domenica, settembre 29, 2013

Quella volta che stavo per finire dentro (un anno dopo)

Quella che sto per raccontare è una storia vera, non c'è nulla di inventato e nulla di verosimile, anche se così sembrerebbe leggendo.

Matrimonio di un caro amico, Mirko. Anzi di due cari amici, Lisa e Mirko.
Loro sono dei giramondo: ora vivono ad Amsterdam, ma lei è originaria di Catania e lì decidono di celebrare il matrimonio.
Il gruppo di amici di lui, tra cui io, parte dall'Emilia. Trenta, forse quaranta persone. Naturalmente, tutti prendono l'aereo e in un'ora sono giù, a godersi un weekend di mare e di turismo a Catania.

Io ho ricevuto un'email speciale qualche settimana prima. Mirko mi ha chiesto di fargli da testimone, un'attimo di gioia intima ed intensa. Vorrei rendere quel weekend e quel viaggio qualcosa di speciale, da ricordare.

Un nostro amico è aerofobico, penso non l'abbia mai preso in vita sua. Sì, nel 2013 esiste ancora chi non ha mai preso un aereo in vita sua. Lui ha già annunciato a tutti che si avvarrà, come sempre, del treno.
Un viaggio estenunate, oltre dodici ore per raggiungere la Sicilia. Naturalmente moglie e figlia a casa, lo farà da solo ma è convinto ad esserci e così annuncia a tutti le sue intenzioni.

Io ascolto la sua storia e la collego ad un racconto di amici che, anni prima, avevano preso un traghetto per spostarsi da Napoli a Catania. In un'attimo l'idea prende forma: gli lancio la proposta di andare in treno a Napoli, farci un giretto in città poi di imbarcarci al porto e raggiungere la destinazione dopo dodici ore circa, la mattina successiva.

Un'idea totalmente deficiente, a rileggerla ora che la scrivo. Ma in quel momento ci è sembrata bella.
No di più: geniale. Un'idea gentile addirittura.
Il modo migliore per ricordare quel weekend, quel matrimonio, anche ad anni.. ma che dico a decenni di distanza!

Il posto cabina costa troppo e così per una trentina di euro prendiamo un bel posto ponte, e con altri 30 un treno ad alta velocità che dall'Emilia ci porta sotto il Vesuvio.
La soluzione intrigante e inedita del traghetto fino a Catania, consente una logistica perfetta ovvero partenza davanti al Maschio Angioino e arrivo alla Porta di ingresso della città di Catania.
Voglio dire: perfetto, possibilità di spostarsi a piedi per passare da un mezzo all'altro, impagabile vista del golfo di Napoli dal mare al tramonto e tutte quelle cose lì.
Visto che nessun altro voleva unirsi a Nicola in questa che sembrava un'incisione di tracce lungo lo stivale, ci ho messo 2 secondi a dirgli: "ci vengo io, con te".
In un batter d'occhio abbiamo preso i biglietti del treno e quelli del traghetto, traversata notturna e arrivo preciso giusto alcune ore prima della celebrazione, con delle belle borse sotto gli occhi, s'intende, con la notte passata sbattuti su una poltrona oppure stesi sulla moquette, potevi anche scegliere.

Il viaggio in realtà è stato molto piacevole, passato tra tra un sacco di chiacchere tra noi, un giro in taxi per vedere le bellezze di Napoli per ammazzare la noia prima del traghetto, e qualche bella foto scattata alla partenza, prima di cercare di chiudere un po' gli occhi.

All'alba mi ritrovo al ponte posteriore del traghetto, a respirare l'aria di mare del sud, con il cielo che passa dal blu cobalto all'azzurro, poi rosa e una piccola conformazione di nubi all'orizzonte, come una piccola firma in cielo, in basso a destra. Abbiamo appena passato il punto dello stretto, e guardando indietro vedo il faro di Scilla illuminarsi sulla destra, intermittente. Sulla sinistra una grande antenna sull'estremo punto della Sicilia. Prendo l'iPhone e scatto una foto bellissima, questi colori stupendi e la luce del faro colta al volo. Che bella e bastarda è l'Italia, che bel momento. Sono felice.

Poi vado a svegliare Nicola, rannicchiato su una poltrona. Insieme, cerchiamo almeno di pulirci gli occhi e lavarci i denti nel terribile bagno del traghetto. C'è il bar aperto nella sala grande, la voglia di un caffè è tanta però ci diciamo: teniamo duro un altro quarto d'ora, appena scesi ci fionderemo dentro un bar del centro e oltre a un espresso macchiato fumante, ci godremo anche una granita di mandorle con il panino dolce, una prelibatezza della Sicilia. Sentiamo il profumo dell'estate ancora viva e ormai dimenticata per noi che veniamo dal nord.
Ancora addormentati, con gli occhi ridotti a due fessure e un sorriso ebete in faccia, prendiamo le nostre borse e infiliamo scale di discesa, cercando di chiudere un discorso cominciato 20 ore prima, a Bologna.

