lunedì, novembre 18, 2013

Upper deck and the mug

E via in America, guess what? 
Ho voglia, visto che sarà anche l'occasione per prendermi un break dai miei amici italyankee.


E lo racconto ora, che sto tornando indietro. Ne avevo voglia, ne ho avuto abbastanza (tranne che di San Francisco: di quella non ne avrò mai mai mai abbastanza).
Beh insomma all'andata per la prima volta mi accomodo alla fila 77, upper deck del 747 KLM su cui salgo (grazie azienda, che ancora ci sei!). Beh, una figata: clima ancor più lazy e cozy (se tale aggettivo può essere utilizzato per reale compagnia aerea olandese..), l'impressione di una esperienza piuttosto rara, l'occasione per vedere quanto i flight assistants vadano avanti e indietro dalla cabina dei piloti. Cazzo ci vanno a fare poi?
Detto ciò: volo tranquillo, cibo buono ma nulla di trascendentale soprattutto pensando che è una business class; solito seggiolone che un pò si stende un pò no e ti fa coricare in discesa, enorme selezione musicale con cuffie potenti che ti portano da un'altra parte, ma solo se ti va.
E poi: hostess sorridente e giunonica che storpia il tuo nome in tutti i modi possibili ma - imperterrita - ci riprova a farti sentire un pò più unico, e un pò più coccolato. E ci riesce, sapete? O perlomeno, con un'alchimia tutta sua, riesce a portarti buonumore e tranquillità. Che poi ci vuol poco, se dall'altra parte, una volta atterrati, ti aspettano la California e alcuni giorni di vacanza nella città più bella del mondo.
Mi guardo attorno, tra gli ospiti tra le file 72 e 78, e mi ritrovo a pensare che lavoro fanno, quanto guadagnano, di che nazionalità sono.
Una cosa che mi sorprende (e l'ho notato anche nei voli in business class con Air France, le non poche volte in cui l'ho presa) è che ci siano persone piuttosto giovani, mescolate a qualche arzilla coppietta fiamminga. E c'è anche qualche donna, anzi meglio ragazza, cosa che ai tempi in cui ero un affezionato frequent flyer alla ricerca di status member Senator con Lufthansa, mai si verificava. Sugli aerei dell'airone era tutto perfetto, asettico, con senso molto più di efficienza che di lusso e con ospiti che al 90% rispondevano al profilo di cinquantenne con pantalone grigio, camicia bianca, occhiale con montatura tecnica e trolley Rimowa nelle cappelliere. Molti di loro, intenti a picchiettare sui tasti del loro portatile per tutta la durata del viaggio, oppure coricati su un fianco con l'impossibilità di rivolgere loro nemmeno una parola, perchè stronzi come sono ti giravano il culo come auf wiedersen.

Sui voli KLM la gente ride, guarda i film proposti dal sistema di intrattenimento, va avanti e indietro, attende il momento del regalo più ambito dai paranoici ossia la Blu Delft House che ce ne sono 94 ma loro, i paranoici, si ricordano benissimo quelle che a loro mancano per finire la collezione, e se non se lo ricordano magari si sono scritti una listina ad hoc. Folli!
Beh insomma dicevo prima, stare in upper deck chiude il cerchio di un milione di viaggi, centinaia di foto scattate, discorsi con i pochi amici frequent flyers come me ma al contempo mi offre la possibilità di stare in un'ambiente piccolo, con poco più di 20 persone e quindi analizzarne il comportamento, ammirarne il fascino (c'erano un paio di tipe molto carine, chissà magari studentesse a qualche scuola di recitazione o giù di lì) e realizzare che gli assistenti di volo fanno avanti e indietro con la cabina di pilotaggio ogni dieci minuti, una cosa incredibile! Me li riesco a immaginare i piloti, con un'occhio agli strumenti e uno alla scollatura della giunonica, le domandano se è rimasto un pò di chicken, beef o cod da mangiare e riguardo i beverages chissà qual'è la policy?
Solo acqua e CocaCola? Vietato bere alcolici come fossero dei taxisti? Oppure per loro non vale la regola, perchè si tratta di Comandante, primo ufficiale e gente con dei titoli del genere una volta per aria fà ciò che gli pare? Ricordo di essermi perso a lungo tra quei pensieri, finchè ovviamente mi sono ritrovato con la bolla al naso per ore e ore, in attesa del touchdown a LAX.
Poi arriviamo e quindi si richiude la borsa, si raccolgono le proprie cose, si rubacchia tutto quel che si può (la trousse, principlamente, ma a volte un cucchiaino, la saliera..) si infila il giubbotto e si va.. un momento.. chi cazzo è quella sventola?!?! Dov'era seduta?!?! Impossibile che non l'abbia notata, avrò fatto il corridoietto almeno 4-5 volte.. ma vuoi vedere che.. naaaa!! Minchia era in cabina di pilotaggio! 
Maglia leggera e scollata con le spalline sfasate, jeans che più aderente non si può, stivaletto arrapante, capelli biondo cenere e sguardo da panterona: mi faccio un film in testa in 2,8 secondi.
Adesso lo so cosa mi direte: sarà stata la fidanzata di un pilota, avrà avuto un biglietto di economy e ricevuto un upgrade, fatti i cazzi tuoi.. ma qualunque sia la ragione ufficiale, io mi son fatto un film della madonna. Sta tipa in una cabina minuscola e letto a fianco con il comandante e gli altri 2, per 11 ore? Beh io mi sarò fatto 4 coppe di Champagne, ma voi siete delle belle merde valà! Te invece, sei una gran sana!
Menzione speciale per lo steward che, beccatomi a osservarle il lato B come ipnotizzato, mi sorride e mi fa l'occhiolino mentre saluta deciso "hope to see you soon, Mr Vinceiinei!".

