venerdì, ottobre 02, 2015

2 ottobre 1995 - 2 ottobre 2015

Vent'anni fa oggi, 2 ottobre, entravo al Virgin Megastore di Piccadilly Square a Londra e compravo questo disco. E la mia vita, come quella di tanti come me che sono cresciuti con il suono del BritPop, il mito del calcio inglese e i primi due libri di Nick Hornby, non sarebbe stata più la stessa. Ma molto più bella. Alcuni dei miei ricordi più incancellabili si legano indissolubilmente ai suoni di questo disco e per sempre, sempre lo saranno.
Perché il suono dei Beatles, Rolling Stones, Who o Springsteen era già storia per noi, ma avere 20 anni nel 1995 ha significato crescere con il suono del grunge, britpop e la elettronica di allora, è stato dunque un provilegio che i poveracci che hanno 20 anni oggi nemmeno possono immaginare.
La sera stessa andammo a vedere lo showcase a HMW in Oxford St. chiusa al traffico e Liam come menava quel tamburello, fu il mio primo "concerto" degli Oasis. Tanti ne sono seguiti.
Il sabato successivo, allo scambio della metropolitana di Hammersmith, due rude boys rientrando dalla partita del Chelsea, calciando una lattina di Coors, attaccarono a cantare "sheees iletttricc!!" e fu subito chiaro che quell'album avrebbe fatto la storia della working class inglese, quella che sembra non esistere più, per molti anni a venire.
E prima di tornare ci andammo anche noi, all'alba delle 6 a.m., lungo la stretta Berwick st. a farci fare una foto come quella sulla copertina, camminando strafottenti senza pensare a niente.
E se anche per voi, come per me, il momento più bello é quell'attimo di silenzio tra la track 3 e 4 di questo album, allora vuol dire che anche voi avete ricordi indelebili impigliati in queste canzoni.
20 anni fa.
Believe. Belief. Beyond.

dedicato a Richy, Vitto, Mirko, Sandro e a tutti quelli che hanno condiviso i suoni e i ricordi. 

mercoledì, settembre 23, 2015

Se davvero fosse una questione di soldi e tempo

Hola gente!

stamani mi sono svegliato e alla radio parlavano di soldi, costo della vita. Poi di lavoro, torna-si-stabilizza-ma-va-là non ce n'è e altre robe simili.
Poi al bar, una signora che parlava con altri due che hanno aumentato la retta dell'asilo, poi s'è rotta la macchina e boia che due maroni non ce la fa, che deve correre al lavoro via via che la stanno già aspettando, per portare a casa lo stipendio, che senza sarebbero rovinati.
Poi sento di amici, o amici di amici, che perdono il lavoro e per fortuna che il suo ragazzo ha un buon posto; di altri che una volta dicevano che l'equilibrio è tutto e ora fanno le 21 a lavorare tutti i giorni e poi si spendono tutto in weekend nei resort e quelle cose lì.
Poi ce ne sono altri ancora che gli dici "ci vediamo per un aperitivo"? e quello ti risponde "eeeh magari guarda ho una giornata tremenda, poi domani a Roma e poi giovedì a Londra in giornata e poi sabato mi sa che devo stare in casa che ho da recuperare le lezioni del master!!".
E magari c'è quell'altro che "il mio contratto di lavoro prevede 7 ore e 40 al giorno, perchè dovrei farne di più"?
Quello che sono due soci e si separano, e non sanno come andranno a finire.
Quelli che se gli chiedi "ma cosa farai nei prossimi anni" ti guardano come se gli avessi domandato dove ha seppellito il cadavere.
Quelli che "bisogna pur far qualcosa!", quelli che imperterriti inseguono il loro sogno anche se il presente è misero, quelle che hanno studiato un casino e poi finiscono col fare la mamma.

Insomma un pò un casino, gli equilibri di un tempo si sono del tutto perduti e direi che siamo molto lontani dal ritrovarne di nuovi.

La domanda che mi è venuta stamattina, mentre sorseggiavo il mio caffè, è la seguente: se tu, proprio tu che leggi, da domattina ricevessi esattamente lo stipendio che stai ricevendo ora ma così, come dicono quelli, di cittadinanza, cioè potendo rimanere a casa, cosa faresti? Immaginiamo che lo puoi ricevere, lo stipendio, solo se hai ufficialmente qualcosa su cui vuoi dedicarti.

