mercoledì, settembre 29, 2010

Chi sono in 40 domande

Sì lo so, sono cose che non si fanno (scrivere due post al giorno e postare degli elenchi di domande un pochino inutili).
Però ho ricevuto questa lista da una rivistina spagnola del settore in cui lavoro, per una prossima intervista. Queste semplici domande hanno un pregio, quello di costringerti a scegliere. Sempre difficile.

Se vi va scrivetemi la vostra versione del test. Ciao!

Estudios: Relazioni Internazionali
Idiomas: Inglese benino, spagnolo malino
Equipo: beh..
Aficiones: Football, musica, cinema, vela
De joven quería ser…: calciatore, o diplomatico
Coche: la Volvo C30 ma soprattutto la 696, violante
Taller de confianza: questo è lavoro..
Admira: chi possiede umanità
No invitaría a comer: nessun politico italiano
Un recuerdo: l'arrivo a Caprera
Una pena: un terribile incidente d'auto
Un placer: il mare
Una fobia: dimenticarsi qualcosa di importante
Un anhelo: l'equilibrio
Una satisfacción: molte
Un convencimiento: credo nell'amicizia
Un secreto: sono sempre in ritardo
Una ciudad: Londra, San francisco, Buenos Aires
Un país: Brasile
Último libro que ha leído: "One day", David Nicholls
Una película: 8 e 1/2 del maestro fellini
Una canciòn: "Lucky man" dei the Verve
Comida preferida: il pesce
Mejor amigo en el sector: anche quì è lavoro
¿Es creyente? agnostico
¿Y practicante? no, da anni
¿Supersticioso? a volte
¿Qué le hace reír? i bambini
¿A qué le tiene miedo? obbligarmi ad aspettare
¿En qué personaje le gustaría reencarnarse? Gilles Villeneuve
¿Cualquier tiempo pasado fue mejor? quello dell'infanzia
¿Qué es lo primero que ve en una mujer? gli occhi
¿A quién llevaría a una isla desierta? il Gruppo Fefo, Richi, Dr. Pirani, Aurore, Emma, Ale, Sandro, Ghedo, Cristiano, Massi, tanti..
¿A quién abandonaría en una isla desierta? tutti quelli che hanno troppi privilegi
Lo mejor de su carácter: dicono la bontà
Lo peor: dicono la lunaticità
¿Se siente valorado en su profesión? sicuramente
¿Y fuera de ella? molto di più
Los fines de semana… continuo a viaggiare
Por último, cuélguese una medalla. Una medaglia per ogni idea tradotta in progetto concreto, o almeno in cui ho cominciato a lavorare credendoci

e tu?

PS: Aurore, Ghedo, voi fotografi! se vi va passatemi la foto "giusta" da affiancare a questo post, ok?

Ai tifosi succede

Questo post è dedicato ai tifosi. Quelli che partono la domenica mattina per Lecce o Bassano del Grappa. I tifosi di calcio, basket, motori o solo del proprio figlio, o di sé stessi.
Quelli che prendono le ferie per una semifinale di coppa o associano le persone alle squadre per cui tifano. Che vanno bene i tornelli, il biglietto nominale e la tessera del tifoso, basta tifare. Oppure no.

"Succede che si prende la neve, tanta neve sulla Futa per arrivare, poi tanta pioggia in curva per vedere quel pelato scaraventare la palla nell'angolo. Poi bestemmiare, parecchio.

Succede che ci sono tanti cazzi a cui pensare, pure parecchi succhiatempi
che distraggono in rete.

Poi succede che si annusa la partenza del Mister (purtroppo abbastanza
presto), ci si scogliona e finisce la stagione.

Poi l'estate, provo a trovare la linea della bolina perfetta, odio i
quotidiani sportivi e mi rifornisco solo dei brevi dispacci del babbo, che mi dice Mister cambiato, l'ala parte,ci vuole una punta.
Non è disamore, sono colori sbiaditi. Poi la tessera del tifoso, tutto il mio disinteresse.

Poi la cittadella che in fondo è un sogno, che forse la mia città avrà prima un Presidente del Consiglio di un centro sportivo all'altezza. Tutto tira nella direzione sbagliata, come la decisione di fare scorrere e non rinnovare l'abbo. Esiste la crisi del ventottesimo anno da tifoso?

