venerdì, ottobre 20, 2017

Sono i piani che muovono tutto

Sbaglio la chiave da infilare nella toppa per aprire casa.
Poi, l'altra mattina, non mi veniva più in mente nessuna delle mille password che utilizzo al lavoro.
Perchè sono mancato due settimane, certo. Ma anche per qualcosa in più, perchè ho avuto la testa in vacanza. Vado a fare la spesa e pago col bancomat, PIN: primo, secondo, ultimo tentativo..
Ok ho resettato, e ora non so se voglio davvero tornare a questo mondo qua, o lasciarmi in quello alle spalle.

Ormai un pò più di qualche giorno è passato, e il ritmo del sudamerica forse mi è già uscito di dosso, però credo che sia qualcosa che vada trattenuto, per quanto possibile, riassaporato ancora una volta perchè è qualcosa che - almeno su di me - fa effetto, ha la forza di un cambio permanente e la fascinazione del viaggio mai del tutto concluso, quindi col mistero un pò incorporato.

Un semplice momento offre il fianco allo spleen. Andrea mi lascia lungo la Avenida Forest, saranno le 5 del pomeriggio, veniamo da una giornata di chiacchiere lavoro e idee al Peru Beach, dove sono finalmente riuscito a mettere in fila un pò di contenuti per il progetto del podcast sullo Spallino, o quel che sia, e non mi par vero.
"Per arrivare all'hotel entra di qui, nelle stradine a sinistra. E' Colegiales, dicono sia il quartiere con la più alta qualità di vita della capitale, ci sentiamo domani!" e le ultime parole erano davvero corrette, perchè da allora ci saremmo inviati sfilze di messaggi vocali.

Cammino in questo quartiere ordinato, di case basse e tipiche e mi ritrovo a pensare alla loro storia, chi le aveva costruite e quando, il loro prezzo, come vivono la vita questi, che potrebbero essere i miei vicini. I ciotoli rettangolari delle strade, tutti intarsiati e levigati, con macchie di asfalto talmente perfette nel loro essere sgarruppate, che mi sa che mi sono innamorato.
Cazzo, come sempre nella vita: quel che mi piace una volta poi mi ruba il cuore per sempre, che si tratti di ragazze canzoni, istanti, oggetti, abitudini e, sì, città. Ci ho fatto 40 puntate di un romanzo radiofonico, ricordate?!
Dromomania: ebbene, più passa il tempo e più mi convinco che sia davvero Buenos Aires la città che è la mia malattia e la mia cura.

Ti starai chiedendo perchè ne sia così convint, quasi ti sento.. io lo so perchè: mi ritrovo dopo un altro pò di passi - e ti giuro non mi capita quasi mai, a onor del vero - a pensare alla felicità. Sarà la luce che filtra tra le grandi foglie dei platani e delle acacie e si stampa sui murales magnifici alle pareti, sarà la primavera, Sarà quella ragazza che passa in bici o quello che porta una nuvola di cani al guinzaglio. Sarà questo inutile giorno perfetto: cos'è la Felicità? La risposta, quella, è sempre la stessa, ormai da un pò di tempo a questa parte. La felicità è la libertà, e qui mi sento libero di poterlo finalmente pensare.

Raggiungo l'hotel e parlo un pò con la barista, che ama la mia parlata strampalata e sogna l'Italia. Gemelli diversi e perfetti sconosciuti, questo sono i ragazzi sbarbati che prestano servizio in quest'hotel, in confronto agli italiani: a me sembrano più che simili, ma con attitudini tutte diverse. Qui c'è tutto da fare, tutto è scalfito e da rinnovare, disincantato e accessibile. In Italia è scintillante o in disuso, perfetto o malandato e soprattutto inaccessibile e con l'eterna sensazione del "tutto già fatto". Fanculo, come mi ha reso sociologo questa passeggiata nella capitale.
C'è la musica di Amy Winehouse nell'aria, ma dovete sentirla anche voi, proprio in questo momento, per ricevere un pò di quelll'atmosfera che si respirava in quel momento, che sto tentando di raccontare: dai schiaccia qui.
Come fai a non pensare che la vita è bella.
Svegliarsi la mattina e stare bene, tutti i pianeti perfettamente disposti e anche l'energia giusta e la testa sgombra.. ecco, sta tutto tutto qui.
La vita è bella e la vita è sofferenza, qualunque cosa canti Amy a me mi arriva sempre questo insieme di feelings struggenti come un tango che però non è un tango e quasi non riesco a definirlo, lo stile di Amy. Però arrivo in un attimo alla conclusione che allora va bene, l'amiamo e soffriamo per lei, la vita. Intendo queste sfaccettature della vita, quelle che mi hanno portato qua, e prima in Colombia e dopo chissà dove. L'apertura, l'imprevedibilità, i piani, ché sono i piani che muovono tutto.

Ho buttato via una vita, per l'effimero di un lavoro e tante miglia aeree? oppure ho costruito il castello dei miei ricordi e delle mie idee che solo così, vivendo in diagonale come volevo, ho potuto far crescere? Ah boh, non lo saprò mai. Non rimane che godersela. Che non sai quanta ne resta, e i piani è bello realizzarli per poi farne degli altri. Da troppo, troppo ne scrivo e basta.

Buenos Aires che è la malattia e la cura.. avevo un ricordo speciale, una cosa che avevo scritto a una persona luminosa, immaginandomela accanto a me, e mi sale alla mente lì, a dodicimila chilometri da casa e a pochi metri dal mio sogno, quello di avere un motivo per ritornarci. Ci ripenso tutto il giorno, e quello dopo. Perchè questa sinapsi proprio adesso?


