sabato, dicembre 13, 2014

Il calcio è la seconda cosa che ci interessa di più. La prima cosa, sono le persone.

Eilà,

ancora una volta torno da un viaggio e mi viene da scrivere.
E ci sta. Perchè se non sei bravo a notare i microcambiamenti, i feelings, i toni e gli umori - come io certo non sono - allora ti vuole sempre un bello choc per tirarti fuori un punto di vista, un paragone o anche un'emozione.
E il Sudamerica è emozione, come nessun altro luogo al mondo, per me e per quel poco che ho visto.

Su Buenos Aires ho ormai una memoria un pochino sbiadita, sono passati quasi 10 giorni e non ho nemmeno una foto da osservare per farmi tornare fuori qualcosa, perchè tanto per cambiare ho perso il mio iPhone e ora so dove andranno (tra le altre) i soldi per il mio regalo di natale.
Però un sacco di cose restano, eccome. I tanos di là, certo molto diversi tra loro, con una vena ora ironica ora disincantata ora nostalgica, ma pieni di sfaccettature e piacevolezze.
Andrea mi ha invitato a casa sua a vedere una partita in tv, poi in un'indigestione di calcio e parilla siamo andati alla cancha de Velez e quindi a mangiare, finendo con un caffè alle 3 a.m.
Indubbiamente è interessante, sono certo che Buenos Aires lo ha reso ancor più interessante, ha un modo di vivere la vita che un pò deve essere suo proprio, un pò deve essere come un'abbronzatura che ti dà il luogo, e che in Italia avevamo forse e ora si è persa, ma va ritrovata.
Alla fine della serata, mi ha lasciato alle 3 del mattino di fronte al mio hotel e per 10 minuti ho rivissuto la scena dell'esperienza di due anni fa, quando un set mi si parò dinnanzi nell'incrocio tra Gorriti e Fitz Roy.
Rileggetevi quel post, le tanto vituperate politiche della Cristina e un'inflazione reale al 30% poco hanno potuto, i venerdì sera a palermo Hollywood sempre quel feeling lasciano, datemi ascolto risparmiate un pò di soldi per il (lungo) volo e venite a vedere con i vostri occhi, di cosa sto parlando.
Andrea è uno che se stessi là lo vorrei vedere spesso, perchè quasi sempre dà una visione inedita di una situazione già vista. Mi fermo a pensare quante volte ho pensato, quante volte ho scritto se stessi là. Dopo 10 anni di viaggio e 6 di mazzate nel posto dove vivo, mai come ora ho ancora voglia di viaggiare per conoscere, importare e aggiustare un pò il posto in cui vivo, per provare a lasciare un mio segno. Ma ne parleremo.

Grazie alle chiacchere con Andrea ho saputo che i lavori in casa degli artigiani, sì quelli di idraulico o imbianchino, solo da noi si chiamano "a regola d'arte" perchè là no, non c'è la tradizione ("Che, que lo quedas asì eso??" ecco cosa dicono i duenos di casa mentre vedono nefandezze apparire sulle loro pareti di casa. Certo che lo lasciano così!).
Alla cancha de Velez ho capito che le partite di fine d'anno sono inutili in tutto il mondo, che anche il Velez è di fortissime origini italiane, che il calcio argentino è in una crisi profondissima poichè qualunque minimo talento è più pagato per giocare fuori, anche in Thailandia, piuttosto che nel campionato del suo paese; poi ho imparato che il papa è in effetti amatissimo, ma al secondo gol fortunoso e in contropiede, un tizio accanto a noi e fino ad allora silente si è alzato in piedi per gridare con voce baritonale "Papa Francisco la putamala que te pariò!!" e allora anche qui ci somigliamo proprio mannaggia.

Dieci minuti di gloria camminando alle 3 di notte per far scendere el asado: mi fermo a osservare una vetrina spenta e un ragazzo chiaramente inglese mi si avvicina, che sta per entrare in casa lì di fianco e con un accento fortissimo mi fa: "como fue tu serada?".
Io squadro sto biondino e decido di trasformarmi in porteno per 10 secondi: soppeso la risposta e poi a mezzabocca biascico "che, yo la voy a empezar ahora mismo, boludo!". Lui ride e entra in casa, facendomi il segno di vittoria. Gol!