Non so. Ma so che tornerò. Perchè le cose belle, le cose mie, posso sì
perderle, ma solo per un attimo.
Poi, perchè in questi mesi ho tifato a modo mio: viaggiando con la
famiglia quest'estate ci siamo ritrovati al ritiro, dopo un allenamento. Beh vedere mia madre che diceva "sei bello!!" al portiere, oppure "hey tu bolognese!" al difensore, mi ha fatto sentire un alieno. Ma fiero!

Poi a Mosca, per l'ennesima fiera (con annesse gare di bicchierini di
vodka, il resto non lo dico!) che a un certo punto incontro quello semisconosciuto dell'azienda quasi concorrente, che dopo i saluti mi fa "ma è vera quella diceria che tu tifi per loro?", e da lì è un attimo passare a dissertare su quanto ci manca questo, della fattività di quello, di come si possa sfruttare l'assenza dall'Europa. Si ricorda Monaco e Glasgow, i gol del passato e pure quelli del trapassato.

Ci son tanti modi di essere tifosi. La nostra squadra è dov'è ugnuno di noi,ogni giorno."

Da iscf

martedì, settembre 21, 2010

Twitter, Foursquare, fb-like or more. Business tools?!

Questo è Twitter. Più il Bay Bridge, più Frisco, più un bel sogno e delle belle menti



E questo sarà Twitbook a breve, il prossimo "bar" virtuale.



Di Foursquare nemmeno ne parlo, che ci ho capito troppo poco finora (ma sono già Mayor del leggendario stadio Paolo Mazza!).
Secondo voi possono questi essere veri strumenti per generare ed aumentare l'attività di new business personale?
E dove nel mndo: il USA, Europa, Italia? Oppure in Italia E Europa E USA?
Davvero, morirei dalla voglia di mettermi davvero alla prova con questo progetto, hungry&foolish come agli inizi. Vediamo..

mercoledì, settembre 08, 2010

"Amore di alimento": stile di vita italiano?


.. ti inviterei al Festival della Letteratura, alla ricerca di un autografo d'autore. Poi insieme pianificheremmo una fuga romantica d'autunno, a Parigi o Lisbona. Ti farei sbalordire.. 

Beh insomma succede che dieci giorni fa tornavo da Mosca, areoporto Domodedovo.
Che poi nel frattempo sono tornato, poi andato al lavoro e a gozzovigliare alcuni giorni, poi volato in Germania, trasferito su strade amene in Polonia, gozzovigliato alla morte, tornato. Ma questa è la prossima storia.
Beh insomma sono venuti a prelevarmi all'hotel alle 7 a.m., tenete presente che avevo l'aereo alle 13. Sai c'è un traffico terrificante, mi hanno detto, poi i controlli ai passaporti etc etc.
Se solo parti alle 8 am. rischi di non farcela, credimi! Questo il solito refrain. Beh insomma alle 9 a.m. ero già oltre i controlli, con 4 belle ore di cazzeggio puro davanti a me.
Zero voglia di leggere, di lavorare, di starmene seduto in un angolo. Grande voglia di osservare la gente, come sempre.
Allora comincio a gironzolare, osservo i vari negozi, le persone che passeggia, quelli che ingannano il tempo in attesa davanti ai counter, quelli che vanno di fretta.
Allora, Mosca sta letteralmente galoppando, intendo dire che l'economia è un treno in corsa e, più o meno come ho osservato mesi fa in Brasile, in questo momento tutte le classi sociali riescono a goderne i vantaggi. Giusto per fare un esempio, l'interprete-standista in fiera ci diceva che ormai lei compra abbigliamento solo in Italia, dato che per loro risulta molto conveniente. Un volo low cost prenotato in anticipo, alcune decine di migliaia di rubli in borsetta e via, una fuga a Milano risulta assai più economica dello shopping del sabato ai magazzini Gum, che certo un tempo erano il luogo dove si distribuiva pane e farina in quantità uguale per tutti, mentre oggi è uno dei mall più esclusivi del mondo.
Però questo influsso modernizzatore non ha ancora toccato gli aeroporti, e Domodedovo non fa eccezione: ambienti spartani, poche e scomode sedie e panchine, zero musica e lounge fighe. Prendi l'aereo e levati dalle palle! Ecco il senso di ciò che emana quel luogo.

Camminando, arrivo al food court, un'area affollata di bar e un paio di ristoranti, e subito mi cade l'attenzione su quanto apparentemente italiano sembri in quel luogo. Il bar principale è Sbarro, che pur essendo credo una catena di origine statunitense, scimmiotta nei colori e in tutto il resto il cibo italiano.
Giro lo sguardo in alto e quasi casco all'indietro dalle risate!

