sabato, novembre 19, 2016

West coast e quel feeling che mentre lo capisci, scappa

Cos'è successo?!
Della gran roba, oh yeah.

Turchia e la differenza tra obiettivi e desideri, mesi persi a far piani invece che vivere piani, estate scivolata via, tanta tanta musica e concerti, il tempo che inizia a scivolare via veloce.

Poi sono andato in USA, a San Francisco, come ogni anno nel periodo di Halloween.
E lungo la passeggiata più bella, quella che ogni anno faccio e per me è come un rito, come un bilancio, come ferragosto e capodanno (quella tra il Ferry Building e la fine della Marina lungo il bayside, in pratica dal Bay Bridge al Golden Gate), lungo quella passeggiata ho fatto un pò il punto.

Viste dall'America le cose ti sembrano sempre un pò più facili e un pò più semplici, o meglio ti ritrovi addosso un carico maggiore di energia per affrontarle. Che vuol dire tanto.
La parola "progetto" assume un significato diverso, ci si sente un pò più pronti a partire.

Avere sulla quarantina vuol dire tanto: con contatti ed esperienza, prospettive e ambizione, libertà e ottimismo. Adesso capisco perchè molti la indicano come l'età ideale.

Nel mio caso c'è ancora tanto da fare ma la paura di un tempo lascia posto ai pensieri positivi, alle svariate possibilità ancora possibili, a un diverso utilizzo del tempo. E mentre penso "ecco l'ho capito cosa vuol dire avere 40 anni, aspetta che me lo segn..." niente, è già scappato via. La ricerca, continua!

Che poi ci penso spesso: quanto ne spreco ogni giorno, quanto ne regalo a gente che non ne merita, a progetti nati morti? Per il primo periodo della mia vita mi ritrovo a pensare davvero che il tempo è qualcosa di finito e di prezioso, va gestito. penso più al tempo che ai soldi, forse per la prima volta. Un cambio epocale. E guardo sempre più alla gente che ha fatto scelte di gestione del tempo, piuttosto che scelte di carriera. E trovo che siano i più fighi di tutti, e trovo che sia un'evoluzione.

Fermarsi e studiare bene bene almeno l'inglese sarebbe la cosa da fare, per tenere aperte tutte le possibilità, dagli USA al medio ed estremo oriente. Allora perchè no? Vedo una luce.

Poi ho capito che piaccio ai bambini, e mi piacciono i bambini. Ce ne sono due in California che attendono il mio ritorno, che è sempre una figata. C'è Giulia che in pratica è innamorata di me e anche (soprattutto forse!) se si tratta di una bimba di 7 anni anni, fa tanto piacere e porta enorme benessere. Quando una mattina in casa ha tirato fuori da un enorme armadio un libro illustrato che le avevo regalato l'anno scorso e mi ha detto "remember, I like it very much!!" confesso che quasi mi sono sciolto.
L'ultima mattina ho dovuto addirittura accompagnarli a scola, fin dentro in classe insieme al loro papà, per evitare un ammutinamento di massa!

Poi ho fatto una serata di Halloween con Massi, un pò come ai vecchi tempi con la testa dei quarantenni e il cuore di due ragazzi che hanno ancora voglia di divertirsi, e alla fine avevo un pò un senso di velata nostalgia, anzi forse saudade perchè già sentivo che quel feeling mi sarebbe mancato nelle settimane successive, nei mesi a venire perchè non farò più serate con Massi e invece ho capito proprio che se abitassimo vicini oh sì che ne faremmo ancora, hai voglia. Quindi.
Quindi si è parlato poco di politica in quel paese a stelle e striscie, energia ed esaltazione che ad aprile su una costa mi celebrava la via al socialismo di Bernie e a novembre nell'altra costa mi ha fatto intuire che invece la realtà era un'altra, la gente vuole prima di tutto essere libera di autodeterminarsi, pochi o nessun laccio addosso, siano essi aiuti ai salari minimi o tasse per la sanità a tutti. D'altra parte quelle idee possono essere viste come una limitazione alla via del proprio personale successo (e noi in Italia lo sappiamo bene: tu lavori in un posto dove se sei bravo e dai il massimo, e ottieni il massimo, puoi davvero ambire al massimo? noi siamo per "non lasciare indietro nessuno" che però si è trasformato nel pensiero contorto "tanto non mi lasciano indietro" e quindi non va quasi più un cazzo) e invece no, in America si desidera morbosamente che esista una via al totale successo per tutti, e passa attraverso fatica e dolore, gente lasciata indietro e calvinismo, lotta gli uni contro gli altri in un campo di battaglia aperto. Forse non ci capiremo mai.. l'ho scritto a Jennifer commentando le elezioni e lei per tutta risposta mi ha dato scacco "Manu non abbiamo parlato di politica ma forse abbiamo impiegato meglio il nostro tempo facendo suggestive ipotesi di lavoro, non trovi? E' il tempo di investire al meglio il proprio tempo" e.. sì, è davvero come dice lei.

