Beh insomma succede che ri-ri-ri-ri-ri perdo il portafoglio.
A Parigi, con molta compostezza e direi quasi savoir faire.
C'è da rifare i documenti e i plastic money bancari. Il bancomat "nuovo" funziona solo per qualche giorno poi pare come essere smagnetizzato, semplicemente quando vado per infilarlo nella ferritoia non dà segni di vita, per cui zero denaro.
Gentilmente - per via di un parente stretto che rappresenta il mio contatto più che preferenziale - ottengo velocemente un nuovo supporto, con nuovo codice allegato. Dopo due settimane e forse 4-5 utilizzi, la stessa storia.
Sono le 13.30 di un lunedì di gloria, noto una filiale del mio istituto nei pressi dell'ufficio, sono nella pausa pranzo, la filiale bancaria è all'interno di un centro commerciale e fa orario continuato. Decido di entrare a chiedere spiegazioni. Comincia il cinema in HD.
Un solerte impiegato si fa carico del mio problema, proviamo a infilare la tessera nei tre apparecchi abilitati nelle vicinanze, ma nulla. Mi dice che chiameremo la mia filiale appena riapriranno dopo la pausa pranzo, mi suggerisce a mia volta di andare a pranzo ma non tengo il becco di un quattrino per cui mi sposto di pochi metri e qualche sportello per effettuare una paleozoica operazione di prelievo.
Coda di 4 umarells e due extracomunitari che immagino siano molto più in regola con lo stato che parecchi di noi, e dopo almeno 15 minuti mi introduco allo sportellista. Spiego di avere una tessera bancomat smagnetizzata, di essere di un'altra filiale a 30 km di distanza, di aver bisogno di denaro. Segue lungo sbuffo del pasciuto pelatone perlomeno 55enne, poi rapido giro di bulbi oculari alla ricerca di foglio salvifico che gli ricordi il codice relativo alla mia filiale.
Lunga e anfanante digitata a sguardo basso cui segue richiesta di: cognome, nome, data di nascita, documento. Io ero entrato al centro commerciale come ogni giorno di corsa, evitando di prender con me l'ingombrante portafoglio ma solo un leggero portadocumenti contenente appena la denuncia di smarrimento patente eseguita dopo lungo peregrinare pochi giorni prima.
Dapprima, cerco di farmi amico il dirimpettaio dicendo che sì, sono io.. sarei tornato di lì a poco per reclamare un nuovo bancomat, che mi occorrevano per ora giusto 50 euro, anche 20 dei MIEI euri per andare a pranzo, che la carta d'identità era in auto nel parcheggio, o forse in ufficio ma che gli assicuravo che ero proprio io, pronto a rispondere alla domanda di riserva se necessario... lui ripicchietta sulla tastiera con un misto di noiosa nevrosi, tiene lo sguardo basso, allunga una mano verso il cassettino magico.. poi alza lo sguardo e mi stronca: "ma la macchina ce l'ha lontana??!".
No, non era lontana, ma evidentemente quel giorno ce l'avevo con me stesso, così decisi di andare incontro senza difese al mio destino.
Tornai alla macchina, prendendo il portafoglio e notando che ormai ho poco più di 20 minuti liberi prima di riprendere il lavoro. Raccatto le monetine nel cassettino con le quali mi permetto un tramezzino smunto, acqua minerale e un caffè e quindi, ritemprato e agguerrito, torno alla carica manco fossimo in Rocky II.
Ineffabile il sorriso sornione dell'impiegato quando mi vede rientrare, credo che in cuor suo abbia tirato giù tutti i mezzibusti sacri della chiesa in cui è stato sacramentato.
Comunque, è un professionista: alza la cornetta, chiama la filiale e segnala il caso, ricevendo tra l'altro un fantomatico nullaosta per il mio prelievo presso di loro. L'amabile conversazione con la collega lontana è calda e fattiva, però ha il torto di protrarsi, a soluzione del problema avvenuta, per almeno altri 10 amorevoli minuti in cui il vostro affezionatissimo sosta impassibile e paziente, tentando intimamente di quantificare quanti posti di lavoro per le nuove generazioni vengano bruciati con questo tipo di telefonate, ripetute con convinzione immagino almeno 5 o 10 volte al giorno.
