"Boooh.. non lo so... VAADOOO??!?
N. mi ha invitato a casa di questo tale che manco conosco, per una grigliata.
Che poi io non ho nemmeno tanta fame. E sono pure stancotta dopo la giornataccia oggi al lavoro. Che faccio.. VAADOOO?! Massì.. almeno ci sarà anche la mia amica, così se non so con chi parlare, almeno non mi annoio. Poi magari con un pò di fortuna incontro qualcuno interessante, anche se di questi tempi.. mi accontento di uno appena simpatico GUAARDAA... con alcune aree di interesse condivise, semmai.
Poi mi dicono che ci si diverte là.. dai VADO!
Ok, eehh cosa mi metto??! Mah! direi che è perfetto per semplice top nero aperto dietro e le scarpe aperte davanti, così da far contenti i feticisti. Tutti sti maschi che vanno MAATTII per i piedi scoperti. Come quella volta che al mare ho sorpreso quel signore che me li fotografava col telefonino mentre fingeva di scrivere un sms, quel maiale.."
""Ka' madona ragazit, che FIGATA!! Vabbé ci sarà da tribolare ma vai trenqui che si fa volentieri, che intanto mi faccio quei 3-4 BIRRONI per carburare più 4 chiacchere coi ragazzi.
Da V. ci si SPAVANA sempre, che poi finisce sempre che arriva qualche bella PATATA inaspettata così almeno si sfoga l'occhio, se va bene ci scappa anche il suo telefono.. ANVEDLLORA guarda! Kà madona ac sirada! Che poi finisce che qualcuno SBOCCA nel giardino, nella migliore tradizione!! MOCCCIAAAO c'è anche il canale, amciapp su la canadapesGa che nel caso, una in acqua e una in bocca.. MUUUUAHAAAHAHAAHAHAHAAH!!!
Poi la prosima smana a vag a trùar al Principe MOCCIAAAAAOO!
Grandi salsicce, grandi pitone, grandi castagne!!!! MUAHAHAHAHAH!!! :-)))""
Non sapete la gioia per aver battuto questo record: il record di ospiti nella tradizionale grigliata d’estate a casa dei miei, intendo.
Ormai è una tradizione, ma il bello è che non si sa bene per chi sia una tradizione. Perché ci sono gli amici storici del Gruppo Fefo, ormai in conversione veloce verso il gruppo papà (scopatori!! BRRRA-VI!), poi altre persone che costituiscono la mia “rete” sociale e che muta, cresce, si modifica. Qualche stronzo viene depennato, stop.
Un’altra cosa bellissima, che mi rende estremamente orgoglioso, è che ognuno degli invitati sa che può portare con sé altri amici, sia che io li conosca o che mi siano sconosciuti. L’unica regola è che vengano accompagnati da sorrisi, felicità ed energia, non necessariamente in quest’ordine e tutti insieme.
Insomma l’importante è che si sia tanti, tantissimi, stretti, nel casino, accaldati e costretti a calmarli, mentre continuano a versarsi bicchierini di limoncino o si ostinano a girare la manopola del volume nell’amplificatore.
Come dice il Direttore Stefano Bottoni, in un’intervista a margine della conferenza stampa di presentaione della 23esima edizione del Ferrara Buskers Festival, happening per il quale non ci sono più aggettivi e che rischia di scivolare un pochino nell’ovvio, dicevo come dice lui “che bello!!!”.
Sì, è vero, chebbello!! Perché spesso ci dimentiamo di ricordarcelo e di sottolinearlo. Che ci sono cose che ci fanno stare bene, che ci inorgogliscono, che ci fanno felici.
"The little things that make me so happy..", come cantava Noel Gallagher in un vecchio trasognante B side che non andrebbe mai ascoltato senza essersi accertati di essere sufficientemente forti ed equilibrati, per non rischiare di ritrovarsi con un volto rigato di lacrime salate, ricordando quanto era eccitante fiancheggiare Marble Arch alle 8 e 40 ogni mattina.
A me fa felice l’ospitalità, aggregare persone meglio se per ludici motivi, mi appaga intimamente.