Ho pensato davvero al tempo, a come ormai se lo penso come banconote dentro il mio portafoglio "sento" di averne spesa qualcuna ma in fondo è ancora bello gonfio, con un allineamento che ora è abbastanza perfetto e bello figo ma presto andrà verso una sua deriva, quindi c'è un tempo per spendere quell'idea, fare quella cosa proprio per il piacere dell'armonia, che va fatta solo adesso o sennò si suonerà stonati. Mentre pensavo a quella cosa, viaggiando come un pazzo per 630 miglia tra Napa e Las Vegas, attraversando lo Yosemite Park, Reno, il deserto con i suoi laghi incredibili e i paesaggi di una certa letteratura di chi è cresciuto leggendo Kerouac e guardando un pò di film sugli indiani e i cowboys.. dicevo mentre correvo lungo quelle strade infinite, avrò superato i limiti di velocità prima di 5, poi di 10 poi di infinite miglia e questo ha portato a una disavventura di cui parlerò presto, una roba da raccontare ai nipoti o al palco del dontellmuymom anche se temo non sarò mai così bravo da trasformare in un bel racconto il momento di folle terrore e succerssiva epifania che ho vissuto, mentre uno sconosciuto mi apostrofava con un "buddy" e dalla radio, sotto un cielo stellato come mai avevo visto prima, nell'oscurità del deserto, partiva "kiss from a rose" di Seal.
A Las Vegas ho capito poi che con gli anni, se vuoi, lavori di più e meglio perchè finalmente hai le cose in mano. Ho capito che investire sulle persone giuste paga sempre in fatto di redemption, ho capito che le cose vanno bene e che i contanti servono a poco.
Addirittura ho capito perchè le radio là trasmettono a manetta gli anni ottanta, Michael Jackson, Madonna, No Doubt, U2 o Metallica che siano. Perchè sono stati gli anni dell'energia più che della melodia, di ritmo e l'America ne ha sempre, e ancora, bisogno.

Ho scoperto che "Big Yellow Taxi" dei Counting Crows è una cover e il pezzo è di Joni Mitchell!

Don't it always seems to go, that you don't know what you got till it's gone.... the paved paradise and put it a parking lot. Quanto cazzo è vera sta frase? E come ci sta perfetta (how it perfectly match!!) il panorama tutto intorno mentre si fa ritorno in macchina lungo il deserto, verso LAX.
Scusate ragazzi, ognuno ha i suoi ricordi "unici". Questi sono ricordi che può capire solo chi viaggia per lavoro (spesso solo) in giro per il mondo. Firmo per altri 15-18 anni così!

Durante la dieci giorni in USA ho shazammato live questa musica qua, ti fa sentire un pò dentro a Friends, un pò nel film "giovani carini e disoccupati" e un pò allegri, fatene buon uso!
No music, no life!!!

Poi sono tornato dall'America e sono arrivato a Londra, ho fatto ancora il check up alla città che non morirà mai e forse è pronta a trasformarsi, per poi giungere in italia che, al contrario, non si trasformerà mai ma forse morirà (ma Bologna è una bolla), ma di questo scriverò un'altra volta.










martedì, luglio 05, 2016

Dreams Are Alive Tonite

Avrei mille e un post da scrivere, di cosa cazzo mi sia passato per la testa quando sono andato a Seul, o a New York, o di quando ho faticato una notte in bici, lungo il nostro fiume, o ancora di quando ho passato delle belle giornate con i bimbi e gli amici preferiti, ma i post del 2016 sono quelli che più picchiano sulla grancassa delle emozioni, quei pochi che sento più miei quest'anno ed ecco perchè ho scritto sul #dotellmymom e perchè scrivo oggi, dopo il concerto di Bruce Springsteen a Milano di ieri sera.
Era solo il mio sesto concerto, sono entrato in empatia con lui tanto tardi ma credo che in fondo non sia mai davvero così tardi, se poi le cose hanno il loro tempo di maturazione e ti trovi a tuo agio in quel divenire, in quella lentezza.