Io organizzerei un gruppo, nel senso di una banda proprio (naturalmente prima dovrei imparare a suonare un minimo uno strumento, una chitarra direi) e suonerei, anzi proverei a suonare, tutti i giorni.

Poi farei in modo tale che quel bar diventasse anche il mio bar, dove chiamare i miei amici e commentare quella partita, quella ragazza e quella vacanza.

Andrei in barca a vela fino a diventare un vero marinaio, ma sempre in Sardegna o comunque nel Tirreno. Vivrei tra Emilia e Romagna, con frequenti viaggi a Londra, diviso tra i progetti sostenibili delle Serre dei Giardini di Kilowatt, quelli folli di Fabio e la sua crew di Rockin'1000, quelli miei raccolti sotto l'effige di Dromomania, perchè devi sempre avere tutta la strada davanti.

Di certo vedrei molte persone, passerei molto tempo con loro poichè per l'alchimia ci vuole tempo, e di persone con cui vorrei passare tanto tempo insieme ne conosco, sia da decenni che da pochi mesi o settimane. Organizzerei dei pranzi della domenica e delle cene tutti insieme, ecco.

Il tempo andrebbe stampato in tagli da 1 ora, una giornata, un weekend, una settimana e messo nel portafoglio, a fianco delle banconote.

Leggerei Infinite Jest di DFW, guarderei una lista lunga così di film che non riesco più a guardare.

Finirei quel progetto di Cyclica con il Mentor Achab.

Farei il PoletoPole dall'Alaska alla Terra del Fuoco con Cristiano e Niccolò.

Andrei a Buenos Aires per comprare una casettina, in cui stare un paio di mesi l'anno.

Farei un corso di pasticcere, un programma radio e forse un MBA. Incontrerei Baggio, Springsteen e Obama, anche Papa Francesco e Mujica.

Calcolando che anche tu, e tutti, avremmo un sacco di tempo disponibile, sono convinto che trasformeremmo il mondo in un posto infinitamente migliore. Basterebbero due anni, direi.

Il fatto è che sono convinto che, con tutto il tempo del mondo a disposizione, non è mica vero che il mondo si fermerebbe: molti non farebbero più un cazzo o al massimo andrebbero a correre al parco, molti altri farebbero più di adesso, liberando la loro fantasia repressa. Dite di no? In fondo, io mi son scritto sta roba solo per avere una bussola delle cose da fare, perchè lavoro o non lavoro, se vuoi fare le cose, il tempo lo trovi e le fai.

Infine, ascolterei musica, più musica tutto il giorno, fantasticando su quale concerto andare, cosa comprare.. tutte queste cose qua. Magari aprire un negozio di dischi, e se fosse oggi, il 23 settembre, suonare Springsteen tutto il giorno. Auguri Boss!

E tu, se da domani ti trovassi sul conto in banca il tuo stipendio senza lavorare, cosa faresti?


martedì, settembre 01, 2015

Liolà

Ci scrivo poco ormai quassù ma stavolta, come alcune vecchie abitudini, so che mi servirà e mi piacerà, così lo faccio.
Estate, vacanze. Alla mia età funziona così: hai famiglia, già a Natale sai che destino ti attende. Sei accoppiato, spesso te ne finisci una settimana in un luogo super ameno con la tua metà, uno di quelli mai visti prima né da te e né da lei.
Se non sei accompagnato, il gioco si fa più complicato perchè crescono sia i rischi che le opportunità. Rischi di rimanere tagliato fuori, di non sapere che fare, di litigare con i tuoi amici su dove andare, di cullare sogni di viaggi incredibili poi non riuscire a metterli in pratica.
Opportunità di fare davvero quel che ti piace, di visitare i luoghi del cuore, di decidere in piena libertà chi avere accanto, di aprirsi alle possibilità novità.

Il mix di questa roba qua, per me, significa una e una sola cosa: salire su una barca a vela in Sardegna. L'anno scorso avevo tirato la moneta ed era uscita una vacanza bellissima e un feeling che non se ne voleva andare via. Quest'anno, penso, quei ragazzi li voglio ritrovare. Anzi sarebbero davvero perfetti per me, persone con le quali ho speso due settimane lo scorso anno, con i quali mi sono trovato benissimo e che soprattutto non sanno nulla del mio quotidiano, delle beghe al lavoro o della tipa con cui sto uscendo, se ho problemi economici o se sto attendendo l'esito di quel colloquio per un lavoro a Milano. So solo che sono due ragazzi con cui sono stato bene, quindi certamente lo sarò di nuovo, e che in fondo il gruppo su whatsapp dopo la vacanza dell'anno scorso proprio a questo scopo, in fondo, serve.