Andare a ritroso a leggere i messaggi, i post, le annotazioni e trasalire quando sale alla mente quell'idea pulita, cristallina come allora... ma 5 anni dopo ormai non è più lucida, è impolverata, e tu improvvisamente ti senti inadatto e senza appigli. Ma è un momento appena, perchè la testa è così in sincrono e la colonna sonora di questo vagabonding sudamericano è così perfetta che non c'è tanto tempo per fare i nostalgici.
E' una città che mi vedo vivere, con un lavoro e una famiglia, o senza lavoro e senza famiglia, ma trovando occasioni stupide per andare alla cancha o da Salgado Alimentos con Andrea per parlare di politica internazionale e figa, di import di passeggini upscale e del significato del profilo Instagram di Bonucci, di meditazione, tinder e del situazionismo di Guy Debord... Andrea, uno che ne trovi forse dieci nella vita con un mood così perfettamente in linea con il mio. Lo vorrei incontrare tutti i giorni, Andrea. E invece mi basterebbe incontrarlo due mesi l'anno e per il resto mi accontenterei di un pò di messaggi vocali al giorno, mentre la tecnologia fa il suo corso.
Frequenterei anche Valentina, con la quale vorrei tanto lavorare perchè un pizzico di riminesità nel tessuto bonarense produce un risultato quasi perfetto. Sono certo che mi farebbe iscrivere al suo circolo, giocare a tennis e magari correre una maratona. E poi Nacho e Gus e chissà chi altri, pure le nuove generazioni con i servizi a domicilio.
Fai delle liste di desideri Emanuele, colleziona tempo, comincia subito, perchè poi saranno tutti da realizzare.

Vagabonding aveva significato Bogotà prima, mai visitata prima e palestra di confronto sulle mie teorie curative del sudamerica. Sensazione di pericolo e natura selvaggia, classe ricca e classe povera, il mito di Escobar e il terrore di Escobar, "si senor" e "con mucho gusto" infilati ovunque, il bad feeling dell'imperialismo americano che penetra e inquina tutto, appiattisce tutto. E poi Sabrina, a cui sarò sempre grato, che lascia l'adorato Ecuador è marcia 25 ore di pullman per vedermi un pomeriggio, pranzare e passeggiare insieme e poi parlare di fronte a un caffè italiano (in un bar italiano, con una macchina del caffè italiana, un bancone frigorifero del gelato italiano, uniformi dei camerieri a marca italiana, scooter sul marciapiede con bandiere italiane e adesivi "46" e alcuni "58" appiccicati a tutti i motorini sparsi attorno a noi, tanto che ripenso al "Hey man, Italy still means something" che mi disse Tolga sul lungomare di Izmir e penso che sì, ha davvero ragione) di come il suo pellegrinare dalla fine del mondo fino a lì l'abbia resa una persona migliore e piena di risorse, ma anche di fiducia verso l'altro, verso il mondo. Un messaggio bellissimo che mi è rimasto addosso e conto di non scordarmelo nei prossimi scontrosi giorni di lavoro. Sabri in qualche modo irradia positività, profondità e benessere come poche altre persone al mondo e tante volte mi sono ritrovato a pensare a lei, immagino che certo non sarà un caso.

Non è tutto ordinato, lo so, perchè arriva da qualcosa di molto intimo dentro di me. Anzi, è tutto così sconclusionato che concludo dall'inizio, dal momento in cui dopo un paio di anni rivedo Andrea davanti a una birra, in un bel quartiere di una città e un paese dove il calcio è allegoria del vissuto quotidiano, dove arrabattarsi si traslittera in "parare i rigori" e chiedere un aiuto inevitabilmente diventa "supplicare un cross al centro".
Con Andrea si parla di convenevoli e poi lui in 4 minuti, 5 al massimo, mi racconta che va dallo psicologo con cui parla di questo e quello, poi va a fare meditazione e quel momento di bilanciamento gli risulta essenziale per riequilibrare l'utilizzo di mente e corpo, di pensieri di ansia e consapevolezza. Scatta il salvavita interno e - sospeso in un limbo per qualche secondo - finisco col pensare da quanto cazzo di tempo non ho una conversazione così profonda e allo stesso tempo semplice, disincantata e istruttiva. Al che lui dice qualcosa tipo "e poi arriva un contatto umano e il castello delle tue convinzioni cerebrali cade!", e al contempo mi tocca la mano, ed è come uno spleen, un momento che non so perchè mi ricorderò a lungo. E' lui il testimone di una vita piena solo di metropoli e pampa ma anche vissuta in Technicolor, più vivida e il perchè è il suo presente. Ragazzi lo so che non avete capito, ma vi basti sapere che questi diventeranno un giorno soci, e ci ritroveremo a discutere come impostare il piano strategico per il biennio successivo mangiandoci una pizza Nel Forno. Sarà un golazo de mitad de cancha! Sto posto pazzo e incompleto, furbo e creativo, dove presentano il tg dalla tv di stato in minigonna e con un'energia tutta sua, quella di tutta l'America Latina, che come dice Massi "non si può dimenticare una volta che la si conosce".

Chiudo con una considerazione: il blog non è più il mezzo adatto per queste sbrodolate romantiche e desolanti. Ma che ne so cosa sia giusto utilizzare, nel 2017? un video in slowmotion su cui io racconto i miei pensieri? Un grande direttore della fotografia per uno sfondo con i panorami mozzafiato, mentre un'assistente suadente legge le mie note? Un ologramma che si siede sul divano e ti trasmette la mia esperienza?
Non lo so, io so solo che sono stati momenti di pace e di riappropriazione di me, di piacere e di gioia di vivere. Tutto il resto, lo sapevate già.