A me la musica piace, e tanto: mi piace soprattutto il suono elegante ed innovativo inglese, la natura tutta loro degli isolani di cambiare, modificare, innovare, industrializzare la musica. Ci ho speso un'intera gioventù e mille viaggi a Londra per questo, che se ne potranno anche andare dalla UE ma saranno sempre vicini al nostro cuore in fondo, perchè sono la colonna sonora dei nostri ricordi.
Il suono rock del Boss è qualcosa di diverso, sa di libertà jeans maglietta mano sporca d'olio di motore e zanzaroni nei campi del New Jersey. Un pò distante dal mio modo di essere, perchè occorre camminare a testa alta quando si ascolta quella musica e fare la faccia pulita di chi ha sempre la risposta giusta, mentre io spesso mi sono nascosto nei miei dubbi e ambiguità, e nella musica che raccontava questo.
Ci siamo annusati Bruce ed io per tanti anni dicevo, poi è scattato l'amore in una notte di uragano, subito dopo un terremoto che ci aveva reso così fragili ai sentimenti. Da allora l'innamoramento è diventato amore, fatto di incomprensioni e fasi alterne, notti appassionate e un pò di silenzi. Alcuni suoi album faccio ancora fatica ad ascoltarli, ma l'interesse covava forte e ho mano a mano studiato, chiesto al Ciccio che ne sapeva più di tutti, convinto Emma a mollare Ex Factor e fare un test, che in fondo il mondo si divide tra chi ama Springsteen, e chi non è mai stato a un suo concerto.

Stavolta a San Siro è stata magia pura, tra coreografie degne di un derby e 4 ore di salti in infradito a prato; tra scambi di macchine tra Rimini, Bologna Modena e Milano e tappi di bottiglia infilati nelle mutande; tra scambi di messaggi e foto ai gradoni di San Siro (perchè come dice Tracey Torne noi che abbiamo ricordi degli anni '80 siamo troppo vecchi per credere ai selfies); tra scambi di sguardi per indovinare il pezzo alla seconda nota e 14 brani di "The River", il disco che solo a 40 anni puoi compredere appieno e che, secondo le parole del Ciccio "rappresenta l'album per eccellenza del Boss su rapporti, amore, famiglia, genitori, figli, amicizia".
E allora tu cominci a crederci.
Credere che quella sciorinata al pianoforte sia l'inizio di NYC Serenade ma no, è Point Blank che conosci ma non bene ma la senti e dice:

.. you didn't answer when I called out your name, you just turned, and then you looked away.
Like just another stranger waiting to get blown away, Point Blank ...

e allora ha ragione la Stefi che la voleva così tanto, perche è stata una catarsi, e che quel pezzo vale la ballata più bella perchè ti tira fuori quel ricordo che volevi tenere lontano.
Poi succede che vado a prendere da bere, e decido di fare la strada più lunga fino al bar più lontano, e passare attraverso queste facce del popolo di Bruce, e parte Trapped.

In che album è questa, Ciccio? "No, nessun album, questa non l'ha mai editata ma è speciale, molto speciale" ma io parto che la sete mi divora e ho voglia di fare due passi in quel momento di calma.
Ma sbatto sulle facce del popolo di Bruce, e capisco in un lungo istante che sì, quella gente l'amerò per sempre. Il pezzo monta, sale e a un certo punto Bruce sputa fuori queste parole:

... now it seems like I've been playng your game way too long, and it seems the game I've played has made you strong.. Because I'm trapped OOooohh yeahh, I'm trapped, ooohh yeeeahh...

E quell'oooohh... beh cazzo sembra durare all'infinito, e la gente che attorno a me chiude gli occhi e lancia le braccia al cielo come a dichiararsi prigioniera, intrappolata. Allora mi fermo e scatto questa foto mentre nessuno ci fa caso, e d'un tratto un piccolo groppo in gola sale, mentre seguito a camminare.

Verso le torri delle luci c'è un plaid steso a terra e sopra sono coricati dei bimbi, avranno 5-6 anni, i genitori dietro che si muovono in sincrono abbracciati, un occhio ai figli e uno al palco mentre parte la terza ballad, The Promised Land.
"Stronzo!" penso, un'infilata del genere non ce la dovevi mandare, che scuote i tori una roba così ma ormai niente: ormai sono alla cassa e chiedo un'acqua e una coca e l'armonica parte e la troveremo mai noi la terra promessa, o moriremo a cercarla? C'ho sta domanda che rimbomba in testa mentre cerco i 5 euro.

Poi mi giro e, fermo per 10 secondi con le bottigliette in mano, tutto San Siro attorno a me, il palco nel suo splendore e un carico di vite tutt'attorno che sembrano un pò lì, un pò dallo psicanalista (il mio caro amico Fede dal pit, springsteeniano di ferro al trentesimo concerto, mi scriverà questo messaggio il giorno dopo "Sono morto, credo di avere espiato i miei peccati ieri. Ho ballato, cantato urlato e pianto. Grazie. Non ce n'è per nessuno, Bruce è il più grande di sempre") d'un tratto dalle casse esce:

... I've done my best to live the right way, I get up every morning and go to work each day
But your eyes go blind and your blood runs cold, Sometimes I feel so weak I just want to explode...