Occorre cercare la barca: la quarta compagna della vacanza lo scorso anno, così unica nel suo modo di essere, aggressiva ma simpatica e quasi materna, ci suggerisce di cercare sul web questo scafo, Liolà, e parlare con i proprietari, che anche lei vorrebbe venire ma tra amici che arrivano dal Brasile a trovarla e gli hosts di Airbnb che le occupano casa, sta nei casini - chi ha queste vite tumultuose, fateci caso, sta sempre nei casini.
Noi ci mandiamo un pò di messaggi poi diciamo che sì, Antonia ha ragione: dalle foto la barca appare molto bella, l'itinerario previsto ci piace, la ragazza che ci spiega un pò le cose ci ispira molta simpatia e poi abbiamo tutti questa voglia di rivederci, così sincera e così forte. Naturalmente, siamo liberi da impegni e siamo arrivati al 30 luglio che ancora non sappiamo cosa fare e quindi la tendenza a dire sì è piuttosto naturale.
Alessandra, che funge da collegamento tra il Comandante di Liolà e i vacanzieri con basici rudimenti velistici (e apprenderemo dopo essere la sua compagna, ritrovandocela in barca alla partenza), ci informa che una cabina è già stata presa da due ragazze tempo prima, due tipe molto tranquille e sulla trentina, ci fa lei.
Il meteo nella nostra testa passa da sereno con bonaccia a variabile, con possibile moto ondoso in aumento.
Sì perchè - chi ha mai fatto vacanze in barca lo sa bene - lo spazio a bordo, per definizione è angusto, non c'è un bar dove andare se si vuole stare soli, occorre stabilire insieme tutta una serie di cose (dalla cambusa alle rotte, ai tempi di stazionamento in una determinata caletta) e poi vai tu a sapere che cazzo di alchimia si può creare a bordo? Quella è sempre un terno al lotto. In cuor nostro, speriamo che Antonia (la nostra compagna dell'anno prima) si decida a unirsi a noi, in modo da formare una solida maggioranza a bordo, collaudata e in grado di "gestire" le cose in ogni momento in cui c'è da prendere una decisione. E invece no: una mattina, Alessandra ci informa che ha dato conferma ad un'altra ragazza, amica di amici suoi, che arriverà in traghetto e che conosceremo alla stazione marittima di Olbia.
Le mie sensazioni sono positive ma alcune nubi, in questa estate dei concerti e dei cieli tersi, si addensano nella mia testa. E se le 3 ragazze non andassero d'accordo tra loro? E se, peggio ancora, fossero in qualche maniera inutilmente coalizzate con lo scopo di crearci imbarazzi, una volta a bordo?
Chissà: fatto sta che ci si presenta e subito veniamo spediti tutti a fare la spesa per la cambusa, poi a bordo e via, rotta verso la Corsica.
Noi 3 ragazzi sappiamo come si stia bene insieme, gli argomenti da toccare e quelli meno interessanti, le confessioni da tirare fuori la prima sera e tutte queste robe qua. Veniamo a sapere che per le ragazze a bordo si tratta della prima esperienza velica ma appaiono sorridenti e strafottenti, anche quando finiscono di corsa al bagno per vomitare, che nelle bocche il mare è agitato. Sorridono, trasmettono un feeling di benessere e complicità aiutato dal fatto che il Comandante e Alessandra sono cordiali e pieni di esperienza per farci superare le piccole barriere iniziali.

Il resto, beh il resto non lo posso raccontare.
Perchè non ci sono le parole, o perlomeno perchè io non le conosco. Le parole per descrivere l'assoluta bellezza e ineffabilità di quei sette giorni spesi tra il mare, rade e località stupendi e soprattutto ognuno un pò, sempre di più, dentro il tempo degli altri, con il piacere puro di stare insieme, conoscersi, confrontarsi, parlarsi. E ridere.. mamma mia da quanto tempo non ridevo così tanto.
E come sempre mi sono ritrovato a constatare che buttarsi, alzarsi dal letto e fare qualcosa porta con sé il potere fortissimo di aprirsi alla serendipità, apprendere da ciò che si sente, ciò che accade.
Ho imparato tantissime cose, che spero di portare con me il più a lungo possibile.
Ho imparato che andavamo verso Bonifacio, Cala della Rondinara o Lavezzi ma in realtà andavamo ogni giorno di più verso Isabel, Gigi, Eleonora, Paolino, Rosa con la grande fortuna di avere accanto persone che sono un pò così anche nella vita reale, un pò sono davvero quelle che sono state accanto a me in quei meravigliosi giorni intorno all'arcipelago della Maddalena, anche se le incroci al supermercato sotto casa. Che culo, ragazzi miei, avervi incontrato.

