Mó oo sai che a mme er lavoro me piasce.. te o sai.. Peró mó me sto a scojonà!! Un giorno er toner bloccato, un altro er fax che nun funziona, na cosa n'artra mó me comincio a ffa deee domande! Si ffossi n'diriggente nun dormirei aa notte!! Só ssolo n'funzionario có determinate funzioni.. - (s'arza na voce) Ehmmó! sei n'direttore daaa cosa!! - certo!! Peró mó ce stanno i ddiriggenti che un ponno bloccacce.. - dolceee??!? Dolcino?! (prorompe il cammeriere, e il tavolo da 8, in coro, per tutta risposta) EMBÈ!!!!
Vellutata di nocciola tutta a vida!! Mó ce scofaniamo pure questa!! Tanto chessó.. Eeeh duequaranta.. Embè?!
Roma.
Interno. Pomeriggio. Location: Giggetto, Portico di Ottavia, Ghetto. Roma.
"Mó ammè ma mancano dieschanni paa pensione, mó na vorta a questo punto aveii finito de lavorá, mó come stamo messi ce tocca d'annà avanti!!"
Mi venga un colpo se ho capito dove sono impiegati questi 8 che ho di fianco a pranzo, con età tra 45 e 60 anni, so solo che non lo nominamo mai il posto in cui lavorano.
Di contro peró alcuni altri interessanti termini: ragioneria, centrale acquisti, ufficio permessi, permessi speciali, inpdad, rappresentanze, ritardi, assenteismo, selezione, concorso tagliato su misura, piano assunzione diriggenti, mobilità, rivalutazioni, scorrimento graduatorie, inps, accantonamento, diritti stabbiliti, negozziazzione, stadio nuovo della Roma, delibbera, mó quant'effiga a nuova ingegneressa.
Ma facciamo un passo indietro. Ore 10,20 arrivo alla stazione Termini
Ancora in stazione decido di prendere un caffé e mi reco in un bel bar di quelli profondi e con i banconi neri. Impossibile rispondere a un sms sul telefono: la gente in coda per lo scontrino passa avanti da ogni lato e in tutti i modi. Occorre spingere e allargare i gomiti!
Coda lunghissima: il cassiere è al telefono e si dilunga sfottendo sulla Roma e sulla Lazio.
Al banco, un secolo per avere il caffé e non come lo avevo richiesto, domandando per favore.
Prendo la metro e faccio le scale: quelle mobili sono rotte sia a salire che a scendere.
Arrivo alla guardiola della sede del Ministero dello Sviluppo Economico e nessuno mi guarda perché i due carabinieri sono impegnati sul loro smartphone a battere il record di qualche videogioco.
Alla porta, suono (giuro suono!) ma nulla: la usciere che dà il badge (e apre porte) chissá dov'è. Arriva giustificandosi e lamentandosi.
Riunione: nessuno ricorda della mia email di due giorni prima, pare sia un problema fare 4 fotocopie, il dirigente é stato trattenuto in un meeting improvviso, le poche considerazioni dei due pellegrini di fronte a me sono del tutto strampalate.
Però si lamentano benissimo: che sono pochi, che lavorano troppo, che hanno risorse scarse, che non nutrono di adeguata considerazione.
Esco e la usciere (la stessa di prima) che mi deve consegnare il documento di identitá non c'è. Avrà il diritto di andare al bagno pure lei, mi apostrofa mentre arriva con tutta calma.
Vado verso la metro e tutto é sciatto: arredi alla stazione divelti, accattoni ovunque, sporco, vagoni imbrattati, annunci incomprensibili.
Torno al centro, scendo al Circo Massimo e cammino col naso all'insù fino al Ghetto, in preda alla solita Sindrome di Stendhal. Come fanno a lavorare questi? Con che crudeltà glielo chiediamo?
Leggo annunci immobiliari con valori che forse solo a Londra vengono equiparati, noto moto costosissime, suv ovunque, bar e ristoranti pieni. Roma.
Ordino carciofi alla giudea e bucatini alla amatriciana e ascolto questa commedia dell'arte in scena al tavolo a fianco. Penso che Roma non sará mai un posto normale. Davvero: o la chiudiamo come un museo o ce la teniamo cosi.
Per la cronaca: era il pranzo per salutare uno di questi funzionari che andava in pensione. Chissá che stanco che sarà stato dopo secoli di duro lavoro. Mica ho capito per quale ente fossero impiegati. Ho capito peró che avevano tante cose per cui lamentarsi.