Poi riparte l'armonica e lì oramai mi sale anche a me, e sento che sto per esplodere anche io - e che va bene così e che dai che siamo arrivati fino a qui e tutto andrà bene e tutta quella roba lì, che tutta insieme non sai mica se fa male o bene - allora cerco un appoggio dove fermarmi e l'unico che trovo è la rampa dove ci sono i tizi in carrozzina, così coi gomiti poggiati sulle travi di legno alzo per un attimo lo sguardo e c'è questa ragazza con le braccia al cielo  e il culo inchiodato tra le ruote di ferro che si dimena con tutta sé stessa.. e allora mi mando a cagare e sospiro.In un'attimo perfetto mi appare tutto chiaro ed evidente. 

Sì, di concerti di Bruce ne abbiamo uno tutti i giorni, e la scaletta la decidiamo noi. 

Il ritorno da Ciccio Emma e gli altri è il più lento possibile, vorrei perdermi nelle vite degli altri con cui divido diverse gioie, sogni, rinunce, sfighe, amarezze, porte in faccia, apatia e musica. Perchè in fondo siamo un pò la musica che ascoltiamo e la musica è un pò quello che siamo. 
Finalmente un pò di pace entra dentro, attacca "Born in the USA" che è ora di saltare. 
Alla rabbia e alle recriminazioni, penseremo da domani.

sabato, maggio 14, 2016

Dontellmymom visto da me

Quando scatto questa foto è un pò il momento in cui l'adrenalina e la fatica, vera e tanta, lasciano spazio alla felicità, che sarà presto rimpiazzata, dopo pochi secondi, dai mille complimenti e dai "bello ma" e dai "se me lo dicevi" e poi "scusa stiamo scappando", "stupendo ma non si potevano comprare le T-shirt", "hai fatto bene ma ho visto pochi depliant distribuiti", "come si chiamava quello là", "hai ancora delle drink card", "facciamo una foto", "hai due minuti", "vieni qui un secondo" e tante altre che dopo una giornata ho ormai rimosso, tutte chiaramente nello stesso momento.
Ma tra il prima  e il dopo c'è questo istante bello che diventa subito stiva per la memoria: gente allegra, tanti amici sparsi che si sono goduti una gran bella serata confezionata da me, quel che ho sempre sognato di fare. Eccola!

Ma la storia comincia molto, molto prima. Dalla prima volta che assito alle serate #dontellmymom a Milano, a cura dal grande Matteo Caccia. Un pò di tipico stalking elegante, come lo definisco io, e mi sono infilato tra la curiosità di Matteo. Un #dontellmymom a Bologna? Chissà!
Incomincio a cullare la mia idea, mi faccio sempre vedere e stalkerizzo con sapienza, conquisto il palco di dontellmymom Milano un paio di vole e poi sferro l'attacco decisivo: quando la facciamo a Bologna, Matteo?!

E ora lo so, cosa vi state chiedendo voi che leggete: e che cazzo è #dontellmymom? bella domanda. E' uno storyshow. Si sale sul palco e si raccontano episodi esileranti o iperboli o anche episodi più riflessivi, intimisti e si evita così di andare dall'analista, e magari ci scappa pure il drink offerto.

Per fare questo o qualsiasi altro evento ci vogliono un pò di cose, ecco le mie istruzioni per l'uso:

Ci vuole che occorre avere qualcosa che ti piace e che puoi sentire raggiungibile. Se sei quel figo senza pari di Fabio Zaffagnini il tuo sogno può essere anche quello di far qualcosa di mai pensato prima, con tutte le conseguenze. Se sei Emanuele, qualcosa di meno mastodontico ma non meno sentito, perchè le storie mi sono sempre piaciute in ogni loro forma.

Occorre dunque trovare la tua strada, che mentre la fai la serendipità ti farà trovare al fianco i temi e i compagni giusti. Seguo Matteo Caccia alla radio da secoli, ormai (posso dirlo?) sono suo amico e quindi, dopo aver inviato alcuni racconti ai suoi programmi, dopo aver assistito ad alcune serate milanesi di #dontellmymom e addirittura dopo essere salito sul palco due volte a raccontare le mie storielle, come dicevo sopra decido che è ora di passare allo step successivo e rompo gli indugi pronunciando la frase che dà il via a tutto: "Matteo, lo facciamo un #dontellmymom a Bologna?!" il suo sì d'istinto mi conforta.

