martedì, giugno 27, 2017

il concerto che mi suonerà sempre in testa

Sabato sono andato a vedere il concerto di Eddie Vedder, e ho scoperto almeno 3 cose





Se hai qualcosa dentro, diventi qualcosa di diverso da quello che eri
Per fare una serata magica ci vuole più di una magia
Siamo ancora giovani finchè continuiamo a sommare


Ma fatemi spiegare.

Io non ci dovevo andare, è stata la mia amica Alessandra, refrattaria ai concerti, che mi ha suggerito questo appuntamento, che ha preso i biglietti.. per poi non venire. Chiaro, finisce sempre così no? Alla fine sono andato con la mia vecchia-nuova compagna di avventure musicali Emma, con la quale siamo ormai a una bella somma di serate sotto un palco. Ma non è certo solo questo.

C'è che io la voce di Eddie Vedder la conosco da un quarto di secolo, quando forse nemmeno diciottenne cominciavo a sofisticare i miei gusti e ho capito che no, i Pearl Jam non mi piacevano.
Per un sofisticato come me era più bello il suono inglese, meno corrosivo di questi cappelloni di Seattle.. si ok i Nirvana e Kurt Cobain avevano un fascino indiscutibile, ma forse - ripensandoci oggi - è stato "Achtung Baby" degli U2, uscito verso natale del 1991, a segnare una divaricazione netta tra quell'ammasso di musica che ascoltavo prima, e le scelte che sarebbero seguite.

Prima c'erano sì i Pink Floyd, ma c'era anche Vasco, Ligabue (ebbene sì), c'era qualcosa di Bowie, i "vecchi" U2, i Simple Minds..  c'era tanta merda contemporanea (ma tanta, tra fine 80s e inizio 90s..) e poi sono entrate "about a gilr" con la voce sempre indietro, sempre roca di Kurt Cobain, e quasi in contemporanea il suono nuovo degli U2 di Mysterious Ways, e io insomma ho scelto la seconda via. Che in poco tempo è diventata Massive Attack, poi Oasis, poi tante, tante cose... ma tutte abbastanza distanti dal suono ruvido e la voce lirica dei Pearl Jam, che ascoltavo sempre di straforo come un pò tutto il grunge (anche se sono sempre stato pazzo per quel diamante grezzo che è "Jar of Flies" degli Alice in Chains).

Tutto sto pippone per dire due cose, fondamentalmente: che nei primi anni 90 girava della gran musica, davvero. Losing my religion dei REM e Enjoy the Silence dei DM hanno contribuito a farmi capire che amavo il suono più pulito, più curato.. per dire. E poi che io quella musica là, chitarre e magari teste rotanti e salti e urla non lo prendevo, non pretendevo di capirlo ma non riuscivo davvero a salirci sopra. Poi Cobain si è sparato e quel sottile filo che mi teneva legato a quel mondo di Rock&Roll ruvido, scivolato nel grunge, si è spezzato per tanti, tanti anni.

Per questo sì conoscevo Vedder, ma forse senza la spinta di Ale non ci sarei mai andato, a sentirlo dal vivo.. perchè temevo la musica violenta del rock, e da ignorante e fortunato quale sono, manco sapevo che avrebbe suonato per due ore accompagnato solo da una chitarra elettrica, una acustica, un ukulele e un mandolino, solo per il breve tratto finale insieme a un altro grande musicista come Glen Hansard. Io non sapevo, ma Eddie Vedder, senza più l'impalcatura dei Pearl Jam, era evoluto fino a regalarci un concerto intimissimo per cinquantamila persone, e dio solo sa quanto intimo per ognuno di noi, sabato sera.
Per i vecchi fans dei Pearl Jam, per quelli che l'hanno conosciuto con la voce vecchia e il suono nuovo della colonna sonora di "Into the wild", per quelli che l'hanno conosciuto davvero sabato scorso, come me.
E qui lui ha dimostrato davvero di avere qualcosa dentro che lo ha fatto evolvere fino a riuscire a creare quell'epifania musicale che solo il primo concerto del Boss era riuscita a suscitare, almeno su di me.