Di sotto, subito prima dell'uscita, scorgiamo un paio di figure in bianco, probabilmente addetti alla stazione marittima a terra, e alcune altre in grigio, i soliti finanzieri anche loro assonnati, che faranno finta di fare i soliti controlli.. che palle.. e che bello il sole della Sicilia, splendente appena fuori il buio delle scale che stiamo scendendo.

"Uee fermo fermo FEERMO.. venga con me, perpiacere. E lei, vada vada, scenda!". 

Una delle figure in grigio, entra nel mio campo visivo e in qualche modo mi distrae dal mio torpore. Che cazzo vuole?
Ci metto un po' a capire: prima noto il suo sguardo serio, torvo, il suo braccio che prende il mio proprio sotto l'ascella, poi noto il cane, un pastore tedesco enorme, che mi guarda interrogativo e un po' eccitato, poi vedo Nicola che viene spinto fuori dalla nave e infine vedo un secondo finanziere, enorme, che mi prende in consegna e mi invita ad entrare dentro una stanzetta minuscola, nell'incavo della nave, aprendo una porta arrugginita, mentre tutti gli altri passeggeri mi osservano mentre scendono, parlando sottovoce tra loro.

Ora, vorrei essere chiaro: un minuto prima ero a fotografare un'alba meravigliosa baciato dal sole di fine settembre, sognando una colazione regale. Un minuto dopo, sono in una stanzetta di ferro, arrugginita, minuscola, con un signore scuro in volto e molto più alto di me, che risoluto mi guarda dritto negli occhi e mi dice forte: "forza, tirala fuori".
Mi si aprono gli occhi, ma non capisco.

"il cane ha segnalato, tieni della droga nella borsa!". 
Come come?! In un momento sento freddo lungo la schiena.
"Ma non ho nulla!! Spiamo scherzando?!" cerco di replicare.
"Senti: il cane ha segnalato e chillo non sbaglia. Qua le cose stanno così: se la tiri fuori tu, è un conto. Se mi costringi a cercarla, il reato cambia e sono tutti cazzi tuoi". Il pensiero della granita di mandorle scompare dalla mia testa, quello del matrimonio rimane. Ma non so che dire, non so cosa stia cercando questo signore in grigio.
"Senti, io non ho niente.. - eeeeccerto dicono tutti così! - però non ho controllato la borsa minuto dopo minuto, voglio dire ho dormito qualche ora, non è chiusa con un lucchetto…"
"Eh no, caro mio. Questi sono fatti tuoi!! Allora, che facciamo, me la dai sta droga che nascondi nella borsa, oppure mi costringi a fare un'ispezione?"

Ho un'eccitazione strana addosso. Mi stanno accusando di essere un corriere della droga, da Napoli a Catania.. Chissà com'è fatto un pacco di droga. Per un attimo, mentre il finanziere apre la zip della borsa, mi sembra quasi di intravederla. Poi la testa si blocca per un secondo. 
Cioè fammi capire, se davvero lo trova quel pacco nella borsa che la mia immaginazione sembra intravedere, per me si aprono le porte del carcere?
Deglutisco.
Sento una riga di sudore giù dalla tempia destra.
Penso per un attimo alla telefonata che farò a mia madre: "c'è stato un terribile errore!!!" e lei giù a piangere.
Penso a tutto quello che diranno di me, al matrimonio in cui ero stato invitato come testimone.

Le mani del finanziere scavano sotto, lente e un pò indolenti.. poi la porta cigolando si apre, una testa spunta e chiede: "e allora?!".
"Mah, nulla... tu che dici?"
"Eeeeeeehh cheddico CHEDDICOOO... si sarà sbagliato il cane!!".

Si sarà sbagliato il cane. Ma vaffanculo. Io li amo i cani ma qui ci sta. Per quegli altri la stessa cosa, solo che non li amo.

Poche ore dopo ero a ridere raccontandolo al matrimonio, tra le colline deserte e gli edifici barocchi. Ma che paura, mio dio che spavento. Il matrimonio è stato tra i più belli, anzi forse il più bello cui sia mai andato. Ci ho visto amore e tanta prospettiva comune. E non avete idea di quanto mi sono ubriacato. Oggi, è passato un anno e farò un pò festa anche io con Lisa e Mirko, ricordandoli con questo racconto.

Ma la sera dopo, prendendo il traghetto di ritorno, sono stato ben attento a chiuderlo con un lucchetto grosso così!




1 commento:

Bestroby ha detto...

Ci crederesti mai che mi è capitata la STESSA identica cosa, all'aeroporto di Palermo, con Emma piccolina e Federico dentro la pancia? Ti dico solo che a me hanno addirittura testato la crema per il viso con uno stick per vedere se la droga fosse nascosta lì in mezzo. Uno dei peggiori ricordi della mia vita. E anche io, che i cani li amo, quel pastore tedesco affanculo ce l'ho mandato di cuore!