martedì, aprile 28, 2009

Conferenza di servizi

I protagonisti:

- Il direttore di ente promozionale pubblico
- Il suo attendente
- la rampante project manager
- Il dirigentino in giacca lisa, naturalmente di ente pubblico (come quella di sopra)
- io, che non so più nemmeno trovare gli aggetivi

Interno, giorno. Luce naturale, grigiastra. Come tutto.

Quattro persone attorno ad un tavolo di un pomeriggio qualunque, in fondo. Come direbbe Flaiano, la situazione è grave ma non seria.
Certo, la rampante appare laboriosissima e parte in quarta presentando urbi et orbi "lo stato avanzamento lavori" di una serie di progetti ad orologeria, nel senso che se non trovano attuazione entro fine anno temo diventeranno nulla più di una tonate scoreggia.
E allora no! Scrivere proporre introdurre illustrare: la poverina le prova tutte per arringare il tavolo sulla bontà della situazione, sulla realizzabilità del tutto.
E' anche piuttosto discreta, la nostra, e attraverso il piano vetrato del tavolo imperiale attorno al quale sediamo, tutti più o meno apertamente le guardiamo le gambe accavallate e i tacchi a spillo che maliziosa muove con generosità.

Però, macchè.

Prende la parola il braccio destro e, con voce straziata dall'impossibilità di essere non dico produttivo, ma almeno simpatico, proferisce una serie che pare infinita di "sì ma occorre sentire", "ma allora a questo punto devo predisporre", "mi lasci guardare", " non credo sia previsto", "scorporando forse, ma temo di no"... e inevitabilmente una beota sonnolenza pervade l'ambiente, e con lui anche me.

Il Direttore (giuro!) ribalta le palpebre all'indietro ogni 8 secondi, e solo uno studiatissimo sistema d'equilibrio basato su gambe distese modello rigor mortis e mani incrociate ad altezza ombelico gli consente una postura quasi naturale, nonostante l'evidente catalessi che l'ha colto. L'attendente prosegue nella sua infinita serie di niét, lucido come un paracarro e zelante come un vigile urbano di turno la domenica pomeriggio.
Io ne ho i maroni stra-pieni prima ancora di prendere la parola, e vado avanti ripensando al gruppetto di spagnole erasmus che avevo di fronte a pranzo (ma cazzo non potevo fermarmi con loro, invece che salire qui?? Il mondo è un posto crudele e un gioco a somma minore di zero) e al contempo prevedendo la montagna di email di lavoro quando rientrerò in ufficio, esattamente nello stesso momento in cui per tutti i miei compagni di riunione sarà unilaterlamente ritenuta conclusa (e con soddisfazione per quanto fatto, ci scommetto!) la giornata di trabajo.
La project rallenta nel suo flessuoso accavallamento di gambe, prova ad aggiustarsi le calze un paio di volte ma ormai percepisce l'odore della sconfitta. Si stringe a sè e prova a rilanciare l'azione, come un grimpeur appena raggiunto dopo una fuga in montagna che tenta, nonostante il volto stravolto, di rilanciare comunque la sua azione. E' uno spettacolo.
Non mi sono dimenticato del Direttore, il fatto è che costui fa il suo primo intervento solo verso il 53esimo minuto del nostro incontro. D'altro canto, è qualcosa di irresistibile. Un breve estratto più o meno recita: "potremmo... allocare.. Korea... Giappone.. sebbene sia doveroso.... in ottemperanza.. blabla.. blabla".
Il dirigentino in giacca lisa, invece, recita la parte dell'attore non protagonista: entra in scena (fisicamente proprio) verso il 48esimo minuto e non lascia alcuna traccia di sè, se non nel classico teatrino del balleto delle business card. Io ne do una a te, tu ne dai una a me.. ah no.. le hai lasciate tutte in ufficio... sarà per la prossima... e poi ci conosciamo già, no?

Per circa 90 minuti veleggiamo alti e la nostra volontà di definire un programma comune è ferrea, indubitabile. Peccato solo che la distanza con chi veramente fa business (e non mi rivolgo certamente a me, ma qualche esempio ce l'ho) sia totale. E il nostro ruolo s'intenderebbe invece al loro servizio, pensa te! Si ragiona seduti sopra bellissime, altissime, sofficissime nuvole.

Tutto un lavoro così. Direi che può bastare. E ci chiamiamo professionisti. E ci definiamo "in rappresentanza" (di aziende, enti, istituzioni col compito di allocare denaro pubblico!). E la chiamano estate (e sarebbe anche l'ora valà!).

Sempre vostro

martedì, aprile 14, 2009

Le domande più belle

Come la maggioranza di tutti noi, ho avuto bisogno di qualche giorno di silenzio per metabolizzare.

