubai afoso, calorifero, ammorbante.
Me ne andai da quel Dubai futurista, immaginifico, enorme. Quel Dubai-cantiere.
Eccerto, me ne andavo da quel luogo di religione, di affari, di soldi di fighe russe di emiri di grattacieli di palme di mondi di vele di cantieri, di acqua col sale e senza sale.
E me ne andai da quell'hotel col receptionist sudafricano, la concierge tunisina, la cameriera malese le puttane ucraine le inservienti pakistane e i proprietari americani.
Me ne andai da quel posto che fa anche 5 gradi all'alba in gennaio, ma anche 30 a febbraio financo 40 de notte e 50 di giorno a giugno.
Me ne andai dal Dubai della Emirates delle Dhiram, della sabbia, delle strade del mare lontano delle piscine del sushi dei "tremendous deal", quell'oriente così occidentale così ricco così finto così alieno.
Me ne andai da quelle pompe di benzina a 18 centesimi di euro al litro, da quel caldo maiale, da quell'acqua schifosa e sinonimo di riccheza, me ne andai da quel finto pulito e vero sporco.
Me ne andai da quel Dubai di merda! E mi misi in affari con l'Oman.
Sempre vostro
Vice/Manu
Soundtrack:
Remo Remotti - Mamma Roma, addio!
Stetti quattro giorni, poi tornai in Emilia, a casa mia, sempre via Serenissima ("Se te gà l'aparecchio te ghe lo dirà, dio càn!").
Perchè sì, dopo soli 4 giorni me ne andai da quel Dubai afoso, calorifero, ammorbante.
Me ne andai da quel Dubai futurista, immaginifico, enorme. Quel Dubai-cantiere.
Eccerto, me ne andavo da quel luogo di religione, di affari, di soldi di fighe russe di emiri di grattacieli di palme di mondi di vele di cantieri, di acqua col sale e senza sale.
E me ne andai da quell'hotel col receptionist sudafricano, la concierge tunisina, la cameriera malese le puttane ucraine le inservienti pakistane e i proprietari americani.
Me ne andai da quel posto che fa anche 5 gradi all'alba in gennaio, ma anche 30 a febbraio financo 40 de notte e 50 di giorno a giugno.
Me ne andai dal Dubai della Emirates delle Dhiram, della sabbia, delle strade del mare lontano delle piscine del sushi dei "tremendous deal", quell'oriente così occidentale così ricco così finto così alieno.
Me ne andai da quelle pompe di benzina a 18 centesimi di euro al litro, da quel caldo maiale, da quell'acqua schifosa e sinonimo di riccheza, me ne andai da quel finto pulito e vero sporco.
Me ne andai da quel Dubai di merda! E mi misi in affari con l'Oman.
Sempre vostro
Vice/Manu
Soundtrack:
Remo Remotti - Mamma Roma, addio!
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