Scrivevo di te solo pochi giorni fa.
Poi di notte, viaggio sotto il cielo di quest'Emilia Romagna che anche dopo come prima del terremoto è una sola e grande metropoli che ci fa tutti vicini e tutti uguali, accendo la radio e danno questo.
Questo non è un pezzo, questo è il 1995. Il 2 ottobre.
E' la storia di due che non erano amici, non erano amanti, erano lui e lei.
Lui ricorda il suo sorriso, come si siano tirati per le braccia quel giorno all'esame, facendo pericolose piroette.
E poi ricorda di come ha cominciato con lei una fase nuova, e di quella volta che dentro l'appartamento si sono presi a bacinellate d'acqua.
Poi le mille sere insieme, mille chiaccherate, quella sensazione che se ci si riprova, lo sa che non tornerà mai più, che non riuscira più nemmeno a trovare un termine per definirla, quella sensazione.
E Londra, dormire insieme, quell'odore di pulito e di fumo e di vinile e quel sapore di patate fritte e di birra e di mcdonalds e che era Londra, e loro due tra gli altri, ma insieme.
E quelle corse ad Hyde Park, quella passeggiata fino alla fermata di Notting Hill Gate dove forse le ha detto "ti amo ma non lo so e nemmeno io lo so ma sto bene con te e possiamo andare avanti così senza parlarne?"
Era quello che voleva, e quell'empatia non sa davvero se l'ha mai più ritrovata.
Quella corsa in taxi di notte, la torre della BT altissima sopra di loro.
Quella pizza a Islington dopo Chelsea-Arsenal, e di ritorno fermarsi al Virgin Megastore di Piccadilly per una scommessa.
Poi viene il 2003, sono anni che lui non la vede e basta un caffè a Riccione per ritrovarla sua, a modo suo perchè quello voleva. Inciampare su di lei e ritrovarla calda e morbida, una mano tra i suoi capelli, uno sguardo annegando senza scampo nei suoi occhi.
Aveva paura a toccarla, e sono finiti a camminare abbracciati, tutto il giorno.
Quella cena su in collina, nell'estate più calda di sempre che forse è stata lo "sliding doors" delle loro vite ma va bene così, perchè al circo della vita non si comanda mai.
E poi la voglia e gli impedimenti, gli anni che passano, le alternative che si creano, i miti che si mitizzano e il rincorrere gli appuntamenti per non fermarsi mai a pensare.
Ma sempre un messaggio di auguri, fosse a Budapest o Bruxelles, in Germania o negli Stati Uniti.
Fosse quello che li facevo o che li riceveva.
Difficile descrivere ciò che si è vissuto e, forse, non ha mai voluto comprendere.
Ora apprende che lei è pronta ad una nuova vita di mamma e un film di Polansky gli scivola sulla pelle. Sarà che ha bevuto e non ne è più abituato, ma stasera penso a lei, a quanto era bella, a quel bacio sull'incrocio anche se il suo moroso era dietro l'angolo e a quella frase "amici per sempre".
Poi di notte, viaggio sotto il cielo di quest'Emilia Romagna che anche dopo come prima del terremoto è una sola e grande metropoli che ci fa tutti vicini e tutti uguali, accendo la radio e danno questo.
Questo non è un pezzo, questo è il 1995. Il 2 ottobre.
E' la storia di due che non erano amici, non erano amanti, erano lui e lei.
Lui ricorda il suo sorriso, come si siano tirati per le braccia quel giorno all'esame, facendo pericolose piroette.
E poi ricorda di come ha cominciato con lei una fase nuova, e di quella volta che dentro l'appartamento si sono presi a bacinellate d'acqua.
Poi le mille sere insieme, mille chiaccherate, quella sensazione che se ci si riprova, lo sa che non tornerà mai più, che non riuscira più nemmeno a trovare un termine per definirla, quella sensazione.
E Londra, dormire insieme, quell'odore di pulito e di fumo e di vinile e quel sapore di patate fritte e di birra e di mcdonalds e che era Londra, e loro due tra gli altri, ma insieme.
E quelle corse ad Hyde Park, quella passeggiata fino alla fermata di Notting Hill Gate dove forse le ha detto "ti amo ma non lo so e nemmeno io lo so ma sto bene con te e possiamo andare avanti così senza parlarne?"
Era quello che voleva, e quell'empatia non sa davvero se l'ha mai più ritrovata.
Quella corsa in taxi di notte, la torre della BT altissima sopra di loro.
Quella pizza a Islington dopo Chelsea-Arsenal, e di ritorno fermarsi al Virgin Megastore di Piccadilly per una scommessa.
Poi viene il 2003, sono anni che lui non la vede e basta un caffè a Riccione per ritrovarla sua, a modo suo perchè quello voleva. Inciampare su di lei e ritrovarla calda e morbida, una mano tra i suoi capelli, uno sguardo annegando senza scampo nei suoi occhi.
Aveva paura a toccarla, e sono finiti a camminare abbracciati, tutto il giorno.
Quella cena su in collina, nell'estate più calda di sempre che forse è stata lo "sliding doors" delle loro vite ma va bene così, perchè al circo della vita non si comanda mai.
E poi la voglia e gli impedimenti, gli anni che passano, le alternative che si creano, i miti che si mitizzano e il rincorrere gli appuntamenti per non fermarsi mai a pensare.
Ma sempre un messaggio di auguri, fosse a Budapest o Bruxelles, in Germania o negli Stati Uniti.
Fosse quello che li facevo o che li riceveva.
Difficile descrivere ciò che si è vissuto e, forse, non ha mai voluto comprendere.
Solo noi sappiamo cosa voleva dire.
3 commenti:
E' una mattina di sole, qui ad Ams, una di quelle che ne vedi poche di sti tempi....eppure sei riuscito a farmi scendere una lacrima.
E' proprio vero, alle cose inebrianti ci si disabitua.
Emozione vissute e passate, che tornano trasformate: la metafora del film di Polanky che gli scivola sulla pelle é bellissima. Ma a volte un "carpe diem" é meglio delle note di Libertango.
Ragazzi, grazie,
Per carpe diem, intendi che è l'ora che mi dia una mossa?
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