Non so come la vedete voi, ma io non so cedere alle tentazioni. E non si tratta di Wilde.
Non so come la vivete voi, ma le voglie sbocciano nella mia testa impreviste, magiche, complete nella loro proposta. Stronze!
Intendo le piccole cose, quelle appunto che più mi lasciano basito per come si manifestano: un atto estremamente preciso ma al tempo stesso irrazionale per il metodo stesso in cui nasce.
Succede che l'altro giorno sto facendo una doccia bollente e improvvisament, salendo da chissà dove, mi invade un bisogno disperato di caffè espresso.
Ma non di una generica tazzina di buona miscela arabica 100%, questa è proprio una specifica voglia di quella tazzina fumente e schiumosa di un macchiato del Bar Vogue (ma non voglio dilungarmi in particolari, ognuno ci metta il suo caffè, il suo bar, il suo barrista, e avrete capito).
Cazzo da sta cosa qua sono del tutto affascinato! Voi no?
Cioè intendo dire: in quale recondito angolo del nostro cervello si attiva la sinapsi che scatena tutto questo?? Ve lo siete mai chiesti per davvero? E riuscite a resisterle, o cedete ad essa il più presto possibile?
Queste dinamiche sotto il profilo scientifico mi sono completamente sconosciute, come immagino a te che stai leggendo, ma proprio per questo finisco inevitabilmente col ficcarci il naso ben dentro.
Tornando al caffè del bar, da buon visivo mi è apparsa l'intera volta celeste della scena: l'ambientazione, le persone, il bancone in marmo rosso, la luce di traverso, i giornali macchiati di marmellata e zucchero a velo aperti e spiegazzati su ltavolo e l'immagine delle volute di fumo che dalle tazzine salivano dritte al mio naso.
Un auditivo, magari avrebbe avvertito risuonare il rimpallo delle ceramiche del piattino sul bancone, o per lo meno le due botte sulla leva del macinino per far scendere la miscela tostata.
Un cinestesico poi, sarebbe stato sopraffatto dall'aroma virtuale mischiato all'odore della pastafrolla, dalla sensazione del contatto tra labbra e tazzina e dell'aria pungente che d'incanto si interrompe, appena con le mani spinge le porte basculanti del bar.
Ognuno ha i propri interruttori di sinapsi, chiaro, è inevitabile. Ma quel che mi domando è perchè accade in quel dato momento e non in altri, e perchè accade? Questo, è un vero mistero.
E non credo siano situazioni strettamente legate al mondo dorato e subdolo del marketing, dinamiche che talvolta riesco a leggere e indirizzare meglio.
Si tratta proprio di "voglie" piccole, spesso gratuite e quasi sempre del tutto scollegate con quanto si sta facendo in quel momento.
Voglia di giocare a pallone sotto la pioggia, di sentire la voce di quell'amico, di rivedere la scena di quel film. Oppure, la voglia di aprire il giornale per primo e sentire quella senzasione di carta e inchiostro sulle dita, di parlare alla mamma, di nuotare, di passeggiare fumandosi una sigaretta.
Una figata, non c'è che dire. Ma come caspita nascono, queste benedette voglie che ci fanno così imprevedibili e tutti diversi? Che causa scatenante le "attiva"??! Bah!!
E le "non voglie"? Ma ti rendo conto di quante energie spendiamo e quante balle inventiamo con il solo scopo di evitare di fare le cose che dovremmo, ma non vogliamo fare? Ma questo, forse, è un altro discorso.
Dai raccontami le tue piccole, pazze, inevitabili voglie, con cui combatti e alle quali spesso ti arrendi dolcemente. Ma soprattutto dove ti si generano, qual'è la tua causa scatenante? E se non ci hai mai pensato.. beh fallo! C'è un mondo dietro!
Quel tardo pomeriggio, trafelato sotto la doccia, ero ovviamente ed inevitabilmente in ritardo. Ritardo per un appuntamento, una cena o non so nemmeno io che: ma, come sempre, in ritardo.
Eppure, salendo sulla macchina di corsa, mi sono ritrovato ad allungarel'itinerario appositamente e poi, una volta parcheggiato, sono sceso con tutta calma nonostante ciò facesse crescere il ritardo ulteriormente. Volevo gustarmi la scena.
E come me lo sono gustato, quel caffè espresso!
Infine, la solita piccola vezzosa bugia ha "coperto" (per modo di dire, ormai sono veri e propri scketch quelli tra me e lo sfortunato di turno che si ritrova ad aspettarmi, gentil sesso incluso!) le lancette fuggite avanti di una mezzora buona.
Ma vuoi mettere? Mi ero appena "tolto la voglia"!
martedì, ottobre 19, 2010
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2 commenti:
....che poi voglio dire a volte, ma solo a volte, è già soddisfacente la voglia in se, in qnto tale...la voglia di andare,per esempio,senza per forza identificare con esatteza dove e quando, soddisfa gia'per se la necessita' di fuga, di evasione...più prosaicamente il pensiero fisso della ricciola alla crema alla mattina è la più puntuale e precisa delle sveglie!!!
Io sto imparando a distinguere la voglia dall'abitudine... l'ho imparato smettendo di fumare. le voglie quelle vere che hai descritto benissimo non sono poi tantissime, ma quando vengono vanno soddisfatte assolutamente e subito, non ci si può fare niente o almeno io non posso. Una ad esempio di tante? Il sandwich di pasticceria, quello con dentro cotto e formaggio, con la pasta sfoglia salata e morbida. Quando sono in giro mi viene voglia di un caffè, è vero ma mai quanto mi venga voglia di uno di quelli a metà mattina o metà pomeriggio oppure per pranzo.
Il capitolo non voglie... beh lì sono un professionista del rimandare. Ho affinato tecniche sopraffine,. anche quando l'unico cui devo rendere conto di di non aver fatto la tal cosa, sono unicamente io.
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