Fuori, un fiume di gente che inondava come ogni giorno Roma. Mi si é rivelata in tutta la sua meraviglia la perfetta definizione di "città eterna" per questo luogo.
Riforme? No, Roma.
Vellutata di nocciola tutta a vida!! Mó ce scofaniamo pure questa!! Tanto chessó.. Eeeh duequaranta.. Embè?!
Roma.
Interno. Pomeriggio. Location: Giggetto, Portico di Ottavia, Ghetto. Roma.
"Mó ammè ma mancano dieschanni paa pensione, mó na vorta a questo punto aveii finito de lavorá, mó come stamo messi ce tocca d'annà avanti!!"
Mi venga un colpo se ho capito dove sono impiegati questi 8 che ho di fianco a pranzo, con età tra 45 e 60 anni, so solo che non lo nominamo mai il posto in cui lavorano.
Di contro peró alcuni altri interessanti termini: ragioneria, centrale acquisti, ufficio permessi, permessi speciali, inpdad, rappresentanze, ritardi, assenteismo, selezione, concorso tagliato su misura, piano assunzione diriggenti, mobilità, rivalutazioni, scorrimento graduatorie, inps, accantonamento, diritti stabbiliti, negozziazzione, stadio nuovo della Roma, delibbera, mó quant'effiga a nuova ingegneressa.
Ma facciamo un passo indietro. Ore 10,20 arrivo alla stazione Termini
Ancora in stazione decido di prendere un caffé e mi reco in un bel bar di quelli profondi e con i banconi neri. Impossibile rispondere a un sms sul telefono: la gente in coda per lo scontrino passa avanti da ogni lato e in tutti i modi. Occorre spingere e allargare i gomiti!
Coda lunghissima: il cassiere è al telefono e si dilunga sfottendo sulla Roma e sulla Lazio.
Al banco, un secolo per avere il caffé e non come lo avevo richiesto, domandando per favore.
Prendo la metro e faccio le scale: quelle mobili sono rotte sia a salire che a scendere.
Arrivo alla guardiola della sede del Ministero dello Sviluppo Economico e nessuno mi guarda perché i due carabinieri sono impegnati sul loro smartphone a battere il record di qualche videogioco.
Alla porta, suono (giuro suono!) ma nulla: la usciere che dà il badge (e apre porte) chissá dov'è. Arriva giustificandosi e lamentandosi.
Riunione: nessuno ricorda della mia email di due giorni prima, pare sia un problema fare 4 fotocopie, il dirigente é stato trattenuto in un meeting improvviso, le poche considerazioni dei due pellegrini di fronte a me sono del tutto strampalate.
Però si lamentano benissimo: che sono pochi, che lavorano troppo, che hanno risorse scarse, che non nutrono di adeguata considerazione.
Esco e la usciere (la stessa di prima) che mi deve consegnare il documento di identitá non c'è. Avrà il diritto di andare al bagno pure lei, mi apostrofa mentre arriva con tutta calma.
Vado verso la metro e tutto é sciatto: arredi alla stazione divelti, accattoni ovunque, sporco, vagoni imbrattati, annunci incomprensibili.
Torno al centro, scendo al Circo Massimo e cammino col naso all'insù fino al Ghetto, in preda alla solita Sindrome di Stendhal. Come fanno a lavorare questi? Con che crudeltà glielo chiediamo?
Leggo annunci immobiliari con valori che forse solo a Londra vengono equiparati, noto moto costosissime, suv ovunque, bar e ristoranti pieni. Roma.
Ordino carciofi alla giudea e bucatini alla amatriciana e ascolto questa commedia dell'arte in scena al tavolo a fianco. Penso che Roma non sará mai un posto normale. Davvero: o la chiudiamo come un museo o ce la teniamo cosi.
Per la cronaca: era il pranzo per salutare uno di questi funzionari che andava in pensione. Chissá che stanco che sarà stato dopo secoli di duro lavoro. Mica ho capito per quale ente fossero impiegati. Ho capito peró che avevano tante cose per cui lamentarsi.
Fuori, un fiume di gente che inondava come ogni giorno Roma. Mi si é rivelata in tutta la sua meraviglia la perfetta definizione di "città eterna" per questo luogo.
Riforme? No, Roma.