E "the mug", diranno i più attenti e rompicazzo di voi?
"The mug" è un pò il compendio degli USA, almeno in questa storia.
Conclusosi il mio periodo diciamo vacanziero in questo posto qua a destra, mi stavo accingendo a riprendere il lavoro e volare a las Vegas, per le solite visite e le mille strette di mano alle sempre più grandi ed euforiche e vocianti fiere di settore. Bene.
Ho passato giorni belli e piacevoli con il mio vecchio amico massi, che ormai 12 anni fa ha fatto una svolta a sinistra e ora si ritrova a ragionare in dollari. Sono stato con lui soprattutto, a bere, girare, mangiare e parlare di tutti gli altri che non lo vengono mai a trovare. Ma sono stato anche con i suoi figli Giulia e Luca (prime parole in italiano!!), con Jen sua moglie, l'anima jankee, con alcuni loro amici delle wineries, con lo staff del Rivacucina e ho pure incontrato Amira, amica di un'amica curiosa e smart che qui (beata lei!) ha trovato l'amore e il suo principe azzurro che proprio in quei giorni l'ha portata davanti all'oceano e le ha chiesto di sposarla. Roba forte! 
Il giorno della partenza Massi è impegnato e allora è Jen che si offre di accompagnarmi fino al Bart con il quale raggiungerò l'aeroporto.
Saranno forse 45 minuti di viaggio in auto, stiamo per partire ma lei sentenzia: ho voglia di un caffè! Rientra in casa e ne esce poco dopo con una tazza, una mug appunto, colma di caffè americano nero e liquido e bollente. La ficca nell'oblò della nuova fiammante Volvo XC90 e si va.
Conversazione interessante con quella che Massi chiama "il boss", Jen conosce l'Italia e fa domande sempre intelligenti e argute, cerca di fare un parallelo tra i diversi sistemi sanitari, domanda perchè la crisi "non va via", chiede delle novità del mio lavoro mentre, ogni tanto, sorseggia la sua brodaglia. E io, piccolo e provinciale, a chiedermi che senso abbia portarsi dietro una tazza da cucina in auto, solo perchè si ha voglia di un pò di cazzo di caffè.
Poi arriviamo a destinazione, lei gentilissima e premurosa mi vuole abbracciare per salutarmi, quindi salta fuori dall'auto. Ma ha troppe cose attorno a sé: uno smartphone con le cuffie, una borsa piena di cose, trucchi tra le dita, la tazza nell'altra mano.. che ovviamente le scivola e rimbalza sul sedile della fiammante Volvo XC90, impregnandolo per sempre di caffè nero americano, finendo poi la sua corsa sull'asfalto, disintegrata in mille pezzi.
"Ma cazzo di budda, non potevi lasciarla a casa e tenerti la voglia?!" penso io!
"Shit!! no way!!" Urla lei. Ma poi aggiunge: vabbè la tazza la ricompriamo, i sedili li facciamo pulire, anzi magari compro un set nuovo di "mugs" da cucina.

Cazzo, l'America. 

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