giovedì, dicembre 30, 2010

In viaggio verso Agadir


Un secchio, una tazza e una stanza caldissima e umida.
Apro un rubinetto, scende acqua bollente che lo riempie.
Poi, col mio secchio in mano e in mutande, guardo tra l’aria densa e vedo alcune persone nella stanza, tutta piastrelle bianche vapore e luci soffuse.

Una in particolare mi fa segno di sedermi accanto a lui e, parlando un esperanto potenzialmente comprensibile o ignoto a chiunque, mi chiede da dove venga.
Alla mia risposta, mi sorride e asserisce, sempre in un mix di parole e gesti, che gli italiani sì, quelli per lui sono i più simpatici di tutti. Addirittura ha 5 parenti che vivono in Italia, anche se non sa dirmi dove.
Hamman in un quartiere popolare, a fianco della Medina di Marrakesh. In questo preciso momento le mie 3 compagne sono dall’altra parte del muro, nella zona riservata alle donne.
Qui da me invece, saremo almeno una decina divisi in due stanze.
Guardo gli altri, sono un po’ indeciso su quello che devo fare. Allora il mio nuovo amico, con baffoni e mutande griffate Ferrari, mi allunga un sapone, mi spiega a gesti come debba passarmi l’acqua bollente lungo i fianchi e le gambe, poi mi dice di stendermi.

Così è un attimo avere la testa libera, o meglio libera di ripensare alle ultime 24 ore.
Il viaggio da Fez è stato agile lungo l’autostrada, la sosta in un’aria di servizio all’altezza di Casablanca ci ha fatto intuire quanto quella città probabilmente sia la più occidentale nei costumi, poi altre 3 ore di strada e l’ingresso a Marrakesh mentre il paesaggio comincia a cambiare davvero, le alture si fanno più sinuose e maestose e il verde comincia ad accompagnarsi a colori più caldi.

L’arrivo alle porte della Medina è giorno del giudizio, mentre la Stefy guida la freccia del deserto tra auto, motorini, autobus, pedoni, pullman turistici, calessi, pedoni, poche biciclette in una babele dei mezzi di trasporto che solo le città del nordafrica sanno esprimere.

La ricerca di una sistemazione, che pareva drammatica, si risolve in breve grazie alla scoperta di un riad semplice quanto accogliente, una vera casa marocchina adattata per ospitare viaggiatori come noi.
La piazza Shmal El Fna è a 5 minuti di cammino e così decidiamo di prendere subito confidenza con quell’insieme di umanità, beni di consumo e colori, grida colori e stregonerie che la popolano. Ci sono molti turisti, provenienti un po’ da tutte le nazioni europee e non solo, ma tutto ciò si spiega con la bellezza e l’unicità di questo luogo che davvero va visto almeno una volta nella vita.
Mentre i venditori di arance ci gridano da lontano e gli incantatori di serpenti e gli stregoni ci vengono incontro, le mani delle mie tre compagne di viaggio vengono sequestrate da una sorridente signora che, con fare noncurante e allegro, comincia a disegnar loro le mani. E’ davvero una professionista, in quattro e quattr’otto ha finito il suo lavoro e le mani di Aurore, Stefania e Simona sono ornate da dolci ghirigori. La trattativa per il pagamento a prestazione eseguita è la parte più bella dello spettacolo, ma come sempre in Marocco è una lotta impari e finisce con un chiaro vincitore.
Poi finiamo a cena in un posto molto chic, trattandoci davvero bene per una sera e sfruttando la possibilità di utilizzare la connessione wifi. Se ci avesse visto, Mark Zukkemberg sarebbe stato fiero di noi.
Ad ogni modo, è un piacere essere turisti qui a Marrakesh.

Senza alcun preavviso, il mio amico di Hamman comincia a massaggiarmi la schiena con le nocche delle dita, premendo verso l’esterno. Una sensazione bellissima.
Alzo lo sguardo e vedo che un po’ tutti si aiutano a distendere i muscoli, massaggiarsi e agevolare il riposo.
E poi, alcuni minuti dopo mentre ci rivestiamo, prosegue una piacevole conversazione fatta di gesti e parole più che altro intuite, ma molto simpatica. Che diversità culturale, ma vicinanza umana.
E’ già ora di ripartire.
Non c’è niente da fare, aveva ragione Cedro: a noi ci ha davvero rovinato il cristianesimo.

mercoledì, dicembre 29, 2010

Diario di Viaggio - "On the road" in Marocco


Fez, 29 dicembre 2010. Ore 10, ripartiti dalla Medina.

Finalmente l’Africa del nord. Voglia di contatto e rapporto diverso con le persone e con le cose. Noi europei sinceramente non siamo pronti a tutto questo, così lo subiamo, lo commentiamo, ne restiamo rapiti.
Marocco dopo le lunghe procedure alle frontiere e l’attraversamento della zona franca di Tangeri, ci appare lussureggiante di verde, di animali allo stato brado, di natura e di alture agresti.