E poi e poi. Ci vuole la consapevolezza che non sei perfetto in nulla ma sei intimamente convinto di essere bravo in un pò di cose diverse, e che ti piace organizzare. Qui spiegavo, su linkedin, nel momento in cui avevo compreso che stavo portando avanti un evento che era un hobby in modo professionale, perchè ricercavo nella nuova avventura quello che ora non riesco a trovare nel mio lavoro, che pure afferisce all'organizzare dei grandi eventi, delle rassegne. Mi ci ritrovo al 100% anche ora, rileggendolo.

Ci vogliono soci: pensare una cosa è bello, ma negli eventi come nella vita fantasticare e portare avanti le cose insieme è molto più bello. E allora si ragiona con l'amico bolognese più esperto sulla perfetta location, si passano notti e si spendono migliaia di messaggi con l'amica Stefy fan di Matteo Caccia su come sviluppare il progetto, che immagine dargli, da chi farsi aiutare (anche se non le perdono la sua arrendevolezza e l'essere arrivata dopo gli altri contastorie quella sera: eri la produzione e l'hai dimenticato!). Grazie a lei reclutiamo Marta e Silvia, ragazze splendide che accettano con un entusiasmo, illegale come la loro giovinezza, di aiutarci in tutto, dal volantinaggio nei locali della città alla raccolta delle email la sera dell'evento: davvero impagabili. Ricorda sempre, se non hai una crew con cui ti riconosci, il progetto nasce già stanco.

Ci vogliono intuizioni: grazie ai contatti di lavoro recluto 2 amici/sponsors che finanzieranno le spese (ridotte ben al di sotto del minimo) e mi permetteranno di invitare Matteo e altri ospiti da fuori Bologna e di realizzare flyers e locandine progettate dalla Stefy. Denaro e fantasia sono un pò vasi comunicanti nella realizzazione di eventi, e quando manca il primo di contrasto sale esponenzialmente la seconda. Con Stefy ragioniamo sulla possibilità di intrattenere il pubblico tra le 19,30 e le 21 quando è previsto che cominci la serata. E allora perchè non invitare i comuni amici Pretty Green che fanno del bellissimo brit rock e poi ci daranno microfono e ampli per l'evento?
Infine, da un aperitivo delle 20 con Serena esce la sua richiesta di aiutarci, e così un evento nato per riempire una serata di maggio diventa qualcosa che ha addirittura un ufficio stampa professionale e annunci che verranno rilanciati su tutti i media locali il giorno di #dontellmymom.
Che figata, il network è davvero tutto.

Ci vuole perseveranza, quando ti ritrovi che quelli del locale ti dicono che forse quella sera avranno un altro evento e tu sei nuovo e forse ti spostano, quando la tua socia ti dice che se non ce la facciamo possiamo sempre rinunciare, quando Caccia ti annuncia che arriverà con la morosa Marta alle 21,20 e dovrai pregare il Dio di Trenitalia che il treno arrivi puntuale, quando mancano i soldi e tutti coloro a cui chiedi un aiuto non ti rispondono o ti danno rispostine ironiche (non mi ricorderò di voi perchè non è il mio carattere, ma mi sono segnato tutto! hehe) e quando accadono tante, tante altre cose che per fortuna ho già dimenticato.

Ci vuole che occorre ascoltare la tua vocina, quando tutti cominciano a sussurrarti cose nelle orecchie, a ridosso dell'evento. Ci vuole il palco, no è lo stesso. Le luci vanno chiare sennò non si vede!! E poi, soprattutto e prima di tutto, #dontellmymom si compone di una serie di persone che salgono sul palco e se Matteo e l'ineffabile scrittore Ugo Cornia (da lui reclutato e da me nemmeno salutato, magia degli eventi) ci sono, gli altri 5? La Stefy afferma di volerlo fare e tutti tranne me le danno fiducia, il responso della sua performance è qui.
Serena oltre alla stampa e alle pr che porteranno ad avere nella sala il doppio della gente che umanamente ci poteva stare, è una miniera inesauribile di contatti e intuizioni e grazie a lei arriva Ivo Germano, un poliedrico accademico della parola e poi io punto su Stefano Bottoni, ideatore del Ferrara Buskers Festival che nelle notti in cui prestavo servizio da pischello (non uscirò mai dagli anni 90..) ci ha raccontato episodi straordinari ma forse non è la persona più adatta a salire su un palco ma alla fine  - spinto anche dalla figlia Rebecca grane fan di Matteo Caccia - viene e, spero tanto, si diverte.