Al che, pur senza abbassare la cornetta, l'impiegato (oppure quadro, magari direttore) mi invita a tornare alla zona casse per effettuare il prelievo, completando l'informazione comunicandomi che i soli abilitati all'emissione di una nuova tessera sono i colleghi della mia filiale (ma allora che cazzo ne fate 3000 sparse in giro tutte uguali, santo dio!) e che devo recarmi da loro dalle 8.30 alle 16 (bemmo come, mi prendo le ferie per il bancomat.. fat dar!).
Coda. Due casse aperte. Finisco dall'altro cassiere. E capisco che quello con cui avevo avuto a che fare prima era un dilettante.
Mi introduco velocemente dicendo chi sono, che semplice operazione ho bisogno di fare e del fatto della tessera bancomat smagnetizzata e lui, arrogante e mediocre uomo in polo nera sulla almeno 50ina mi apostrofa con un "ah, questo a me non interessa". Ce ne sarebbe abbastanza per cambiare istituto, non fosse altro che ne abbraccerei un'altro identico. La non concorrenza dei servizi in Italia ha moltiplicato l'inefficienza, questo lo so da secoli. Ma abbandonarsi ad essa questo no, cazzo.
E' quella cosa lì che davvero mi fa girare le palle, quando magari di ritorno da un viaggio negli USA ma anche ad esempio in Argentina (quindi non solo in Lussemburgo o a Montecarlo) mi ritrovo dentro un bar a casa mia, nella mia città, a salutare ma non essere ricambiato; dentro uno sportello della mia banca a essere trattato con spocchia e, per giunta, allo stesso tempo vedermi costretto a litigare con coloro i quali sono con me perchè loro lo reputano tutto questo "il solito" e che non c'è da scandalizzarsi come faccio sempre io, passando da isterico. Ma svegliatevi tutti!
Detto ciò, il dialogo nonostante tutto, prosegue. Spiego di essere di un'altra filiale e di avere appena parlato col suo collega - vede? quello là in fondo - e a quel punto avviene un fatto che se non fosse drammatico sarebbe meravigliosamente comico. Sarà stato un ufficio con massimo 20 postazioni, persone a stretto contatto quotidiano ma lui, il cassiere/freno sociale raccoglie con la mano un foglio A4 plastificato e cerca di risalire, con devastante lentezza, al numero dell'interno cui fa riferimento quella schiena che sto indicando. Prova a raggiungerla telefonicamente ma, è chiaro, la linea è occupata - e voi sapete anche perchè e con chi, dato che ve l'ho raccontato io stesso poche righe sopra. Inefficienza, cazzeggio, lassismo, menefreghismo si spandono, si moltiplicano. Il nostro adorabile cassiere digrigna i denti, parte battendo i ditini sulla tastiera, mi chiede le generalità e un documento che fornisco, stavolta. Chiedo 300 euro, lui nemmeno si distrae per rispondermi.
Continua a spingere sui tasti, ma con una ritmica tutta sua. Per almeno 5 minuti. Chissà che cosa scrive. Poi stampa un foglietto, che ripone dietro di sè. Un secondo foglietto, che mi chiede di firmare senza consegnarmi alcuna penna. Poi, si mete le banconote tra le dita. Le conta, tre volte.
Le riconta un'ultima volta, infine.. me le consegna accennando a mezza bocca un salutino, ovviamente guardando altrove.
Sono le 15.20, e in questo lasso di tempo a Shangai hanno probabilmente costruito 7 grattacieli. Mi sa che siamo ancora un pò troppo sicuri: di noi, dei nostri lavori, della nostre vite inossidabili. Ciò che accadrà, ce lo saremo meritati.
Scusate la lunga e ingiustificata assenza.
2 commenti:
Ti ammiro, un'estenuante odissea burocratica come questa mi avrebbe depressa, io quando si tratta di documenti, banche e similari non sono mai sicura di niente spero solo che si faccia in fretta e bene. Ed è una grande illusione spesso.
Ahahahah...grandissimo, degno di una pellicola del nostro Albertone!!!!
Cmq, concordo con te su una cosa: fat dar! (non tu ma loro, loro tutti)
Posta un commento