La vela è vita perchè impari a capire che non puoi cambiare il vento, ma puoi sempre regolare le vele.
La vela è vita anche perchè ti mette a stretto contatto con gli altri e ti impone di cercare il miglior te stesso da offrire agli altri, che la barca così sarà molto più stabile.

A volte ho fatto questo gioco di trovare i "momenti perfetti" e sono stato fortunato quest'estate perchè ne ho vissuto più di uno. Nella settimana passata su Liolà ce n'è stato uno che vi voglio raccontare.
Saranno state le tre del pomeriggio, o forse le quattro, nel rarefarsi del tempo che solo il sole sulla pelle e alcuni giorni nomadici in barca avela ti possono dare. Non riesci più a pensare a niente, anzi meglio: finalmente riesci a non pensare più a niente, che se ti chiedessero il numero del pin del bancomat rimarresti a bocca aperta per mezz'ora. La barca è quasi deserta, siamo rimasti  a bordo in tre, che tutti gli altri hanno deciso di nuotare fino a riva, battigia dell'isola di Cavallo, per quel poco che la si può calpestare visto che è privata e popolata da rade, meravigliose ville.
Io sono a prua, steso al sole, apro "L'estate infinita" di Edoardo Nesi e ne leggo alcune pagine, poi cado addormentato. Dopo un pò mi sveglio, mi guardo attorno, scambio due parole con il Comandante e realizzo che sono le 4 appena. Tutto il pomeriggio davanti. Magari potrei fare un tuffo, oppure mi rimetto a leggere, e stasera potremo giocare a indovinare i film mimandone i titoli, oppure raccontarci gli ultimi 3 anni della nostra vita.
E' ancora quel momento lì quello che a me piace più di tutti.

Con tutto il mare davanti
Con tutto il libro da leggere
Con tutto il tempo per aspettare gli altri che torneranno.

Che poi sceglieremo insieme una canzone, ci passeremo l'accendino e fantasticheremo su un possibile ritrovo ad ottobre. "Momenti perfetti", li chiamo io e sono la cartina al tornasole di una vacanza perfetta, che per fortuna si sta trasformando in una fine estate di nuovi contatti e progetti.

giovedì, luglio 23, 2015

Cominciare a sporcarsi le mani

Ci sono cose che se non le scrivi, mica ti entrano in testa.

Ti perdi nel lavoro dove vedi che sei capace, anzi forse a volte sei un tantino sprecato, e alla fine ti incazzi perchè non ti danno soddisfazioni. #graziealcazzo, lo sapevi già da prima!
E ti dimentichi di fare le cose che servono a te, conoscere meglio le persone che ti interessano, sporcarti le mani, prendere qualche calcio magari ma darne anche, sgomitare e costruirti bene la tua strada.
Hai sbagliato a leggere la cosa, a dare la scala di priorità. Hai sbagliato forse a pensare, o a pensare troppo, che il tempo passa e qui non succede un cazzo e te lo vendono come un successo.

I tuoi punti di riferimento che a volte non sono più tali: alcuni mostrano le loro fragilità, altri fanno cazzate o sono giù di corda, altri ancora semplicemente capisci col senno di poi che non lo erano in realtà, dei punti di riferimento.

Una vita dove le cose non si punta più a farle bene, ma a tentare di metterle in piedi, in un contesto dove non credi più a nessuno e non hai traguardi a lunga scadenza, non è una cosa bella.

Senza un progetto non ci si alza dal letto!! Morgan quanta ragione hai, Morgan.

Bene, arrotolarsi le maniche e cominciare a sporcarsi le mani! andale!

sabato, gennaio 03, 2015

Perchè le storie degli altri, sono le nostre storie.

Dopo anni chiude un programma su Radio24 che davvero, mi ha cambiato la vita. Che poi non è un programma, sono stati anzi almeno 3 programmi diversi. Con un tema comune: raccontare le storie. Che prima non sapevo come dirlo e ora invece sì: le storie degli altri sono le nostre storie e conoscerle ci rende un pò migliori.
A me le storie mi hanno reso migliore in un numero infinito di modi, che ho cercato di raccontare ai curatori del programma con la storia di sotto. 

