Tu ci provi a tracciare la rotta, ti metti anche ad armeggiare con le squadrette e il compasso, ma se non sai fare a leggere la mappa, se non trovi la fora di studiare, se non hai una crew che ti tira avanti, non ce la farai mai.
Sarai al massimo il capitano di una nave in bottiglia, nella cieca illusione di ordinare manovre che vedi solo tu, mentra qualcuno sposta te e la tua imbarcazione da una mensola all'altra.
Nel frattempo, cambiano i ruoli. E tu te ne accorgi vivendo, che la mamma di un caro amico si agghinda e sembra splendente, ma lei sì ha smarrito la bussola e lui la tiene mentalmente per un braccio nel resto del suo percorso, e sta trovando le parole giuste per dirtelo e tu sai che l'unico modo per essere un amico, è fare un sorriso e uno spergiuro di saluti.
Poi l'amico saggio che sbanderna completamente e diventa quello che va aiutato o perlomeno sostenuto per partito preso, che lui ha una situazione brutta ora e non puoi lasciarlo solo. E poi, dopo un anno e un pò, si rivela lui il vigile dei sentimenti e ti traccia una possibile rotta, ti dà una sveglia, ti dice hey sporcati le mani, che l'amore è comunque amore.
Nel frattempo cerchi dei stringere la tua comunità e per un tratto capisci che se è così difficile farlo è perchè ci sarà un motivo, che tutti sono impegnati a saltellare da una parte all'altra del ring della loro personalissima battaglia quotidiano, e allora ti viene da giustificare tutti, da far pace con tutti, da addirittura cercare di aiutare tutti, che poi alla fine è una faciloneria romantica anche questa e allora finisci col dire eccheccazzo o è troppo presto, o è troppo tardi e comunque non va mai bene nulla.
Senti tua madre che ti parla in modo un pò diverso, quasi capisce un pò delle tue non scelte, e si crea un'alchimia nuova che speri tanto che duri.
Poi un amico che ti chiamava boss si rimette in contatto, e vive nella città più bella del mondo e ha trovato una donna piacevole che lo ama e che gli ha dato un figlio, e pensi che il boss sia lui e la sola cosa da fare sia andarlo a trovare.
Ti scrivi per il secondo anno consecutivo le stesse resolution sul diario, le stesse identiche dell'anno scorso, che hai passato 365 giorni accarezzando l'idea di intraprenderli quei propositi e poi nulla, e ti viene un pò di freddo lungo la schiena impaurendoti che possa passare una vita, nell'attesa finalmente di vivere.
Ti rileggi un libro che hai sugli scaffali dal 1997 e decidi che lì dentro, che tu abbia 20 anni o 40, c'è tutto. Ne rileggi un altro uscito pochi mesi fa e rifai il ragionamento, perchè l'obiettivo ormai non è più catalogare, pianificare o confrontare, ma semplicemente sottrarre.
Tiritrovi a pensare che stai vivendo un periodo perfetto tra azione, sogno e consapevolezza e ti lamenti che sai che sarà breve, e la fretta torna, maledetta.
Mentre lavi i piatti, fai delle pensate della madonna e quindi maledici le lavastoviglie: siamo sempre la somma delle relazioni che abbiamo, e per il tempo che le abbiamo, e per la loro profondità e verità. Ci illudiamo di poter avere il controllo ma non è così, abbiamo solo il controllo della miscela delle relazioni, che è un pò una fregatura e un pò una salvezza.
Certi momenti vanno fotografati, pensi mentre guardi quella scatola rossa e ripensi al continente obliato e tutto quello che c'era stato prima.
Sarai al massimo il capitano di una nave in bottiglia, nella cieca illusione di ordinare manovre che vedi solo tu, mentra qualcuno sposta te e la tua imbarcazione da una mensola all'altra.
Nel frattempo, cambiano i ruoli. E tu te ne accorgi vivendo, che la mamma di un caro amico si agghinda e sembra splendente, ma lei sì ha smarrito la bussola e lui la tiene mentalmente per un braccio nel resto del suo percorso, e sta trovando le parole giuste per dirtelo e tu sai che l'unico modo per essere un amico, è fare un sorriso e uno spergiuro di saluti.
Poi l'amico saggio che sbanderna completamente e diventa quello che va aiutato o perlomeno sostenuto per partito preso, che lui ha una situazione brutta ora e non puoi lasciarlo solo. E poi, dopo un anno e un pò, si rivela lui il vigile dei sentimenti e ti traccia una possibile rotta, ti dà una sveglia, ti dice hey sporcati le mani, che l'amore è comunque amore.
Nel frattempo cerchi dei stringere la tua comunità e per un tratto capisci che se è così difficile farlo è perchè ci sarà un motivo, che tutti sono impegnati a saltellare da una parte all'altra del ring della loro personalissima battaglia quotidiano, e allora ti viene da giustificare tutti, da far pace con tutti, da addirittura cercare di aiutare tutti, che poi alla fine è una faciloneria romantica anche questa e allora finisci col dire eccheccazzo o è troppo presto, o è troppo tardi e comunque non va mai bene nulla.
Senti tua madre che ti parla in modo un pò diverso, quasi capisce un pò delle tue non scelte, e si crea un'alchimia nuova che speri tanto che duri.
Poi un amico che ti chiamava boss si rimette in contatto, e vive nella città più bella del mondo e ha trovato una donna piacevole che lo ama e che gli ha dato un figlio, e pensi che il boss sia lui e la sola cosa da fare sia andarlo a trovare.
Ti scrivi per il secondo anno consecutivo le stesse resolution sul diario, le stesse identiche dell'anno scorso, che hai passato 365 giorni accarezzando l'idea di intraprenderli quei propositi e poi nulla, e ti viene un pò di freddo lungo la schiena impaurendoti che possa passare una vita, nell'attesa finalmente di vivere.
Ti rileggi un libro che hai sugli scaffali dal 1997 e decidi che lì dentro, che tu abbia 20 anni o 40, c'è tutto. Ne rileggi un altro uscito pochi mesi fa e rifai il ragionamento, perchè l'obiettivo ormai non è più catalogare, pianificare o confrontare, ma semplicemente sottrarre.
Tiritrovi a pensare che stai vivendo un periodo perfetto tra azione, sogno e consapevolezza e ti lamenti che sai che sarà breve, e la fretta torna, maledetta.
Mentre lavi i piatti, fai delle pensate della madonna e quindi maledici le lavastoviglie: siamo sempre la somma delle relazioni che abbiamo, e per il tempo che le abbiamo, e per la loro profondità e verità. Ci illudiamo di poter avere il controllo ma non è così, abbiamo solo il controllo della miscela delle relazioni, che è un pò una fregatura e un pò una salvezza.
Certi momenti vanno fotografati, pensi mentre guardi quella scatola rossa e ripensi al continente obliato e tutto quello che c'era stato prima.
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