Musica che non mi piaceva, che forse ora mi piace ma che non so se mai sarà la prima scelta, se devo mettere su un disco o un cd (scusate, sono vecchio e la musica prevalentemente la ascolto ancora così... che poi credo sia il segreto per capirci qualcosa, nella frenesia senza senso che ci circonda quotidianamente oggi, con i ricordi o le foto che si cancellano dopo poco.. ma vabbè non voglio uscire dal tema). Musica che lo so che non è la mia preferita, nemmeno oggi.. ma che mi emoziona.
Partecipazione forte, emozioni che partono dal palco e arrivano a noi lì sotto e poi ritornano al palco sotto forma di energia che genera nuova energia.. ecco quella cosa circolare lì credo di averla trovata, dal vivo, forse solo nei concerti di Springsteen e di Vedder sabato, che ripeto non sono "la mia musica prima", la mia scelta nè credo saranno mai la musica del mio funerale.

Ma forse la musica è una sola, sotto il cielo stellato.

Appunto. La magia di quella sera si respirava nell'aria, tra vecchi fans e facce del rock ormai belle pulite e con le braccia e le schiene tatuate. Ecco, forse una frattura della storia è avvenuta quando è caduto il muro di Berlino; una seconda frattura è avvenuta con l'avvento di internet; una terza è avvenuta con l'uscita di Achtung Baby (tutte in 5 anni fateci caso)... e la quarta frattura enorme della storia è successa nel momento in cui i tatuaggi hanno smesso di essere brutti e fatti male e addosso a gente borderline .. e hanno cominciato ad apparire addosso a gente figa, e sempre più grandi e colorati. Quando lo fissiamo sto momento? Boh.. prima dei selfie di sicuro, prima del ritorno dei vinili forse, prima dell'avvento dei voli lowcost forse... vabbè un'altra volta fuori tema. I titoli li ho scritti all'inizio, stavolta, facile rientrare nei binari.

Insomma: una serata perfetta si ha solo con la combinazione di magie, quindi non solo un biglietto comprato per te da altri senza nemmeno esserne del tutto convinti. Alla serata perfetta occorrono i compagni di sempre e quelli nuovi. Occorrono le sigarette simpatiche, occorre un suono sorprendente, occorre un tramonto perfetto coi fuochi sulle città del cuore, occorre che uno sconosciuto ti regali due braccialetti per il pit quando nemmeno di pensavamo. Occorre che quell'uomo enorme sul palco moltiplichi le emozioni con una serie di cover fantastiche, così che tutti si sentano un pò più vicini, un pò più dentro alla serata, con i Pink Floyd ne catturi tanti, con Neil Young altrettanti, con Imagine di John Lennon li catturi proprio tutti.
E con una stella cometa proprio alla fine di quel pezzo, una stella così pazzesca che tutti pensiamo sia un effetto speciale per quanto sia perfetta e ancora alla fine ce lo domandiamo, ma no è davvero una stella come come forse non ne rivedremo più per il resto della nostra vita.. beh allora è davvero questa, la serata perfetta, dove commuoversi per un pezzo sconosciuto che però arriva dritto al profondo, e scava ancora. Voce e chitarra e pensieri e speranze, tutto insieme e tutto bello distinto.
Questo sarà per sempre il concerto della stella cometa alla fine di Imagine, che lo vogliate o no, fans della prima ora e gente un pò lì per caso. Ma sarà, anche questo per sempre, anche molto di più, in un modo che io con le parole certo non riesco a spiegare.

Sul fatto che siamo giovani perchè accumuliamo ci ho pensato il giorno dopo, impilando il biglietto del concerto e il braccialetto del pit sopra a tanti altri.

Una volta lessi un post bellissimo su un blog altrettanto meraviglioso, in cui si ragionava che la vecchiaia comincia per sottrazione: si perdono capelli, ricordi, altezza, poi anche di più, se si subiscono operazioni. Poi si perde contatto e si entra in un dimensione diversa, mano a mano.
Noi sabato abbiamo lavorato invece sul lato dell'accumulazione: un nuovo biglietto, un nuovo cantante da seguire aspettandone il ritorno, un nuovo ricordo da mettere alle spalle, una nuova idea di come le persone che hanno davvero qualcosa da dire, lo possano dire evolvendo, in modi nuovi, senza perdere magnetismo. Poi ho fatto pace con l'unica canzone che mi è sempre piaciuta dei Pearl Jam, Black, che alla fine del viaggio di sabato, con sola voce e chitarra, mi è sembrata più bella che mai e mi ha fatto ritrovare il ragazzino che aveva fatto altre scelte, ma che ora in armonia fa spazio a suoni vecchi che diventano nuovi, a ricordi un pò ruvidi che diventano veri. Chissà... agli U2 il 16 luglio nuove sentenze!

W la musica, viva le notti sotto le stelle.