Poi per una serie unica di circostanze arriva un tizio che di professione fa il General Manager ma invece che dall'
analista, ha capito che i cazzi suoi è meglio se li racconta da un palco e lo fa in modo meraviglioso. Con lui nasce una naturale empatia fatta di scambi di tweet e messaggi telefonici. Sarà lui a regalarmi il momento più esilerante della serata quando, in attesa di entrare in pizzeria a mezzanotte e mezza sotto il diluvio universale e con una sigaretta simpatica in bocca, mi svelerà il suo segreto per essere un manager con grande self control.
Infine, Zaffagnini. Già lo avevo stalkerato l'anno scorso in una assurda e bella giornata con la Fede e alla sera, una volta seduto al tavolo con lui, avevo capito quanto puro, speciale e sereno fosse.
Ecco perchè era riuscito in un sogno talmente assurdo, quello del rockin 1000 dell'anno scorso, che ha portato 1000 musicisti a suonare insieme un pezzo-tributo ai Foo Fighters e poi avere il loro world tour modificato per fare una tappa a Cesena, una roba talmente incredibile che "non sembra nemmeno una storia italiana". Mi ci voleva lui per rendere la serata #dontellmymom Bologna davvero da ricordare e, tra missed calls e l'aiuto impagabile di Agustina amica sua, alla fine ce l'ho fatta.
Ma ti assicuro che i 7 storyteller che sono riuscito a raccogliere quella sera sono la sintesi di almeno 50 a cui abbiamo pensato, di almeno 20 a cui ho scritto o telefonato, a tanti no che ho ricevuto. Per questo ho capito, ancora una volta, che..

Occorre sbattersi: creare gruppi su whats'app, negoziare i free drink col manager del locale, salire sul palco e scattare la foto che vedete sopra, fare volantinaggio settimane prima, spostare decine di sedie per vedere di fare sedere tutti, salutare gli amici e conoscere il numero possibile di sconosciuti che sono venuti lì apposta per vedere qualcosa che hai voluto per primo tu; sono tutte azioni indispensabile e di pari dignità e mi dispiace se qualcuno non l'ha intuito.
Dopo che avrò finito questo post che sancisce il tributo al lavoro e alla libidine mia e vostra per la realizzazione di #dontellmymom Bologna, creerò un file excel per inviare tutte le email dei partecipanti registrati allo sponsor che me le ha già richieste, come parte del nostro agreement, e vi assicuro che andrei tanto volentieri a farmi un aperitivo!

Vivere l'imponderabile con il giusto karma: a un certo punto la stegista Silvia mi dice di straforo che c'è anche Matilda De Angelis la coprotagonista con Accorsi di "Veloce come il vento", quel film bellissimo sulle corse ambientato in Emilia. Ebbene io vado, saluto lei e le sue amiche e le dico che "è fortissima!!", ma cazzo vedo che le sede sono finite e so che a minuti se ne andrà e nemmeno ho l'intuizione di farmi una foto con lei, ma è comunque un bel momento che solo sere del genere, belle e organizzate pensando a tutti i particolari, ti possono regalare.
E poi l'avere avuto storyteller fighissimi mi ha consentito di conoscere, ad esempio, la storia di Fabio Zaffagnini che, senza tendone prima messo a disposizione poi ritirato da parte del management dei Foo Fighters che poteva contenere 50 mila persone, ha letteralmente perso un mucchio di soldi per la sua organizzazione ma nonostante questo, con la sua faccia serafica e allargando le braccia, si è goduto da Re squattrinato quel folle concerto di Cesena in loro onore

Occorre imparare a godere delle tue creature. Ma  è un processo lungo. Perchè #dontellmymom ha avuto tanti aiuti e lodevole supporto ma senza di me non si sarebbe mai realizzato, è la semplice verità. E qui sono molto scarso, fatico a gioire delle cose anche se vengono bene, sono sempre troppo focalizzato sul seppur banale aspetto che non è andato come previsto, scervellandomi da subito su come migliorarlo per la prossima volta, anche se potrebbe non esserci mai, una prossima volta.

Ingrediente fondamentale, il primo e l'ultimo in tutti i progetti che decidi di realizzare, sono gli amici. Quelli che ti dicono che verranno prima ancora che gli dici di cosa si tratta; quelli che ti mandano messaggi di "in bocca al lupo" dalla Thailandia, Londra, Brasile. Quelle che ti chiedono com'è andata il giorno dopo. Quelli che arrivano, si prendono una birretta, stanno in disparte perchè vedono che non hai il tempo di cagarli eppure ti sorridono, quelli che ti scrivono il giorno dopo per riportare l'entusiasmo di altri ancora, quelli che ti vedono in difficoltà e ti aiutano la sera stessa, e lo fanno sorridendo. Alla fine l'equazione dei Beatles è ancora quella che muove il mondo: l'amore che dai e quello che ricevi si equivalgono.