Aeroporto come sempre, volo AZ1595. L'aereo prende il volo e io mi infilo le cuffiette, metto l'iphone in modalità utilizzo in aereo e apro la app dei podcast.
Ascolto sempre gli stessi due per primi: la puntata del 14 febbraio 2012, quella di Viola che si lascia con il suo ragazzo, una voce bellissima. 
Poi subito dopo quella del 20 febbraio, Massimo Neriotti e il suo Scagnolari

Ma la storia comincia prima, molto prima. Gennaio 2010, uno dei pochissimi giorni a casa dal lavoro senza un motivo particolare, dopo oltre 6 anni di lavoro e viaggi quasi ininterrotti.
Erano le 16, ero a zonzo in auto e su Radio24 c'era questa storia di una vita in vendita per cominciarne una nuova, una voce molto bella, una storia bellissima su una racchetta da tennis. Fu amore al primo ascolto.

Poi: passano i mesi, volo in Argentina, ascolto tante tantissime puntate in quella trasvolata di 12 ore, sempre con le cuffiette, e la signora di fianco a me, vedendo delle lacrime scendere lungo le mie guance, che mi chiede se va tutto bene. Si che va tutto bene, fu un momento di rara empatia.

Poi ho conosciuto la Stefania, non so perché. Ci facevamo like a vicenda nei commenti su quanto scrivevate su facebook, e da lì é andata avanti. Ora ci vediamo sempre e siamo grandi amici. Abbiamo inventato impegni di lavoro per venirvi a sentire al "live" e anche a #dontellmymum e parliamo di certe puntate e son cose che capiamo solo noi.

Ma andando ancora indietro, la vostra iniziativa a RivadelGarda con RadioIncontri e il mio racconto selezionato per la finale. Era il 2010 ed era vendo anch'io o qualcosa del genere. Una trasferta che diventa una festa, con molti amici che mi seguono, un bellissimo weekend che libera le sinapsi e allora chiamo un amico che lavora in una radio underground bolognese e gli racconto che vorrei fare un programma di storytelling, che ho in mente una storia e che l'idea di andare in onda con un radiodramma sarebbe stata "killer". Chissá in quanti mi hanno ascoltato, ma fatto sta che è uscito fuori "Dromomania", un programma in cui un malato di viaggio visitava e raccontava il mondo che vedeva, in attesa di trovare la città che "risponde alla sua domanda fondamentale". Insomma, ho fatto un programma radio, 40 puntate di mezz'ora. Un romanzo radiofonico con tutta la miglior musica e le pagine dei libri più belle di sempre. Uno spasso enorme.

Grazie alla Stefania ho deciso di imparare a nuotare, visto che stavo provando a imparare andare a vela. Bene: dopo 3 anni, posso dire di saper fare un pochino a nuotare, a stile e dorso, e questa estate in Sardegna dalla barca in rada sono arrivato fino in spiaggia, cosa impensabile prima.

Poi. Per lavoro sono dovuto andare al Sole24Ore a parlare della fiera e del settore per cui lavoro, che ci sarebbe stato da sviluppare uno speciale e poi Barisoni era stato pensato come il moderatore al convegno inaugurale.
Da lì si arriva a ragionare di avere Radio24 tra i padiglioni durante i giorni di fiera, per alcune interviste su "Focus Economia". Le mie parole alla direttrice marketing Luisa Valsecchi sono perentorie: l'affare si chiude solo se mi manda Caccia e Bonini a Bologna a fare una puntata sui meccanici.
E così avviene, in pratica ho una puntata del programma di storytelling a casa mia, o quasi, per la gioia di Stefania, unica spettatrice con sedia dedicata. Ancora oggi me la racconta, quella giornata.

Ecco. Volevo dirvi che tante cose sono nate, grazie a voi. Al vostro spirito, alla serendipitá. A non so che.

Per chiudere, confermo ancora una volta quel che vi dissi e purtroppo andó tagliato il giorno che avete letto la mia storia, nell'aprile scorso. Conoscervi per caso, ascoltarvi e divenire dipendente delle vostre storie mi ha reso una persona migliore perché conoscere le storie delle persone significa conoscere le nostre storie.

il programma riparte, su una radio nuova e con un nuovo progetto. Così come il programma, anche le storie e la vita ripartono, basta solo raccontarle, ascoltarle, viverla.