Tanto che non scrivo, troppo. E' che qui si gira, si osserva, si vive, si valuta.
Metodo barbaro (che qui in slang sta per stupendo!) , ma visto lo scarso tempo vado di elencone flipper, riservandomi di approfondire a breve.
Buenos Aires e' "Ciudad de La Santísima Trinidad y Puerto de Santa María del Buen Ayre", e' un distretto federale e una provincia, con un terzo degli argentini dentro (13 milioni). E' mille quartieri periferici, con officine davvero back in the seventiees.
Buenos Aires e' traffico, grattacieli, smog. E' Recoleta e Palermo. E' Cañitas e Villa 31 .
E' la seconda piu' grande citta' del Sudamerica, con tutte le contraddizioni che vivono floride nell'emisfero australe del mondo. Un luogo dove per decreto lo stato da' 400 milioni di pesos alla AFA (Federcalcio Argentina) per far partire il campionato, mentre fuori in strada giusto di fronte alla porta del nostro appartamento c'e' chi fruga nella spazzatura, tutte le sere, per raccogliere i materiali da riciclo e raccattare 4 monete.
4 pesos per un dollaro, 5,5 per un'euro. La classe "media" scolarizzata guadagna circa 1500-2000 pesos al mese, 400 euro circa. Pensiamoci mentre prenotiamo il prossimo viaggio, nel luna park dei prezzi delle airlines che hanno globalizzato i costi. Tutti, a parte i ricchi di Olivos o giu' di li', semplicemente non hanno i soldi per viaggiare, quindi conoscere etc, etc. Sara' forse per questo che, da queste parti, chi non va dallo psicologo per lo meno e' un profondo seguace dello yoga?
Poi c'e' il Tango, il calcio, la parilla, il turismo. Impossibile pensare di comprendere a fondo tutto questo, pero' ci vuole poco a capire che il primo e' nascosto nelle milonghe di quartiere ma il Festival Mondiale del Tango lo porta addirittura nel vecchio palazzo Harrods (avete letto bene), abbandonato da tempo ma recuperato, in tutta la sua decadenza, per l'occasione. Il secondo e' tante cose insieme: passione, argomento di discussione ovunque, strumento di controllo sociale, mito e anche parecchio turismo (guardate il Boca che fa settimanalmente!); ad ogni modo sono andato a vedere dal vivo sia River che Boca e devo dire che, pur preferendo l'atmosfera della Bombonera, se mi stabilissi qui sarebbero altre le squadre sulle quali concentrerei la mia attenzione: troppo sotto i riflettori queste due. La carne argentina l'ho mangiata ovunque, dai ristoclub alle abitazioni private e confermo che e' uno dei motivi per cui vale la pena venire fino a qui.
E poi il turismo: contraddittorio, come tutto il resto. Molto smart e ricco di marketing da un lato (un esempio chiaro sono questi siti istituzionali, qui e qui), malconcio sotto altri aspetti. O forse malconci sono soltanto i marciapiedi, ma per un cittadino del primo mondo questo impatto ha un effetto. In questo periodo, crisi e timore della Gripe A hanno quasi dimezzato le occupazioni degli alberghi, che pena.
Ma i luoghi da visitare in Argentina sono davvero molti e il progetto di rimanere qua attorno (mentre in Ghedo ha vinto il senso di avventura ed e' partito destinazione Bolivia) fa davvero pensare che occorrera' un'altra visita "federale" per farsi un'idea completa del paese.
Che dire dei porteños? Svelti, accoglienti, spesso scherzosi, metropolitani dunque un po' schizzofrenici e forse ma in fondo consci del loro "paraculismo". Di certo, per loro stessa ammissione, odiati dal resto degli argentini.
E poi ci sarebbe da dire su Empanadas, quotidiani molto interessanti come Clarin e Nacion, librerie ovunque, Mafalda, la Avenida 9 luglio, San Isidro e Colonia in Uruguay che ho visitato, l'area attorno al Jardin Japoneses attorno al quale ho fatto jogging insieme a tutta la gioventu' piu' o meno sportiva di Palermo, il calcio giocato ovunque, anche due contro due alla fermata del bus. e poi Caminito, il ponte di Calatrava (genio! rivende la stessa cosa a tutti!!), la Floralis Generica (geniale), il planetario le Fiat Palio Siena e soprattutto 127 ben diffuse in giro... rimando alla prossima volta.
Che dire del lunfardo? Maravijoso! Me ne sono innamorato, mi fermerei qui solo per cercare di apprendere questo accento biascicato e ricco di termini italiani, rauco nostalgico e suadente.