Non certo capire, ma cercare di mandar giù il groppo in gola che, inevitabilmente, si forma quando accadono certe tragedie, specialmente se seguite dall'infame scia di sciacallaggio come è avvenuto in questo caso. Ha detto bene un caro amico, l'unica cosa che davvero si può fare è andare ad aiutare, al netto dell'etica, s'intende.

Solo cercando di fare sempre i conti con la propria coscienza, si potrà davero fare qualcosa per tutti i futuri cataclismi che, volente o nolente, qualcuno di noi si troverà a vivere prima o poi. Non si tratta di semplice prevenzione, ma di dare valore alla vita altrui. Duro da averci a che fare.

In realtà vorrei anche scrivere d'altro, di qualcosa di leggero visto che così mi sento, da oramai parecchio tempo a questa parte. Un pochino inconsapevole forse, poco autocelebrativo come sempre ma tanto curioso. Per questo mi trovo così bene a far compagnia ai bambini, specie a quelli cui piace tantissimo raccontare.

Negli anni, penso di essere diventato un discreto ascoltatore: raramente si sentono discorsi tanto divertenti e spiazzanti come quando ci trova di fronte il cinno giusto.


Mia cugina, o per meglio dire la figlia di mia cugina, è indubbiamente la cinna giusta. Così, il pomeriggio del pranzo pasquale con i parenti è diventato il terreno ideale per questo lungo dialogo dissacratorio, surreale e straordinariamente scenico con questa bambina di 9 anni della quale, ovviamente, mi sono perduamente innamorato.

Credo sarebbe terapeutico, e certamente educativo, se tutti quanti si cimentassero in questo tipo di azioni, specialmente quelli estremamente convinti di sé e delle loro scelte.

Perchè si può essere preparati a tutto, credo, tranne che alle domande innocenti di un bambino che entra in confidenza con te. D'improvviso ci si sente proiettati dentro la bolla di sapone del suo mondo ovattato, dove l'indifferenza per il colore della pelle del vicino di banco è davvero tale, come il giudizio sulle persone o gli enigmi di tutto quello che non si spiega, ma magari si cerca di disegnare.


Per questo appare inevitabile considerare che, in effetti, solo nel momento in cui si diventa padre, genitore, si vive davvero quel trapasso, da uno stadio all'altro, indelebile nell'ordine dato di natura e allo stesso tempo propulsione vitale verso la risposta alla domanda fondamentale sulla vita l'universo e tutto quanto. O forse, sarebbe meglio dire alla domanda fondamentale, visto che la risposta la conosciamo.


Chissà quanto mi manca. O meglio, se è data per me una distanza tra ora e quei momenti, andrei avanti col fast forward solo per il gusto di scoprirlo guarda.. Però ieri ho certamente aggiunto un puntino di consapevolezza.

La cosa veramente complicata, rispetto alla quale rimango ancora totalmente sconcertato, è come questo possa essere posto in condivisione, forzatamente sullo stesso piano, con l'aridità l'egoismo l'opportunismo che ci sbatte in faccia ogni giorno il quotidiano, con le sue banali e fedite storiacce che ci invitano a girare sempre con i gomiti alti. Questo Elena ancora non lo sa, beata lei.

Ma alla fine, Rosencrantz e Guildernstern erano poi morti?


mercoledì, aprile 01, 2009

Lascio il lavoro e parto

E' una decisione difficile ma ponderata. Troppa vita aspetta di essere vissuta.
La mamma è disperata ma sa che sarà temporaneo, il babbo vorrebbe essere me, ne son sicuro.
Un salto all'ufficio giusto per salutare M., la mia scommessa, e andrò via. Sento già le prediche: ti tagli fuori! Però che fascino questo arrested development lavorativo!

Naturalmente G. verrà con me, poi penso che passeremo a prendere R. a sinistra, A. a destra.
Ecco il programma random di questo periodo off che ci aspetta, secondo voi quanto tempo occorre:

- Glastonbury Festival
- Bay to breakers, ma con l'alcool appresso
- Tour Africa: Zambia, Maputo, Namibia. Zanzibar?
- Notting Hill Carnival
- Goa and nearby
- Via della Seta (in moto?)
- Burning man
- Camino di Santiago de Compostela
- Caribe in barca a vela
- Fuorisalone
- Feria de Abril
- il Redentore
- Sundance Film Festival
- Argentina, Mar de La Plata, Montevideo. Terra del fuoco in bici
- Corsi di vela in Polinesia
- progetti presentati su Idealist

E il vostro off plan? Che progetti avete in mente?
Se un giorno lo faccio la colonna sonora sarà questa!




Buon primo aprile!