E chi se ne fotte se apparentemente non ho tempo, se tizio non è in buoni rapporti con caio, se costa qualcosa, se devo spendere qualche ora nei giorni precedenti nell’organizzazione, tra spesa preghiere ai miei e una slavina di sms. Se il risultato è quello del 20, mi ripaga di tutto e con altissimi tassi di interesse.
Ma la cosa più bella è data dagli amici che, per puro spirito di servizio e comunione d’intenti, si offrono per dare una mano, per preparare le braci o apparecchiare, offrono quella che rimane la cosa più preziosa: il loro tempo. “Che bello!!”.
Poi quest'anno c'era la coincidenza voluta del 20 luglio, che non ho annunciato ma sapevo essere “El dia del amigo”, celebrato un po’ in tutti i paesi sudamericani e secondo me segno lampante della superiorità culturale di quei modelli sociali rispetto al nostro, tutto stretto tra furberie e menefreghismo dalle gambe corte.
Il 20 luglio occorre fare qualcosa e spendere il proprio tempo per gli amici, e in questo credo davvero di avere assolto ai miei doveri.
Un tempo, credevo di essere bravino in questo tipo di iniziative ma poi, preso dall’ansia della prestazione e dalla cura dei particolari, finivo per non godermela, impegnato com’ero a sostenere la conversazione con chi tendeva ad isolarsi, trovare il ketchup a chi lo chiedeva o raccogliere i piatti per liberare i tavoli per il gelato.
Poi, molto aiutato dall’esperienza accumulata sul lavoro, ho modificato qualche atteggiamento e allentato l’ansia, con ottimi risultati. La Frabetti sarebbe orgogliosa del suo "cane ululante", che ulula ancora ma ha anche imparato a fermarsi, a volte.
Inviti sì, ma senza l’assillo di non avere nemmeno le sedie sufficienti per farli sedere; calcoli sì, ma poi chi se ne frega se c’erano piadine e coca cola per un reggimento e gelato solo per una selezionatissima parte degli invitati alla cena.
"Se ci sarà adesione, energia e promiscuità, tutto il resto andrà di conseguenza" ecco quel che ho pensato e credo di aver ben colto l’anima della serata.
Sapete cosa? Come le feste universitarie a Bologna e Forlì nei ruggenti 90's, anche se quel 2 è stato sostituito da un 3 nella prima casellina dell’età, sono convinto che qualcuno e qualcuna non se ne siano andati se non dopo una bella e sana limonata da sedicenni, magari solo promessa e poi realizzata nel weekend appena concluso. Dichiaratevi!! J
Purtroppo non sono tra quelli di questo gruppo eletto, essendo volato in Spagna la quale ancora una volta mi ha sbattuto in faccia i suoi pregi (tanti) e difetti (pochi ma tenaci): una visita a Valencia nel weekend a trovare gli ennesimi due expat romagnoli (belli e felici) mi ha dato due ulteriori certezze, che le tasse in Italia sono un polipo inesplicabile sennò non si spiegherebbe come le opere pubbliche della sola città che ospita Coppa America di Vela e GP di Formula 1 (con appena un milione di abitanti) siano maggiori delle intere nuove opere architettoniche che spuntano deboli lungo il nostro amato stivale nelgi ultimi 20 anni.
Punto due, strettamente collegato al punto uno: Valencia è una città italiana, nel senso che basta contare ciclicamente fino a 20 ed è semplicemente impossibile non imbattersi in un manipolo di connazionali, siano essi giovani al bar, famiglie all’Oceanografic o attempate signore in spiaggia. E nemmeno nomino i camerieri o ristoratori in genere.
Valencia, Italia.
Mi sa che ha ragione il mio amico Richi: se ci contiamo bene bene, e magari ci infiliamo tutti un mini chip sottocutaneo, scopriremo che siamo più dei cinesi e in un movimento continuo, a scimmiottare un alveare di api continuamente in moto per qualcosa.
Tutti in fuga, tutti a rimpiangere la pizza, il caffè e la bella gente italiana, che non esiste più.