Infine, ho avuto l'ennesima conferma che ci vuole una voglia feroce di fare le cose che sai che ti piacciono, perchè presto sarà tardi e solo tempo di rimpianti. E senza lotta anche il premio sarà meno dolce.
Così invece, si passano 3-4 giorni di naturale depressione post parto, poi si ricomincia alla grande con tutti i nuovi contatti aperti da esplorare, la tara dei pros and cons da valutare, le idee nuove da sviluppare e quelle note da sedimentare.


Dopo pochi secondi da quella foto ispirata dai rituali di fine concerto dei Subsonica, quando è la band che fotografa il suo pubblico, sono sceso e mi è venuta incontro Emma abbracciandomi. Era andata, dai, avevo regalato belle impagabili ore ai miei amici e a chi aveva scommesso una sera sulle storie e su chi le avrebbe raccontate, e d'improvviso mi sono ritrovato le spalle più larghe, capaci di sostenere tutta la fatica che c'era stata dietro.

Dopo un'oretta circa da quella foto eravamo in pizzeria, noi dello staff e i performer della serata. Tra le cazzate di Matteo sulla juvemerda e le imitazioni strampalate; la confessione di Fabio che sì sta meglio ora di un anno fa ma non sa dove andrà a finire e che alla fine il suo sogno starebbe stare tutto il giorno sdraiato sul divano a vedere "Boris" alla TV; le sigarette simpatiche di un direttore generale figli di partigiani che ha combinato più cazzate in vita sua che tutto il Gruppo Fefo messo insieme.. beh in mezzo a tutto questo mi si è aperto un sorrisino perchè ho avuto la conferma, con esempi pratici che mangiavano una pizza intorno a me in quel momento, che "occorre essere molto seri per poter apparire stupidi" (cit.)

lunedì, febbraio 22, 2016

Cambiano i ruoli, siamo sempre le nostre relazioni

Tu ci provi a tracciare la rotta, ti metti anche ad armeggiare con le squadrette e il compasso, ma se non sai fare a leggere la mappa, se non trovi la fora di studiare, se non hai una crew che ti tira avanti, non ce la farai mai.
Sarai al massimo il capitano di una nave in bottiglia, nella cieca illusione di ordinare manovre che vedi solo tu, mentra qualcuno sposta te e la tua imbarcazione da una mensola all'altra.
Nel frattempo, cambiano i ruoli. E tu te ne accorgi vivendo, che la mamma di un caro amico si agghinda e sembra splendente, ma lei sì ha smarrito la bussola e lui la tiene mentalmente per un braccio nel resto del suo percorso, e sta trovando le parole giuste per dirtelo e tu sai che l'unico modo per essere un amico, è fare un sorriso e uno spergiuro di saluti.
Poi l'amico saggio che sbanderna completamente e diventa quello che va aiutato o perlomeno sostenuto per partito preso, che lui ha una situazione brutta ora e non puoi lasciarlo solo. E poi, dopo un anno e un pò, si rivela lui il vigile dei sentimenti e ti traccia una possibile rotta, ti dà una sveglia, ti dice hey sporcati le mani, che l'amore è comunque amore.
Nel frattempo cerchi dei stringere la tua comunità e per un tratto capisci che se è così difficile farlo è perchè ci sarà un motivo, che tutti sono impegnati a saltellare da una parte all'altra del ring della loro personalissima battaglia quotidiano, e allora ti viene da giustificare tutti, da far pace con tutti, da addirittura cercare di aiutare tutti, che poi alla fine è una faciloneria romantica anche questa e allora finisci col dire eccheccazzo o è troppo presto, o è troppo tardi e comunque non va mai bene nulla.
Senti tua madre che ti parla in modo un pò diverso, quasi capisce un pò delle tue non scelte, e si crea un'alchimia nuova che speri tanto che duri.
Poi un amico che ti chiamava boss si rimette in contatto, e vive nella città più bella del mondo e ha trovato una donna piacevole che lo ama e che gli ha dato un figlio, e pensi che il boss sia lui e la sola cosa da fare sia andarlo a trovare.
Ti scrivi per il secondo anno consecutivo le stesse resolution sul diario, le stesse identiche dell'anno scorso, che hai passato 365 giorni accarezzando l'idea di intraprenderli quei propositi e poi nulla, e ti viene un pò di freddo lungo la schiena impaurendoti che possa passare una vita, nell'attesa finalmente di vivere.
Ti rileggi un libro che hai sugli scaffali dal 1997 e decidi che lì dentro, che tu abbia 20 anni o 40, c'è tutto. Ne rileggi un altro uscito pochi mesi fa e rifai il ragionamento, perchè l'obiettivo ormai non è più catalogare, pianificare o confrontare, ma semplicemente sottrarre.