Y las chicas de aca'? Hay, que dolor!!! Sono sincero, pensavo tanto meglio, maledetto marketing di Belen!! Poi sembra che si prendano cosi' seriamente, con un che di altezzoso che le fa quasi sembrare italiane ma senza quel livello di sofisticazione. Mi sa che come sempre ho capito la cosa al contrario... ad ogni modo il fatto di essere italiani interessa l'interlocutore, in ogni contesto.
Il resto, cioe' quasi tutto, sta nel non detto: dallo shopping "Bay area style" in negozietti d'avanguardia alle notti di carica nei club piu' belli, dalle chiacchere impreviste in San Telmo alle presentazioni shockanti alle cene di sushi con la vera nomenclatura della societa'porteña (che, anche qui, misura lo status e la ricchezza con quanti iphone ci sono sul tavolo in cui si cena, o al massimo nella sala in quel momento).
In sincerita' non ho ancora trovato l'anima di questo posto che volta le spalle al mare, chissa' se mai ce la faro'. L'Europa mi sembra cosi' lontana.. e le avanguardie mi sembrano altrove, anche se certi luoghi come il Malba o l'Universita' del Cine mi hanno aperto il cuore. In una esquina, qualquiera, puede ser..
A presto, suerte!
mercoledì, agosto 26, 2009
giovedì, agosto 13, 2009
Il vero viaggio..
.. non sta nello scoprire luoghi nuovi, ma nel vedere con occhi nuovi. Saggio Voltaire, eeh?
Poi non sapete quante ne ho lette, in questi giorni.. di profonde, commoventi, lucide, romantiche, creative e innovative. E su tutte le fonti, persino sui muri delle case.
Dovrebbero metterla d'obbligo sempre: un'ora di lettura al giorno. Un governo ideale, s'intende, non uno specifico.
E allora, come mai me ne vado a Buenos Aires poi me ne esco con frasi come quelle di sopra? Ma che ne so!
Però sappiate o due lettori che ho un sacco di idee in testa, e profonda volontà di continuare a curiosare in futuro.
Per cui, nella sparanza che ne valga la pena, cofido che continuiate a seguirmi.
.. seguitemi, seguitemi...
Buone vacanze
Poi non sapete quante ne ho lette, in questi giorni.. di profonde, commoventi, lucide, romantiche, creative e innovative. E su tutte le fonti, persino sui muri delle case.
Dovrebbero metterla d'obbligo sempre: un'ora di lettura al giorno. Un governo ideale, s'intende, non uno specifico.
E allora, come mai me ne vado a Buenos Aires poi me ne esco con frasi come quelle di sopra? Ma che ne so!
Però sappiate o due lettori che ho un sacco di idee in testa, e profonda volontà di continuare a curiosare in futuro.
Per cui, nella sparanza che ne valga la pena, cofido che continuiate a seguirmi.
.. seguitemi, seguitemi...
Buone vacanze
martedì, agosto 04, 2009
Troppo occupato a leggere
All'inizio delle sospirate vacanze, nello schema fordista della vita proprio dell'inizio del secolo scorso e che ancora la società ci propina, su queste sponde, mentre il mondo viaggia a velocità supersonica, mi ritrovo nel totale piacere della lettura.
Saggi, blog, quotidiani, interviste su youtube. Mille idee da raccogliere, inutile provare a in fila le poverissime mie qui sopra. Meglio non perder tempo e seguitare a riempire il serbatoio di cibo per la mente, che certamente metabolizzerà producendo qualcosa.
Certo, quelli del lavoro da me si son persi qualche mia interessante scintilla che avrei tentato di innestare nel mio quotidiano operare, investito come sono di intuizioni e impulsi all'innovazione.
Per ora lascio scorrere, suggerisco solo di leggere ed ascoltare Mario Calabresi, direttore della Stampa, uno degli under 40 cui metterei ad occhi chiusi le chiavi del paese in mano
Saggi, blog, quotidiani, interviste su youtube. Mille idee da raccogliere, inutile provare a in fila le poverissime mie qui sopra. Meglio non perder tempo e seguitare a riempire il serbatoio di cibo per la mente, che certamente metabolizzerà producendo qualcosa.
Certo, quelli del lavoro da me si son persi qualche mia interessante scintilla che avrei tentato di innestare nel mio quotidiano operare, investito come sono di intuizioni e impulsi all'innovazione.
Per ora lascio scorrere, suggerisco solo di leggere ed ascoltare Mario Calabresi, direttore della Stampa, uno degli under 40 cui metterei ad occhi chiusi le chiavi del paese in mano
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