Bello, qualcosa di inaspettato. Pensavo che fosse subito l’Africa della sabbia e degli orizzonti assolati, ma va bene così. Quello che mi aspettavo sono invece le persone, omini sgarruppati e con gli occhi ora spiritati, ora vispi che appena sentono da lontano l’odore di un turista occidentale si accendono e si propongono per qualsiasi cosa, dalla guida turistica al delivery di sostanze naturali, che qui sono parte della tradizione popolare, intrinseci alla cultura di base del paese, come in Italia può esserlo un buon bicchiere di vino in compagnia..

La strada è accogliente, ma diventa insidiosa in un lampo, tra buche, trattori contromano, coppie di ragazzi che camminano sul ciglio noncuranti. La nostra “freccia del deserto” ci dà forza anche quando, improvvisa, sopraggiunge l’oscurità a rendere ancora più complicato il nostro lento cammino tra Chef Chaouan e Fez, lungo un collegamento secondario che si snoda tra le montagne.
 Certe scene rurali al calare della notte ci lasciano senza parole, come l’incedere incessante di pedoni lungo il lato della strada, diretti chissà dove attraverso il nulla. Così ripensiamo quanto facile sia il nostro continuo spostamento quotidiano, quello per andare al lavoro, addirittura anche quello che da Milano ci ha catapultato in 31 ore a Tarifa, estremo lembo meridionale della Spagna. Duemila chilometri tutti d’un fiato e in sicurezza, mentre qui le certezze rischiano di precipitare in una buca improvvisa dietro una curva, o nell’incrocio pericoloso con un camion disattento.

Arriviamo a Fez molto stanchi, vogliosi solo di trovare una sistemazione in fretta e di mangiare. Una quadrupla umida come i Garnì di alta montagna prima di accendere il riscaldamento sarà il nostro posto per la notte, mentre chi sta in condizioni un po’ più critiche viene aiutato con i farmaci giusti e l’immediata cura del sonno. E’ davvero basico sto posto, con turche e docce ai piani e gente che dorme nell’androne, ma la stanchezza e il costo di 200 dirham ce lo fa sembrare adatto.

Scendiamo nella medina che ci appare inestricabile e fredda, e mentre i negozietti chiudono, i ragazzi ci fermano chiedendoci qualunque cosa e offrendo le loro disponibilità a presentarci la città. Abbiamo poca voglia di conoscere a fondo questo labirinto, così finiamo a cena, gustando la fantastica cucina marocchina fatta di couscous, spiedini, thè alla menta lunghe occhiate agli altri tavoli dove affascinanti turisti francesi o statunitensi, sostanzialmente fanno lo stesso.

Bella l’Africa, così diversa e così piena. Piena di colore, di luce, di storia, di voglia di interagire in modo così diverso dal nostro, non importa se sia vero oppure o recitato.
La mattina dopo c’è il tempo di un secondo giro della Medina, che ci fa scoprire le facciate delle moschee, l’improvvisa guida di Abdul, che senza remore ci dice di parlare 5 lingue ma di non sapere né leggere né scrivere, e un baretto fantastico per assaggiare la straordinaria tradizione pasticcera marocchina.
Di fronte a me le mie compagne continuano a scattare foto compulsivamente, mentre io penso alle opportunità perdute di certi ragazzi, e come spesso mi accade alle mie fortune.
E’ già ora di ripartire, un lungo tragitto verso Marrakkech ci attende e la nostra voglia di Hamman dovrà fare i conti con le lunghe ore pigiati sulla Punto.
Avanti, piano piano, lungo il crinale del Marocco e della nostra Dromomania.

giovedì, dicembre 23, 2010

Dromomania, ecco il colpo di scena

Eccoci, la storia comincia a entrare nel vivo: l'intervista alla specialista ci dirà qualcosa in più.



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giovedì, dicembre 16, 2010

Caldo, oppressione e paure: Dubai

La Dromomania di Emanuele lo conduce a Dubai, tra i cantieri e la ricchezza, il caldo e le contraddizionni.
Voi ci andreste, anche solo in vacanza.
Sapete che là c'è chi si professa smemorato e ricorda di sé solo attraverso gli occhi della sua ragazza?
Mi aspetta una lunga intervista con la specialista..


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mercoledì, dicembre 08, 2010

Il Dromomaniaco a Roma, un'alba depressa, l'ipocrisia, i bar e Violante

Nuova puntata di Dromomania, stavolta a Roma.
L'alba solitaria affligge Emanuele, che pensa a ciò che non ha.



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Rivivi la bellezza e l'ipocrisia di Roma con le sue parole.
Lo salveranno gli avventori dei Bar? O l'inseguimento a Violante?

Gabin, from Rome.

giovedì, dicembre 02, 2010

La dromomania fa tappa a Londra: fare i conti con i nostri miti



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Mentre tutti si affannano a porre rimedio ai problemi di streaming ora presenti su tutte le puntate postate sotto, la dromomania non cessa un momento di manifestarsi e continuare a far spostare Emanuele.

Lo specialista l'ha spedito a Londra, città della Tube, della musica, del calcio, dei libri. Dei miti.
Sei pronto a fare i conti con i miti del tuo passato? E' forse ora di aggiornarli, o magari di eliminarli?