Tiritrovi a pensare che stai vivendo un periodo perfetto tra azione, sogno e consapevolezza e ti lamenti che sai che sarà breve, e la fretta torna, maledetta.
Mentre lavi i piatti, fai delle pensate della madonna e quindi maledici le lavastoviglie: siamo sempre la somma delle relazioni che abbiamo, e per il tempo che le abbiamo, e per la loro profondità e verità. Ci illudiamo di poter avere il controllo ma non è così, abbiamo solo il controllo della miscela delle relazioni, che è un pò una fregatura e un pò una salvezza.

Certi momenti vanno fotografati, pensi mentre guardi quella scatola rossa e ripensi al continente obliato e tutto quello che c'era stato prima.

giovedì, febbraio 18, 2016

Risposte

Carissimo,
In questo inizio d'anno, come ormai mi accade da qualche anno a questa parte, mi sono scritto gli obiettivi, le resolutions, e anche un breviario delle cose che devono essere fatte sempre.
hai presente no? Andare in palestra, perdere meno tempo sui social networks, socializzare, dimagrire, scopare, ascoltare musica. Dall'anno scorso, alla svolta del decennio, grazie al sempre più mitico mentor ne ho aggiunto uno: fare una cazzata al mese, che pare sia l'elisir per ottenere delle risposte. Da sé stessi, naturalmente.

Per esempio: tu lo sai a come reagirai se salissi su un palco a raccontare, solo con te stesso, una storia a un pubblico di un locale, un lunedì sera, col le luci puntate contro come i loro distratti giudizi denigratori? No, non credo. Io nemmeno. So che mi piacciono le storie, al limite mi piace raccontarle agli amici. Ora so, più o meno per certo, che mi piace anche raccontarle in pubblico (ora non immaginatevi una folla, intendo 70-80 persone, ma vi assicuro che anche solo strappare un sorriso a un perfetto sconosciuto che ti guarda interrogativo, beh è una bella prova di forza, altroché il colloquio di lavoro. Ammetto che mi ero preparato, che mi ero portato la claque, che avevo bevuto un gintonic preventivo, ma quando ho preso il microfono ed ero sul palco con i faretti di fronte ad accecarmi, beh mi è tremata la voce. Poi sono andato, mi hanno applaudito e addirittura fatto gli uuuuhhhh di approvazione, che alla fine mi è pianto il cuore a dover scendere. Ho avuto una risposta, cazzata di gennaio checked!

Ho scritto una lettera bella, appassionata. L'ho scritta, letta, riletta, riscritta. Gettata, ripresa, copiata in parte, chiusa in un puzzle di due belle storie. L'ho spedita a una persona che mi piace e mi piacerà sempre, per quello che è e come lo è, che ho avuto la fortuna di conoscere bene l'anno scorso. Contavo su di una risposta, chissà se mai l'avrò.

Ho finalmente aggiornato il mio curriculum, ci ho messo dentro tutto scopiazzando da quelli belli e spruzzandoci un pò del mio, alla fine, come un profumo prima di infilarsi il giubbotto. Che coglione.. dopo solo una giornata sono qui che ansimo per leggere la risposta, di quanto sono stato apprezzato, che mi stanno aspettando per un colloquio, che voglio me. Quanta insicurezza, che tragico bisogno di essere lodati.

Ho chiesto a una ragazza il suo numero e lei mi ha risposto parlando d'altro, poi le ho richiesto del tempo che fa e abbiamo attaccato a parlare, e poi ci siamo ritrovati al cinema uno accanto all'altro, a confessarci quanto fosse palloso, e lei che non la smetteva più di parlare.

Ho letto distrattamente, conosciuto autori mitici della mia adolescenza rivelarsi belle persone, ma collegate a serate strane non me ne sono fatto nulla, e alla fine ho ripensato che uno dei comandamenti d'oro che ho imparato è che i miti devono continuare a rimanere miti, che è meglio per tutti e soprattutto per quel senso inevitabile che di ha di voler ottenere delle risposte che loro in fondo sanno di non poterti offrire.

Ho chiesto ad un amico cosa si prova a diventare padre, e lui mi ha registrato un file audio notturno di questa specie di gatto che rantola, e lui che ride in sottofondo. Un'altra risposta.

Ho sentito i discorsi di un'amica che aveva tutto il sentiero perfetto di fronte e ora di ritrova tra le curve del Gran Premio di Montecarlo, e vorrebbe solo ripartire a razzo nel circuito di prima, e chissà se ce la farà.

Ho letto di Massi dopo un mese a San Paolo: scrive che all'inizio era preoccupato e con le aspettative bassissime, ora dice che anche solo dopo un mese, "sente" che ne è valsa la pena e poi usa quella formula che spesso ho usato io, che un pò mi appartiene, e di certo non lo fa a caso. La risposta sta nelle persone, solo andando verso di loro ci si può avvicinare.

Per ora basta così, a presto.