martedì, agosto 30, 2011

C'è così tanto da fare

Basterebbero dieci minuti per scriverlo, sto post.
Ma c'è così tanto da fare..

C'è da sfogliare tutta la pila di riviste, quotidiani e stampe di articoli raccolti su internet appoggiate su quel ripiano, poi ritagliarli, metterli in un folder, e magari non leggerli mai. C'è da leggere quel fondo sull'ipad, e quel commento su yelp. Il futuro è nel palmo di una mano.

C'è da ripassare l'inglese, leggere il Paìs, ogni tanto. E' davvero l'ora di studiare il francese, che quello sarà il passacondotto per una vecchiaia più onorevole. Parabéns, non devo dimenticarmi del brasiliano!! Nel 2014 c'è da vivere i mondiali e il mondo in ascesa, là.

C'è da visitare tutto il mondo.. c'è da andare in Thailandia e in Provenza, alle Fiji e alle terme, in Mongolia con un'ambulanza e a vela nell'Oceano indiano. C'è da starsene un pò a casa. C'è da capire dov'è la casa, se può avere le ruotine sotto.

C'è da fare una famiglia, figli. Oppure no, c'è da restare solo. C'è da vivere in comunità. C'è da condividere la vita con una persona che non consideravo minimamente, e non mi accorgevo di come fosse meravigliosa.

C'è da diventare un timoniere, o almeno un prodiere. C'è da ricominciare a guadagnare spigliatezza, riprendere l'hobby del teatro, o almeno dell'improvvisazione creativa. C'è da imparare a scrivere creativamente ma con metodo.
C'è da imparare per arrivare a perdere una regata, abbozzare 4 accordi di chitarra, allenare i bambini allo sport. Voglio imparare a cucinare nel retro del Riva Cucina, così perfeziono anche l'inglese; 6 mesi potranno bastare.

C'è da conoscere la prossima persona con cui entrerò in empatia, la prossima ragazza che mi farà sobbalzare, la prossima scoperta sensazionale. C'è da guardare negli occhi la persona che mi salverà la vita, o magari quella a cui la salverò io.

C'è da scrivere il nuovo programma per Radio Fujiko. Magari sarà un successo: mollerò il lavoro e diventerò un curatore e autore di programmi radiofonici e televisivi. Scriverò libri e sarò invitato alle conferenze.
Invece, magari non riuscirò nemmeno a scrivere la prossima prima puntata: la fantasia va coltivata con altra fantasia, io non l'ho fatto e così sono rimasto a piedi.

C'è da vivere una vita in Emilia, sospeso tra Ferrara e Bologna. No, definitivamente a Bologna. Magari invio qualche cv e mi ritrovo a Milano. Oppure litigo col capo, faccio fagotto con i pochi risparmi e vado a Parigi, che lì la sanità è gratuita. C'è una comunità, il mondo sembra girare in spin un pò più velocemente.
Può anche essere che rimanga solo: anche lì ho un piano, il piano BA: vado a Buenos Aires e me la rido da là. Magari mi ritrovo a Montpelleir, o Verona.

C'è da andare a VeDRO', al Festival del Cinema di Venezia, al Montreaux Jazz Festival, a Las Fallas, a Glanstonbury, in quella città ideale costruita da architetti italiani vicino a Phoenix. C'è da andare a vedere tutti i film al BAFICI, poi il superclàsico, The Burning Man. C'è da vedere Noel Gallagher alla Royal Albert Hall, c'è da ascoltare tutte le conferenze del Festival di Internazionale, prender parte al prossimo raduno di Caterpillar e dei programmi di Caccia e Bonini. C'è da rispondere all'invito per la cena della Vittoria della Giraffa.

C'è da rileggere e studiare Keplero e Cartesio; Ricardo, Galileo e Keynes. Che Benini al liceo me li ha fatti odiare, o perlomeno non mi ci ha fatto innamorare, e invece c'è tutto da succhiare dalle loro parole.

C'è da vedere tutti i film dei fratelli Coen, aprire un dibattito dopo la proiezione di Novecento o di 8 e 1/2, rimanere a parlare fino all'alba. E non dimentico I 400 colpi, Bergman, anche Wenders e Altman.

C'è da conoscere Oscar Farinetti e Bonilli, Federico Taddia e Paolo Zito. Capire cosa girava in testa a Olivetti e come mai oggi tutti i dirigenti e gli AD oggi non abbiano un briciolo del suo genio e del suo intuito.

C'è da leggere tutto David Foster Wallace, poi magari Hemingway, indubbiamente "L'uomo senza qualità" di Musil, ma dopo i 40 anni.

C'è da aprire una partita IVA, sviluppare un'idea, assumere almeno una persona. C'è da avere successo, poi recesso. C'è da evadere, fuggire, fallire. Risorgere. Oppure c'è da rimanere dipendenti tutta la vita, qualche lampo ogni tanto e un'infinita attesa di non essere più giovani. C'è da vincere denaro e vivere di rendita, oppure sperperare quel poco e vivere d'inedia.

C'è da scendere in politica e diventare sindaco, o almeno amministratore di condominio. C'è da parlare con la gente, cercare risposte etiche. Faticare, nascondere le preoccupazioni e tentare di portare fiducia. Oppure c'è da connivere con gli inganni e chiudere un occhio per egoismo e umana protezione familiare. C'è da diventare lobbista, non dico diplomatico ma arrivare alle istituzioni europee, quando l'Europa non ci sarà più.

C'è da sorridere ogni mattina, tenere i conti delle uscite e delle entrate, non farsi fregare dai giornali e leggere solo quelli brasiliani.
C'è da organizzare una cena tra amici al mese, c'è da fare da Trait d'Union tra di loro, che magari nascono nuove liasons. C'è da essere diplomatici senza perdere la rotta: credere sempre nella verità.

C'è da rimanere al lavoro fino ai 70 anni, accendere un mutuo per una casa più grande, informarsi sui piani di accumulo perchè quel momento arriva, per tutti. No, invece c'è da dimettersi, fare due conti nelle proprie tasche e fare un gran tour, per conoscere e interpretare il futuro. Nel frattempo, due uragani saranno passati, e le stime di crescita saranno riviste al ribasso.

C'è da trascurarsi e ammalarsi, lottare e curarsi. C'è da avere fiducia.

C'è da onorare un impegno preso con un bambino oltre 25 anni fa, correre lungo un prato con una bandiera in mano. Che poi mi scappa da ridere, la mia disaffezione sa di tradimento. Che poi alla fine magari un bimbo ci sarà davvero, su quel prato.
C'è da dare a Vittoria quei 2, 3 consigli spero giusti, al momento giusto.

C'è questo e molto altro da fare, che mi sa che una vita non basta.
"La Filosofia va studiata non per amore delle risposte precise alle domande che essa pone, perchè nessuna risposta precisa si può conoscere, ma èiuttosto per amore delle domande stesse: esse ampliano la nostra concezione di ciò che è possibile, arricchiscono la nostra immaginazione e intaccano l'arroganza dogmatica che preclude la mente alla speculazione"

Bertrand Russel