sabato, giugno 02, 2012

La storia di due

Scrivevo di te solo pochi giorni fa.
Poi di notte, viaggio sotto il cielo di quest'Emilia Romagna che anche dopo come prima del terremoto è una sola e grande metropoli che ci fa tutti vicini e tutti uguali, accendo la radio e danno questo.
Questo non è un pezzo, questo è il 1995. Il 2 ottobre.
E' la storia di due che non erano amici, non erano amanti, erano lui e lei.



Lui ricorda il suo sorriso, come si siano tirati per le braccia quel giorno all'esame, facendo pericolose piroette.
E poi ricorda di come ha cominciato con lei una fase nuova, e di quella volta che dentro l'appartamento si sono presi a bacinellate d'acqua.
Poi le mille sere insieme, mille chiaccherate, quella sensazione che se ci si riprova, lo sa che non tornerà mai più, che non riuscira più nemmeno a trovare un termine per definirla, quella sensazione.

E Londra, dormire insieme, quell'odore di pulito e di fumo e di vinile e quel sapore di patate fritte e di birra e di mcdonalds e che era Londra, e loro due tra gli altri, ma insieme.
E quelle corse ad Hyde Park, quella passeggiata fino alla fermata di Notting Hill Gate dove forse le ha detto "ti amo ma non lo so e nemmeno io lo so ma sto bene con te e possiamo andare avanti così senza parlarne?"
Era quello che voleva, e quell'empatia non sa davvero se l'ha mai più ritrovata.
Quella corsa in taxi di notte, la torre della BT altissima sopra di loro.
Quella pizza a Islington dopo Chelsea-Arsenal, e di ritorno fermarsi al Virgin Megastore di Piccadilly per una scommessa.

Poi viene il 2003, sono anni che lui non la vede e basta un caffè a Riccione per ritrovarla sua, a modo suo perchè quello voleva. Inciampare su di lei e ritrovarla calda e morbida, una mano tra i suoi capelli, uno sguardo annegando senza scampo nei suoi occhi.
Aveva paura a toccarla, e sono finiti a camminare abbracciati, tutto il giorno.
Quella cena su in collina, nell'estate più calda di sempre che forse è stata lo "sliding doors" delle loro vite ma va bene così, perchè al circo della vita non si comanda mai.

E poi la voglia e gli impedimenti, gli anni che passano, le alternative che si creano, i miti che si mitizzano e il rincorrere gli appuntamenti per non fermarsi mai a pensare.
Ma sempre un messaggio di auguri, fosse a Budapest o Bruxelles, in Germania o negli Stati Uniti.
Fosse quello che li facevo o che li riceveva.
Difficile descrivere ciò che si è vissuto e, forse, non ha mai voluto comprendere.

Ora apprende che lei è pronta ad una nuova vita di mamma e un film di Polansky gli scivola sulla pelle. Sarà che ha bevuto e non ne è più abituato, ma stasera penso a lei, a quanto era bella, a quel bacio sull'incrocio anche se il suo moroso era dietro l'angolo e a quella frase "amici per sempre".

Solo noi sappiamo cosa voleva dire.

3 commenti:

Ghedo ha detto...

E' una mattina di sole, qui ad Ams, una di quelle che ne vedi poche di sti tempi....eppure sei riuscito a farmi scendere una lacrima.
E' proprio vero, alle cose inebrianti ci si disabitua.

Unknown ha detto...

Emozione vissute e passate, che tornano trasformate: la metafora del film di Polanky che gli scivola sulla pelle é bellissima. Ma a volte un "carpe diem" é meglio delle note di Libertango.

ev ha detto...

Ragazzi, grazie,
Per carpe diem, intendi che è l'ora che mi dia una mossa?