C'è un cartello enorme, giusto sopra la testa della cameriera, che accanto all'immagine in bianco e nero di una giovane intenta a ricevere un bacio, very Made in Italy, recita testualmente "Amore di alimento".
Io, invece, mi innamoro di quel cartello.
Chissà cosa volevano dirci gli ideatori, cioè se davvero sapevano che stavano inventando in quel momento un neologismo che non significa nulla e mira solo a richiamare l'Italia citando a caso due termini chiave, oppure c'è sotto l'errore del traduttore. Mah!

Sotto, teglie e casseruole colme di cibi informi, dagli stufati di verdure alle salse improbabili, ad ogni modo nulla di paragonabile con quanto si trova la mattina dietro le vetrine dei bar che frequentiamo di solito.

Così, ripensavo allo stile di vita italiano a cui faceva riferimento Irene Tinagli nel suo articolo sulla Stampa che avevo già linkato, della necessità di elevare il valore culturale delle nostre eccellenze, tra cui ovviamente dobbiamo inserire la cucina. Dice la giovane economista fuggita a Madrid "è la cultura e la vita di un popola a marcarne lo stile e a proiettarne l'immagine nel mondo. Ma noi non ci abbiamo mai pensato, non ci siamo mai davvero interrogati su cosa caratterizzasse il nostro stile di vita rendendolo affascinante e attrattivo per milioni di cittadini in tutto il mondo".
E dunque, perché ora chiunque ci scimmiotta e, nel farlo, ci offende culturalmente e ci svilisce economicamente?
Questo esempio a me è sembrato clamoroso, ma pensa all'idea forza che sta dietro a Starbucks: acquistare e oziare al bar, emblema stesso del nostro stile di vita ideale, clonato e messo in scala come business planetario. Oppure Caffè Nero a Londra, ma l'elenco potrebbe essere infinito.

Come mai a Domodevo c'è un bar che imita lo stile di vita culinario italiano e non quello, che so, della Francia con Pain au chocolate e Croissant ridicoli, Foie Gras tiepido e Brie al sapor di burro? Mah.

Però penso che valga la pena domandarselo, poiché come ormai si legge e si ascolta ovunque tra i guru dell'economia e non solo, il nostro futuro passa da questo tipo di offerte, quelle soft, in grado di trasferire messaggi legati a sensazioni e stili di vita. Se non lo sapranno trasformare in business le nostre imprese in modo corretto, saranno altre a farlo e ovviamente male, visto che non hanno né storia né cultura per farlo al meglio.

Un chicco di questa filosofia me l'ha offerta, sempre a Domodedovo, il bar a fianco: "Espressamente" by Illy. Certo il caffè mi è stato servito nel cartoncino, e la spremuta faceva pena, però si denotava l'impegno e il quadro d'insieme non era così male (vedi foto). Che dite?

Un grande esempio di filosofia del cibo italiano di qualità da esportazione è invece costituito da Eataly, la genialata di Farinetti che dopo Torino e Bologna ora lancia la sfida internazionale con l'apertura di questi luoghi dell'eccellenza culinaria italiana nel mondo. Tra loro, enorme la sfida lanciata con l'inaugurazione di New York, di cui parla Bonilli nel suo Papero Giallo. Certo le discussioni non mancano, così come le posizioni radicali che spesso non coniugano il business quindi sono destinate a soccombere, ma certo occorre sottolineare l'enormità dell'operazione anche come grande spot culturale per il nostro paese, comunicato attraverso una delle nostri grandi bandiere che il mondo ci invidia, il cibo.
Non a caso, il genio ideatore Farinetti s'è mosso per avere i due sindaci, Bloomberg e Chiamparino, all'inaugurazione dello spazio tra Broadway e 5th Avenue.

Ecco gli esempi di cui parlare, da cui prendere spunto. La nostra storia e il nostro innato fascino vanno protetti, se vogliamo che siano ancora il volano del nostro benessere prossimo venturo. In caso contrario, lasceremo spazio ai barbari finché anche noi non lo saremo diventati, e purtroppo la china intrapresa sembra quella.

Ma nel frattempo, cacchio, sono reduce da un matrimonio in Polonia! Perla del weekend, uno degli invitati confessandosi con me dopo il novantesimo "piombo" di Vodka Wiborowa al grido di "Nosdrovje!": "... siamo italiani,,, siamo puttanieri.. eeehh.. così è caro mio! Io finché riesco non pago, poi alla fine ... pagherò pur'io.. c'aggiafà!"
Ineffabile. !