Gol appunto: con 3 voli della compagnia arancione valico il confine e poi viaggio lungo il subcontinente verdeoro. E' un'esperienza da fare e rifare, perchè sono certo che non basterà mai. Vedi il sud e ti manca il nord, vedi le città e ti manca la natura, vivi le spiagge ma non conosci i locali e il loro modo di vivere. Non basta una vita per conoscere il Brasile. Te lo assicuro, è così.
Ho la fortuna di conoscere Fer, un'amica che ha vissuto tre anni in Ialia illuminandola con la sua sapienza e modo di essere. E' una bellissima ambasciatrice del suo paese e i certo la prossima Presidenta del paese. Lei mi fa da Cicerone e mi racconta la storia di Porto Alegre, mi ordina di continuo caipirinhas, mi fa provare la migliore picanha della città e insomma mi fa fare due passettini dentro la sua città, il suo stato, il modo di essere dei brasiliani tutti.
Che insomma, non sono diversi da noi ma cazzo stanno bene. Perchè anche noi lo stiamo, ma loro hanno come un pappagallo che deve ripeterglielo ogni mattina quando scendono dal letto.
La vita ha sempre una prospettiva da cui osservarle le cose e, salvo casi eccezionali, può sempre essere vista con più luminosità o più nuvolosa. Siamo noi a gestire questo photoshop sulla foto del nostro quotidiano.
A quanto ho avuto modo di vedere, dovremmo andare a frequentare corsi tenuti da loro su come usare al meglio quell'intrigante programma.
Porto Alegre è diversa e calda, brasiliana e italiana, ordinata e in salita, giovane e con stile classico. Un posto dove la gente va a lezione dopocena per prendersi la laurea in giurisprudenza a 40 anni (e la Fer gli fa lezione, 12 ore di lavoro no stop), dove per il carnevale fanno giusto un paio di giorni di stop, dove a luglio ed agosto può quasi ghiacciare. Dove uno scontrino è "uma notinha", dove il concierge dell'hotel si impegna a affinarti quelle 4 parole in brasileiro che so. Mi è piaciuto.

Poi a Belo Horizonte, ho trovato il perchè del titolo del post. Uno staff ad aiutarci, nella nostra missione di lavoro, sempre disponibile, sempre allegro, sempre tranquillo.

Tu che leggi, quanto daresti per avere una vicina di ufficio che, al suo del telefono risponde con voce vibrante con qualcosa del genere: "Olà.. sìm.. tudo bem... aaahh!! TODA JOYA!!"
Cioè ma ti rendi conto?
(e soprassiedo sui lunghi capelli neri fin quasi al sedere e sui tacchi a spillo di mercoledì mattina!)

C'era poi quest'altra ragazza, Julia, bellissima e con un modo di fare davvero incantevole che ci accompagna a una visita per farci un pò da interprete. Svolge il suo lavoro perfettamente: è una brasiliana che ha scelto di studiare italiano al liceo andando a fare la scuola della Fundacao Torino così.. perchè l'italiano è un sogno (ribadisco: ma ti rendi conto?), non ha origini italiane lo ha fatto proprio perchè le piaceva!
E' elegante, avrà al massimo 25 anni e alla fine, dopo avermi sedotto ancora di più chiedendomi se amo il calcio e che la sua squadra del cuore, che segue sempre, è il Cruzeiro, ci saluta con convenevoli che saranno durati 15 minuti, poi ci prende le mani in un gesto innocentissimo ma che racchiude tutto l'olismo cosmico del bene, una perfezione così assoluta in un movimento che noi in Europa o nel nord del mondo non sappiamo neanche più cosa sia, che nemmeno tra moglie e marito alcune coppie non vivono (ndr: sì, alla tua domanda rispondo sì! me la sarei trombata seduta stante!! e tu se sei uomo, lo stesso).
E alla fine, dopo tutto questo, si accomiata dicendo "spero di essere stata utile per voi in questa giornata, so che questo incontro era importante per voi e mi ero preparata al meglio". 47 minuti di applausi, abbiamo parlato di lei tutta la sera.
Ma il giorno dopo, anche di meglio: c'è una interprete ufficiale che dovrebbe andare ancor meglio di Julia (che in sala è indaffaratissima tra microfoni, foto, cartelline, networking.. a proposito: dopo il liceo, una laurea e un master in marketing), anche lei molto giovane molto appariscente e molto carina. Però va in banana!
Si blocca spesso, la aiutano un pò tutti nel trovare le parole da tradurre, ci sono spesso silenzi imbarazzanti, le nostre frasi si fanno sempre più brevi nel tentativo di aiutarla... vabbè, non una gran figura.
Ma alla fine, quando dopo i convenevoli e lo scambio di biglietti da visita e quattro chiacchere in portoispanoingloitaliano un pò con tutti rimaniamo solo noi, lei, la ragazza giovane e quasi tremante, viene da me e mi dice che si scusa perchè era nervosa e ha fatto un pessimo lavoro, era molto emozionata e ora è dispiaciuta, che sa che non si può rimediare ma che ci augura che tutta la nostra missione vada per il meglio.
Cioè, voglio dire: lei poteva andarsene, confondersi tra la gente, stare zitta e sbattere gli occhi invece è volontariamente venuta a prendersi il suo piatto di merda da mangiare, perchè le persone sono la cosa più importante, questo danno davvero la pena di pensare i giovani brasiliani. Che saranno anche corrotti, scostanti, imberbi, talvolta svogliati ma almeno sulla mia esperienza posso dire che la parte buona del paese è in buone mani.

Di San Paolo non parlo che ho un crampo alla mano, ma lo farò presto. Voglio ringraziare tutti quelli che sono venuti a pranzo il 23, spero si possa ripetere presto.
La cosa più importante sono le persone e a volte occorre andare lontano per ricordare bene questa verità.
L'ho già scritto ma lo ripeto: occorre che torniamo a provare stupore nelle piccole cose!

W O' Brasil!